La Turchia di Erdogan alterna una politica interna anticomunista, in collaborazione con la borghesia commerciale europea ed israeliana, ed una proiezione geopolitica ‘’del serpente’’ soltanto in apparenza multilaterale. Tanto la Nato quanto i BRICS sono, per Ankara, un mezzo nel rilancio del sub-imperialismo ottomano. Partendo da questi presupposti – anticomunismo interno e geopolitica ‘’del serpente’’ – il partito islamista al potere contrappone all’unilateralismo USA ed al multipolarismo euroasiatico, una propria concezione del mondo unipolare: il rilancio del pan-turchismo antisocialista.
La ‘’guerra ibrida’’ di Washington contro Erdogan
Il presidente Erdogan si colloca fra l’imperialismo del milion-dollaro occidentale, essendo un paese Nato, ed il Sud Globale guidato da Russia e Cina: tecnicamente oscilla fra le due polarità, potendo far parte di entrambe, ma dismessa l’eredità patriottica di Mustafa Kemal contrappone all’imperialismo e al multipolarismo una propria idea di Egemonia. Il Pentagono, consapevole dell’inaffidabilità di Erdogan, ha trasformato il PKK-YPG (decapitata la dirigenza storica) in uno strumento della ‘’guerra ibrida’’ di Washington, estendendo la dottrina della ‘’guerra eterna’’ ad Ankara.
A differenza dell’egemonismo anticomunista indiano, il pan-turchismo di Erdogan è considerato da Washington un tradimento: Nuova Dehli non fa parte dell’Alleanza Atlantica ed ha aderito ai paesi BRICS, mentre Ankara, da paese Nato, oscilla fra le due polarità mettendo al primo posto non gli interessi nazionali turchi ma il sogno ottomano di Erdogan a volte anti-sionista ed anti-Nato (quindi potrebbe fare il gioco dei movimenti antimperialisti), in altre circostanze alleato tattico degli Stati Uniti (come in Siria, contro la Siria baathista). La risposta del complesso militare-industriale USA al consolidamento di un potenziale concorrente non si è fatta attendere; leggiamo Andrew Korybko:
‘’La risposta degli Stati Uniti non si è fatta attendere: non solo hanno orchestrato il recente attacco terroristico dell’YPG-PKK a Istanbul (che a sua volta ha spinto le Forze armate turche a iniziare un’altra campagna regionale antiterrorismo per autodifesa), ma hanno anche ordinato ai loro proxy a Kiev di provare a sabotare ancora una volta il TurkStream. Questa sequenza di eventi non lascia dubbi sul fatto che la Turchia sia attivamente vittima di una guerra ibrida del terrore a guida statunitense, sempre più intensa e multidimensionale, volta a costringerla alla servitù.’’ 1
A differenza degli ‘’lacchè’’ USA, Erdogan è uno statista reazionario orgoglioso che non permette alla CIA di mancargli di rispetto: i legami turco-statunitensi continueranno a deteriorarsi, ma la risposta di Ankara non è rivolta ad una alleanza col Sud Globale, piuttosto è il perseguimento d’un sogno imperiale gettato, un secolo addietro, nella ‘’spazzatura della storia’’ dalla Rivoluzione kemalista.
Ankara: da socia in affari dei nazisti neocons a mediatrice diplomatico?
Nella prima fase della guerra in Ucraina, la quale ha contrapposto l’Atlantismo all’Eurasia (e l’Eurasia tradizionalista al rilancio della Rivoluzione antimperialista), Ankara è stata socia in affari coi nazisti neocons nella vendita di droni ed altre armi non particolarmente efficaci. Dal giugno 2022, la posizione di Erdogan è mutata:
‘’Il Wall Street Journal ha citato il presidente dell’Agenzia per l’industria della difesa di Turchia, Ismail Demir, il quale ha affermato che il suo paese è “molto più attento” al momento quando si tratta di vendere droni a Kiev. Secondo lui, “La Turchia è l’unico paese che credo possa chiamare entrambe le parti e portarle al tavolo della pace. Come puoi farlo se mandi decine di migliaia di armi ad una parte?” Il suo annuncio politico coincide con la narrativa dei media mainstream occidentali (MSM) guidati dagli Stati Uniti sul conflitto che si sta spostando in modo decisivo dal “porno della vittoria” che celebra i cosiddetti “successi militari” di Kiev alla realtà che la consegna della NATO contro la Russia è vistosamente sopravanzata visti i costanti progressi di Mosca nel Donbass’’ 2
Il G20, tenutosi a Bali, ha decretato la circoscrizione della costruzione di una nuova Architettura di potere in Occidente e la sconfitta diplomatica del ‘’sistema Zelensky’’. Ankara, dismettendo il sostegno ad un attore geopolitico perdente (in realtà ‘’una banda di drogati e neonazisti’’), ha adottato una politica multilaterale tattica, ma non strategica: l’egemonismo ottomano rimane un avversario/nemico per Siria, Hezbollah, partiti comunisti e per chiunque creda nelle parole di Ataturk ‘’pace in patria e pace nel mondo ‘’. Dall’altra parte, la turcofobia della ‘’sinistra bianca’’ è un ostacolo nella comprensione delle conflittualità inter-borghesi interne alla Nato, un aspetto decisivo il quale ha permesso ad Erdogan (a differenza di Morsi) di resistere al golpe filo-statunitense del 2016: i danni ideologici del PKK-YPG sono, per alcuni aspetti, più gravi di quelli militari.
L’unilateralismo statunitense ha pugnalato alle spalle la Turchia, accelerando la sua ascesa come attore nelle conflittualità fra imperialismo e Nuovo Ordine Mondiale Multipolare, una idea delle relazioni geopolitiche basata sulla cooperazione di cui Erdogan non sarà mai un Alleato Strategico. Il mondo ha bisogno d’una Turchia unita e sovrana: soltanto la vittoria dell’Operazione Z, metterà a nudo le contraddizioni interne ai ‘’deep state’’ delle nazioni capitaliste, in Occidente e nel mondo ‘’non globalizzato’’.
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-korybko__la_guerra_ibrida_degli_stati_uniti_contro_la_turchia_intensificata_dopo_il_fallito_sabotaggio_di_turkstream_da_parte_di_kiev/37948_48014/
https://italiaeilmondo.com/2022/06/28/perche-la-turchia-e-improvvisamente-molto-piu-cauta-a-vendere-droni-a-kiev_-di-andrew-korybko/