Maschile e femminile. Esistono realmente?

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

 

Per ideologia gender solitamente intendiamo un insieme di concetti, preconcetti e istanze,  che si basano sulla negazione delle differenze tra i due generi considerandole solo costrutti culturali ormai superati dalla realtà sociale.

Contro l’ideologia gender, su questo giornale e in una parte dell’area politica e culturale di cui è parte, si è sviluppata una critica serrata e ben articolata ma che mostra alcune evidenti lacune. La madre di tutte queste lacune è che viene considerata solamente “ideologia”.

Secondo la teoria marxista, il capitale determina strutture, tra queste le forze produttive che comprendono gli esseri umani adatti alla produzione e, nelle nostre società opulente, anche al consumo.

Crea altresì le sovrastrutture, tra queste l’ ideologia dominante, che vengono comunque dopo ed hanno funzione di puntello delle strutture. Il rapporto tra strutture e sovrastrutture è dialettico, non meccanicistico.

Fatta la premessa, la mia tesi è la seguente: il nuovo produttore/consumatore è un soggetto fortemente indefinito in tutti i suoi aspetti, compresi quelli di genere.

Se siamo in una società liquida, lo è anche l’individuo.

Il capitale si rapporta a questo nuovo soggetto con l’odierna ideologia dominante, il politicamente corretto, sappiamo tutti cos’è e qual è la sua funzione ma noi, da rivoluzionari, come dobbiamo rapportarci?

Quando il capitale creò l’operaio, che Marx individuò come il becchino del capitale stesso, non tutti i rivoluzionari del tempo furono d’accordo.

Specie nell’ambito del populismo russo molti vedevano nel tradizionale comunitarismo rurale la vera molla rivoluzionaria. Ebbero torto entrambi? Vabbè, qui do per scontato che siamo tutti dalla parte di Marx.

L’obiezione che viene fatta all’inesistenza del maschile e del femminile è che, semplicemente, non è vera.

Uomo e donna sono diversi a livello anatomico ed ormonale e questo determina differenze anche dal punto di vista delle attitudini, dei comportamenti, delle emozioni.

Trattasi di un’ipotesi più che credibile ma che entra in crisi quando cerchiamo di definire ciò che è maschile e ciò che è femminile.

Certo, se lo chiedessimo ad una femminista media, non avrebbe nessuna difficoltà a stilare una serie di brutture a carico del maschile e di magnificenze per il femminile ma questo noi lo contestiamo in maniera tanto radicale da non volerne fare il contrario speculare.

Facciamo qualche prova. Gli uomini sono attratti dalle donne e le donne dagli uomini. No, esiste l’omosessualità. Gli uomini sono violenti, le donne gentili. Lasciamo perdere. Gli uomini non amano i fiori. Le donne odiano la competizione …

Se ne potrebbero fare infiniti di esempi e non si troverebbe mai qualcosa di veramente esclusivo relativamente ad un sesso o all’altro.

Queste stesse domande avrebbero avuto una risposta abbastanza certa non più di una settantina di anni fa ma ora non più.

La società e gli individui si sono  evoluti a ritmi mai visti prima.

Non si tratta di evoluzione così come la intendeva Darwin che abbisogna di millenni ma delle notevoli capacità di adattamento dell’essere umano anche nel corso del suo breve ciclo biologico e/o da una generazione all’altra.

A questo punto aleggia sul discorso l’eterna questione natura/cultura. Solo un breve accenno. Non dico niente di nuovo se affermo che, nell’uomo,  natura e cultura sono fortemente  intrecciate e correlate. Quindi non ha alcun senso dividere ciò che è cultura da ciò che non lo è.

Non solo, l’uomo ha  infranto anche ciò che era decisamente natura.

Di recente, ad una trasmissione televisiva si parlava del perché l’uomo è l’unico mammifero che continua a bere latte anche dopo lo svezzamento pagandone anche conseguenze sul proprio corpo. L’esperto di turno rispose “l’uomo è anche l’unico animale ad aver inventato i grattacieli”.

Guardiamoci intorno. Abbiamo i single che sono una figura ben diversa dalla zitella e lo scapolo del tempo che fu,  quando erano sparute minoranze guardate con sospetto dai “normali”. Ora sono una componente importante delle società e si avviano a diventare maggioranza.

