La proposta di aumentare il tetto al contante di cui si sta parlando in questi giorni è una regalia che il nuovo governo in carica, soprattutto su pressione della Lega, vuole concedere ad una parte rilevante del suo elettorato, quello dei commercianti, dei piccoli e medi imprenditori, dei professionisti e anche, diciamoci le cose come stanno, di quel sottobosco di piccole e medie aziende, ditte e dittarelle, spesso ai confini della legalità (se non a volte del tutto nell’illegalità), che vive in larga parte di economia sommersa, che vuole avere libertà di trafficare ed essere quanto più possibilmente invisibile allo stato e al fisco.
Insieme all’abolizione o alla sostanziale revisione del reddito di cittadinanza, che colpirà i più poveri (che tanto non vanno neanche a votare oppure votano il M5S, quindi chi se ne frega…) obbligandoli ad accettare qualsiasi condizione di lavoro, l’aumento del tetto al contante, è un altro favore fatto a quella parte rilevante di “popolo del centrodestra” che vuole avere mano libera ed è refrattario se non apertamente ostile a qualsiasi forma di vincolo economico, legale e politico se non quelli che vanno a garantire i suoi interessi.
Si tratta di un “popolo di centrodestra” totalmente imbevuto di ideologia ultraliberista, altro che i valori di patria e nazione tanto sbandierati dalla Meloni nel suo discorso di insediamento: falsa coscienza spruzzata in faccia alla gente con la stessa quantità e intensità con cui gli aerei spargono disinfettante o peggio defoliante. La patria, per quelle persone, va bene finchè fa i loro interessi, altrimenti può pure andare a farsi fottere, e infatti non mi pare che l’elettorato della Lega, in particolare, sia così sensibile ai valori incarnati dal tricolore.
Del resto la Meloni e i suoi sodali dovranno far digerire – anche e soprattutto al loro elettorato – l’aumento vertiginoso delle bollette dovuto alle guerre e ai processi di espansione imperialistica della NATO e degli USA di cui sono fedeli servitori. E per compensare non potranno certo tassare le multinazionali che fanno il bello e il cattivo tempo senza pagare un euro di tasse, nè tanto meno mettere la museruola alle banche imponendogli d’ufficio dei tetti alle commissioni e ai tassi di interesse, dal momento che anche l’attuale governo, come tutti quelli precedenti, è al servizio di queste ultime.
E’ questo il compito che è chiamata ad assolvere la prima donna premier di questo paese. Se fosse stata una donna di “sinistra” sarebbe stata la stessa identica cosa. Con la sola differenza che saremmo stati assordati dalle fanfare mediatiche per settimane – ma che dico, per mesi – e avremmo assistito ai più strabilianti giochi pirotecnici mai visti in tutta la nostra vita.
Almeno questo ce lo siamo risparmiati. E’ l’unico merito che ha Giorgia Meloni oltre ad essere, a titolo puramente personale, sia chiaro, un po’ meno insopportabile rispetto alle sue colleghe del salotto di “sinistra”.
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