Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Per ideologia gender solitamente intendiamo un insieme di concetti, preconcetti e istanze, che si basano sulla negazione delle differenze tra i due generi considerandole solo costrutti culturali ormai superati dalla realtà sociale.
Contro l’ideologia gender, su questo giornale e in una parte dell’area politica e culturale di cui è parte, si è sviluppata una critica serrata e ben articolata ma che mostra alcune evidenti lacune. La madre di tutte queste lacune è che viene considerata solamente “ideologia”.
Secondo la teoria marxista, il capitale determina strutture, tra queste le forze produttive che comprendono gli esseri umani adatti alla produzione e, nelle nostre società opulente, anche al consumo.
Crea altresì le sovrastrutture, tra queste l’ ideologia dominante, che vengono comunque dopo ed hanno funzione di puntello delle strutture. Il rapporto tra strutture e sovrastrutture è dialettico, non meccanicistico.
Fatta la premessa, la mia tesi è la seguente: il nuovo produttore/consumatore è un soggetto fortemente indefinito in tutti i suoi aspetti, compresi quelli di genere.
Se siamo in una società liquida, lo è anche l’individuo.
Il capitale si rapporta a questo nuovo soggetto con l’odierna ideologia dominante, il politicamente corretto, sappiamo tutti cos’è e qual è la sua funzione ma noi, da rivoluzionari, come dobbiamo rapportarci?
Quando il capitale creò l’operaio, che Marx individuò come il becchino del capitale stesso, non tutti i rivoluzionari del tempo furono d’accordo.
Specie nell’ambito del populismo russo molti vedevano nel tradizionale comunitarismo rurale la vera molla rivoluzionaria. Ebbero torto entrambi? Vabbè, qui do per scontato che siamo tutti dalla parte di Marx.
L’obiezione che viene fatta all’inesistenza del maschile e del femminile è che, semplicemente, non è vera.
Uomo e donna sono diversi a livello anatomico ed ormonale e questo determina differenze anche dal punto di vista delle attitudini, dei comportamenti, delle emozioni.
Trattasi di un’ipotesi più che credibile ma che entra in crisi quando cerchiamo di definire ciò che è maschile e ciò che è femminile.
Certo, se lo chiedessimo ad una femminista media, non avrebbe nessuna difficoltà a stilare una serie di brutture a carico del maschile e di magnificenze per il femminile ma questo noi lo contestiamo in maniera tanto radicale da non volerne fare il contrario speculare.
Facciamo qualche prova. Gli uomini sono attratti dalle donne e le donne dagli uomini. No, esiste l’omosessualità. Gli uomini sono violenti, le donne gentili. Lasciamo perdere. Gli uomini non amano i fiori. Le donne odiano la competizione …
Se ne potrebbero fare infiniti di esempi e non si troverebbe mai qualcosa di veramente esclusivo relativamente ad un sesso o all’altro.
Queste stesse domande avrebbero avuto una risposta abbastanza certa non più di una settantina di anni fa ma ora non più.
La società e gli individui si sono evoluti a ritmi mai visti prima.
Non si tratta di evoluzione così come la intendeva Darwin che abbisogna di millenni ma delle notevoli capacità di adattamento dell’essere umano anche nel corso del suo breve ciclo biologico e/o da una generazione all’altra.
A questo punto aleggia sul discorso l’eterna questione natura/cultura. Solo un breve accenno. Non dico niente di nuovo se affermo che, nell’uomo, natura e cultura sono fortemente intrecciate e correlate. Quindi non ha alcun senso dividere ciò che è cultura da ciò che non lo è.
Non solo, l’uomo ha infranto anche ciò che era decisamente natura.
Di recente, ad una trasmissione televisiva si parlava del perché l’uomo è l’unico mammifero che continua a bere latte anche dopo lo svezzamento pagandone anche conseguenze sul proprio corpo. L’esperto di turno rispose “l’uomo è anche l’unico animale ad aver inventato i grattacieli”.
Guardiamoci intorno. Abbiamo i single che sono una figura ben diversa dalla zitella e lo scapolo del tempo che fu, quando erano sparute minoranze guardate con sospetto dai “normali”. Ora sono una componente importante delle società e si avviano a diventare maggioranza.
Le famiglie allargate sono ben diverse da come le si intendeva. Ora sono costituite da nuovi e vecchi partner con relativi figli.
Coppie omosessuali che hanno figli già esistono, per la maggioranza si tratta di persone che “hanno scoperto” la propria omosessualità in seguito ed hanno creato un nuovo nucleo con i figli della precedente unione.
Ci piaccia o no, questa è la realtà ed a questa che dobbiamo rapportarci.
Che fare?
La critica al “gender” va portata avanti in quanto parte del “politicamente corretto” cioè relativamente alla sua funzione mistificatoria e divisiva. Anche per il medio “genderista”, pur se con meno coerenza rispetto al femminismo, il nemico è il maschio etero ed il fantomatico patriarcato. D’altronde chiunque voglia avere un minimo di agibilità politica e culturale deve manifestare fedeltà all’ideologia dominante.
In realtà la convivenza tra ideologia gender e femminismo, le due colonne portanti del politicamente corretto, è perlomeno problematica e le contraddizioni continueranno a crescere. In queste contraddizioni dobbiamo essere presenti; rifiutando in blocco le tematiche gender finiremmo per cementare la loro alleanza col femminismo.
Circa le rivendicazioni specifiche che vengono portate avanti, non vanno né accettate né rifiutate in blocco. Come è noto investono ambiti giuridici, culturali, di bioetica perciò vanno vagliate attentamente.
Fonte foto: Optimagazine (da Google)