Le famiglie allargate sono ben diverse da come le si intendeva. Ora sono costituite da nuovi e vecchi partner con relativi figli.

Coppie omosessuali che hanno figli già esistono, per la maggioranza si tratta di persone che “hanno scoperto” la propria omosessualità in seguito ed hanno creato un nuovo nucleo con i figli della precedente unione.

Ci piaccia o no, questa è la realtà ed a questa che dobbiamo rapportarci.

Che fare?

La critica al “gender” va portata avanti in quanto parte del “politicamente corretto” cioè relativamente alla sua funzione mistificatoria e divisiva. Anche per il medio “genderista”, pur se con meno coerenza rispetto al femminismo, il nemico è il maschio etero ed il fantomatico patriarcato. D’altronde chiunque voglia avere un minimo di agibilità politica e culturale deve manifestare fedeltà all’ideologia dominante.

In realtà la convivenza tra ideologia gender e femminismo, le due colonne portanti del politicamente corretto, è perlomeno problematica e le contraddizioni continueranno a crescere. In queste contraddizioni dobbiamo essere presenti; rifiutando in blocco le tematiche gender finiremmo per cementare la loro alleanza col femminismo.

Circa le rivendicazioni specifiche che vengono portate avanti, non vanno né  accettate né rifiutate in blocco. Come è noto investono ambiti giuridici, culturali, di bioetica perciò vanno vagliate attentamente.

Gender fluid, il significato del fenomeno sempre più diffuso

Fonte foto: Optimagazine (da Google)

 

27 commenti per “Maschile e femminile. Esistono realmente?

  1. ndr60
    13 Settembre 2022 at 23:10

    (…) L’esperto di turno rispose “l’uomo è anche l’unico animale ad aver inventato i grattacieli”.

    Mai fidarsi degli esperti : https://www.writework.com/uploads/9/90834/english-these-termite-mounds-were-most-impressive-park-sign.jpg

    • renato
      14 Settembre 2022 at 16:39

      ndr60 Ricorda quello che scriveva Marx sull’ape e l’architetto.

      • ndr60
        15 Settembre 2022 at 13:12

        Marx distingueva tra lavoro progettuale, tipico dell’essere umano, e quello istintuale, tipico degli animali.
        Pare invece che Lorsignori vogliano farci tornare alle società degli insetti, divisi in caste non intercambiabili.
        Inoltre, ai suoi tempi gli esperti non si compravano un tanto al chilo.

  2. Yak
    14 Settembre 2022 at 14:25

    Articolo che mi lascia perplesso, ma su una cosa ha ragione: il femminismo, o almeno una buona parte di esso, e il cosiddetto “gender” sono e saranno sempre più in contraddizione.

  3. Giulio Bonali
    14 Settembre 2022 at 17:07

    In realtà differenze biologiche e comportamentali, anatomiche e funzionali, macroscopiche e microscopiche, genotipiche e fenotipiche fra maschi e femmine oggettivamente esistono nell’ uomo (ove a quelle naturali, “fisse” -almeno in tempi storici e non biologici e men che meno geologici- si aggiungono senza eliminarle ma sviluppandole e integrandovisi più o meno armonicamente quelle culturali eminentemente variabili); oltre che per lo meno in tantissime altre. specie animali e vegetali (oltre ad esistere casi patologici, di regola rarissimi, di ambiguità o variabili “vie di mezzo”, come nel caso di tante altre caratteristiche naturali: la patologia non é meno naturale della fisiologia e della salute, purtroppo!).
    Ne elenco alcune (le prime che mi vengono in mente sui due piedi) a mio modesto parere assolutamente innegabili:

    Differenze nel genoma: la coppia di cromosomi sessuali, contrariamente alle altre, cromosomi é ben diversa fra maschi e femmine (con fortunatamente rarissimi casi patologici di ambiguità genetica; che ovviamente -non andrebbe nemmeno precisato, ma ma coi sostenitori della ideologia di genere non si sa mai…- vanno curati per quanto possibile, assistiti e aiutati se necessario e socialmente integrati senza alcuna iniqua discriminazione, che sarebbe puramente e semplicemente espressione di barbarie di tipo nazista).

