Il nuovo femminismo organico al potere lotta notoriamente per i soli diritti individuali, ci dona quotidianamente “casi” che ci sono utili per comprendere la condizione storica attuale. In rete e non solo un discreto spazio è dato all’influencer padovana del fitness che ha scelto la sterilità programmata, in quanto nella sua vita non vi è e non vi sarà spazio per la maternità. Si è sottoposta all’operazione di salpingectomia con la quale ha scelto se stessa, il fitness e la libertà da ogni vincolo troppo stringente. Siamo dinanzi ad un nuovo diritto: il diritto alla sterilità pianificata non più come semplice progetto che in teoria può deviare dal suo corso, ma il bisturi taglia in modo definitivo la possibilità di vivere la normalità di una gravidanza. La categoria della nascita è rifiutata a priori.
La giovane ha dichiarato che, qualora, ma è improbabile, decidesse di avere un figlio, vi è sempre l’opzione fecondazione in vitro. Assistiamo ad una mutazione antropologica che trova il consenso del tessuto mediatico e del nuovo femminismo.
L’influencer, come tanti, ritiene che l’esistenza sia da vivere e da progettare secondo i propri desideri, si esclude dall’orizzonte la famiglia con figli e l’impegno del dono. L’esistenza va gustata e vissuta senza impedimenti.
Si tratta di una regressione sociale ed etica generalizzata, la libertà non è intesa come dono e relazione, ma come esperienza di abbattimento di ogni limite ai propri desideri. La maternità e il dono sono giudicati una patologia, poiché un figlio all’interno di una configurazione famigliare esige amore gratuito e rinuncia. Tali valori nel contesto attuale sono avversati, sono giudicati residui di un passato in cui si era ai ceppi.
La decadenza dell’occidente, non importa se si rischia di passare per moralista, è nel culto dell’atomistica delle solitudini curvato all’interno del solo narcisismo primario. La libertà di godere e di affermare se stessi senza vincoli etici e relazionali non può che portare l’intero assetto sociale alla sterilità demografica e concettuale. Se l’esistenza è degna di essere vissuta solo se la si consuma nella soddisfazione del proprio ego, ogni creatività capace di elevarsi dalle contingenze immediate verso il futuro non potrà che arretrare fino a scomparire. Il vuoto non potrà che essere riempito dall’ipertrofia dei soli diritti individuali privi di ogni fondamento razionale ed oggettivo.
L’ordine del discorso capitalistico sta allevando estremismi che non possono che condurre all’estinzione della nostra civiltà. Il sistema già strutturato sulla solitudine e sul narcisismo competitivo inevitabilmente conduce a comportamenti sempre più individualistici, si è incoraggiati da tale postura dal vuoto politico, sociale e metafisico. Ci si percepisce come singoli, in quanto il femminismo organico al capitale ha favorito una visione del mondo caratterizzata dalla cultura dell’astratto. Ogni singolarità coltiva la distopica illusione di essere soggetto che in assoluta autonomia pone il suo mondo ignorando i legami razionali e affettivi orizzontali e verticali. Il nuovo femminismo è il sintomo della rivoluzione antropologica in corso, è nel contempo sintomo e levatrice di un mondo a misura del capitale. La violenza ha tante forme, è polimorfica, fin quando ci si concentrerà solo sulle formule del politicamente corretto e si ignoreranno le nuove forme di violenza che il sistema sta allevando continueremo ad essere preda dell’irrazionale distruttivo del capitalismo.
Fonte foto: Corriere della Sera (da Google)