    Differenze macroscopiche nel fenotipo: organi sessuali -primari e secondari-
    maschili ben diversi da quelli femminili (stesso discorso di cui sopra per i casi patologici, tipo agenesie, ipoplasie, iperplasie dei rudimenti di organi dell’ “altro sesso” o ermafroditismo).

    Differenze ormonali, nelle quantità dei vari ormoni sessuali e nella loro produzione ciclica, costante, occasionale -per es. in gravidanza- a seconda dei casi.

    E’ del tutto genericamente e superficialmente vera (ma da analizzare e approfondire) l’ obiezione:
    “Gli uomini sono attratti dalle donne e le donne dagli uomini. No, esiste anche l’ omosessualità. Gli uomini sono violenti, le donne gentili. Lasciamo perdere. Gli uomini non amano i fiori. Le donne non amano la competizione…
    Se ne potrebbero fare infiniti di esempi e non si troverebbe mai qualcosa di veramente esclusivo ad un sesso all’ altro [salvo la gravidanza e l’ allattamento per lo meno, N.d.R.]”.
    Così semplicisticamente detto, a mo di slogan, il discorso sembrerebbe filare. Ma in realtà le cose sono un po’ più complesse.
    Innanzitutto non esiste e non “conta” in natura e a maggior ragione nella cultura (culture), solo la qualità ma anche la quantità; che se raggiunge determinati limiti diventa qualità: diminuendo la temperatura l’ acqua non solo diventa quantitativamente sempre più fredda, ma oltre un certo limite quantitativo cambia di qualità, diventando da liquida solida).
    Ma soprattutto il comportamento umano é molto più variabile, “creativo”, modificabile in seguito all’ esperienza (cioé epigeneticamente determinato), molto meno istintivo, stereotipato, geneticamente determinato che quello di qualsiasi altra specie animale (malgrado l’ ideologia reazionaria corrente pretenda antiscientificamente di ricondurre ogni scelta umana a un determinato gene); si tratta per l’ appunto di un caso particolarmente eclatante di differenza quantitativa talmente grande da configurarsi come un “salto di qualità” dialettico, che é all’ origine della comparsa, nell’ ambito della natura (o nella “storia naturale”), senza contraddirla o violarne le leggi del divenire ma integrandola e sviluppandola peculiarmente ma coerentemente, della cultura (o della storia umana).
    E nell’ ambito di questa variabilità e “creatività” o multiformità dei comportamenti umani assolutamente straordinaria (rispetto al resto della natura animale; ma naturalissima, per niente miracolistica o soprannaturalistica), un ruolo fondamentale, importantissimo, determinante svolge, accanto genericamente alle altre esperienze di vita l’ educazione, intenzionale -che ne siano consapevoli o meno i suoi realizzatori- e più o meno sistematica, in età infantile.
    La quale presenta la tipica estrema dipendenza dalle circostanze sociali e dunque variabilità storica, geografica, “ambientale in senso lato” che é propria di tutto ciò che (oltre che inevitabilmente naturale) é (anche) culturale.
    Volendo (almeno in teoria) si può, almeno fino ad un certo punto “liberamente” (con qualche non assoluta, non quantificabile ma in qualche misura innegabile efficacia), educare un bimbo maschio a desiderare altri maschi (oppure le femmine; e in più limitata misura anche monogamicamente oppure poligamicamente) e una femmina a desiderare altre femmine (oppure i maschi); ma anche alla pedofilia, alla necrofilia, alla bestialità, alla violenza sessuale o in qualsiasi altro campo o alla tolleranza, alla prepotenza, all’ impotenza-passività o all’ intraprendenza, alla falsità e alla menzogna o alla sincerità, alla pazienza o all’ impazienza, alla grettezza e meschinità oppure alla magnanimità e generosità, alla forza d’ animo o alla pusillanimità, ecc.

    E proprio qui sta il punto circa l’ ideologia gender.
    Perché sono i contesti sociali (le famiglie, i mezzi di comunicazione di massa, le scuole e le esperienze personali di vita le più varie) a determinare il tipo di educazione che viene impartita ai bimbi (e per chi come me é marxista determinati in proposito sono in generale i rapporti di produzione dominanti, lo sviluppo delle forze produttive, le lotte di classe e la variabilissima collocazione concreta di educatori ed educati in questo contesto a condizionare i modi come i bimbi vengono educati, che tipo di persone avranno la fortuna o la sventura di diventare.
    E in particolare secondo me un’ educazione democratica e tollerante all’ eterosessualità (che non discrimini ingiustamente gli omosessuali, bisessuali o altro che comunque inevitabilmente si sviluppano e men che meno li perseguiti; ma che nemmeno conferisca loro iniqui privilegi a danno di altre persone e della società complessiva, come il preteso “diritto” all’ adozione!) é nell’ interesse delle classi lavoratrici e popolari e del progresso e sociale e civile.
    Mentre la sistematica (dis-) educazione all’ omosessualità attualmente in atto in occidente é espressione inequivoca degli interessi delle classi dominanti: attarverso l’ ostacolo e se possibile l’ impedimento alla realizzazione di nuclei familiari stabili, incompatibili con la necessità che il lavoro salariato sia precario e sempre pronto a repentini cambiamenti di ubicazione, oltre che di mansioni professionali e di remunerazione; attraverso la promozione di una pretesa illimitatezza e acritica promozione dei più svariati desideri e pulsioni -fra il molto altro in campo sessuale- necessaria all’ ipercosumismo patologico e antiambientalistico di cui il grande capitale ha bisogno come del pane (pretesa dannosa, oltre che irrealistica e dunque tendenzialmente foriera di frustrazione e di patologia psichica, quando non anche di rovina economica personale e familiare); in generale come un importante tassello nell’ ambito del generale ottundimento del senso critico razionale fra le masse lavoratrici sfruttate e oppresse, indispensabile per la salvaguardia delle mostruose ingiustizie vigenti.

  4. Giulio larosa
    15 Settembre 2022 at 8:06

    Giulio bonalli ha espresso con assoluta chiarezza i concetti che possono diventare le basi x la ns battaglia antcapitalista e antiborghese concordo in tutto. A questo aggiungo la banale considerazione che ovunque la lotta x la sopravvivenza è dura e quotidiana le seghe mentali sui gender adozioni e matrimoni non esistono.

    • Giulio Bonali
      15 Settembre 2022 at 8:48

      Non poi così banale, coi tempi che corrono!

  5. Panda
    15 Settembre 2022 at 12:21

    Alle considerazioni di Bonali, che condivido largamente, aggiungerei che l’obiezione circa l’esistenza di maschile e femminile è perfettamente pertinente, se riferita all’ideologia gender, perché questa non si limita a sostenere che i ruoli sociali di uomini e donne non sono socialmente predefiniti o predefinibili, ma che il sesso stesso è un prodotto culturale anziché un’immutabile realtà biologica, fino al punto di affermare che uomo o donna è chi si identifica come tale. Non saprei come altrimenti definire quest’assurdità se non come un’educazione all’alienazione dal proprio corpo, cioè di quella che innegabilmente è una proprietà morale qualificante degli esseri umani. Chi non ritiene di dover rifiutare in blocco questa pedagogia del delirio, secondo me non ha capito con cosa abbiamo a che fare:

    https://twitter.com/ReutersAsia/status/1570050988064620551

    Quanto alla meccanica riproposizione del sociologismo (l’infallibile produzione del soggetto rivoluzionario da parte del capitale), vorrei ricordare, proprio riguardo alla discussione ottocentesca sulla Russia, che la “parte di Marx” era sostanzialmente la stessa dei populisti: https://www.linterferenza.info/contributi/laltro-marx/ Assecondare le follie antropologiche del capitale sulla base della fede in inopinate Umwaelzungen, cioè di fatto assumere una posizione filocapitalista-accelerazionista, lo trovo oggi di un’illusorietà ingiustificabile.

    • Giulio Bonali
      15 Settembre 2022 at 17:57

      <>, definizione perfetta.
      Uno che avendo cromosomi sessuali X e Y, pene e testicoli (e magari anche, non necessariamente, barba e baffi) dice: <> farebbe esattamente come uno che, non essendo il noto Bonaparte, dicesse. <>.

      • Giulio Bonali
        15 Settembre 2022 at 19:14

        insomma dire “sono femmina” avendo palle e pistolino é come dire “sono Napoleone”: “pedagogia del delirio”, ben detto!.

  6. Fabrizio Marchi
    15 Settembre 2022 at 15:41

    Condivido tutte le obiezioni mosse all’articolo di Renato Rapino (che è comunque un contributo utile al dibattito), e in particolare quelle di Giulio Bonali, Panda e Giulio Larosa.
    Trovo che questa “teoria del gender”, in tutte le sue declinazioni, sia la più bislacca e balorda messa in campo negli ultimi anni dal mainstream mediatico-ideologico neoliberale dominante. Non mi stupisce, per la verità, che questo che non esito a definire un vero e proprio delirio, abbia fatto breccia nelle menti di tanti e tante. Del resto, il bombardamento mediatico-ideologico avviene H24 da decenni anche e soprattutto su questi temi.
    Ciò che mi meraviglia è il fatto che un compagno come Renato, da molto tempo impegnato nella critica al suddetto mainstream e in particolare al femminismo, possa pensare 1) che tale delirio possa avere un fondamento naturale 2) che il relazionarsi in modo dialettico col suddetto delirio (ammesso e non concesso che sia possibile, e secondo me così non è perchè i suoi sostenitori per primi non vogliono il confronto avendo già elevato a Verità Assoluta il loro postulato ideologico contro ogni evidenza biologica e scientifica) possa giovare alla causa della critica del politicamente corretto e del femminismo in particolare.

  7. renato
    15 Settembre 2022 at 17:32

    Si è aperto un dibattito interessante ma piuttosto confuso. È necessario primariamente fare chiarezza sui termini. Tra le tante definizioni propongo una classificazione che mi pare chiara ma soprattutto utile per un dibattito che si muove in ambito politico.
    1. Sesso si riferisce esclusivamente all’anatomia di una persona.
    2. Genere indica sia la percezione che ciascuno ha di sé in quanto maschio o femmina (cioè l’identità di genere), ma anche il sistema socialmente costruito intorno a quelle stesse identità (cioè il ruolo di genere).
    3. Orientamento sessuale cioè il tipo di persone da cui una certa persona è sessualmente attratta.
    Sull’orientamento sessuale siamo tutti d’accordo. Persino Salvini e Meloni dicono che ognuno può far l’amore con chi gli pare basta che sia adulto e consenziente.
    L’aspetto che ci interessa, in quanto soggetto politico, è il secondo, quello per l’appunto relativo al genere. Rispetto al rapporto tra sesso e genere, che implicitamente riporta all’eterna questione natura vs cultura, sono convinto che nessuno possa parlare in nome della natura. D’altro canto l’umano non ha mai rinunciato ad andare contro natura in/seguendo (indovinate cosa?) i propri desideri! Ho fatto l’esempio del consumo di latte dopo lo svezzamento ma potrei anche dire il consumo di bevande alcoliche, senza parlare di tutto il casino in ambito sessuale che nasce dalla disgiunzione dell’attività sessuale da quella riproduttiva. Insomma, anche se arrivasse il signor natura a rivendicare i propri diritti, non cambierebbe la questione.
    Natura e cultura che sia, gli aspetti mutabili del comportamento umano sono notevoli e questa è una buona notizia per chi è rivoluzionario e vuole addirittura creare “l’uomo nuovo”.
    Vediamo invece chi è l’uomo di oggi, quello col quale dobbiamo confrontarci. Parlo ovviamente sempre delle questioni di genere.
    Faccio un po’ di coppia/incolla.
    Guardiamoci intorno. Abbiamo i single che sono una figura ben diversa dalla zitella e lo scapolo del tempo che fu, quando erano sparute minoranze guardate con sospetto dai “normali”. Ora sono una componente importante delle società e si avviano a diventare maggioranza.
    Le famiglie allargate sono ben diverse da come le si intendeva. Ora sono costituite da nuovi e vecchi partner con relativi figli.
    Coppie omosessuali che hanno figli già esistono, per la maggioranza si tratta di persone che “hanno scoperto”la propria omosessualità in seguito ed hanno creato un nuovo nucleo con i figli della precedente unione.
    Ci piaccia o no, questa è la realtà ed a questa che dobbiamo rapportarci.
    Su questo pover’umano, cioè su di noi, piove incessante la grandinata “politicamente corretta”. L’odierna ideologia dominante ha due capisaldi, il femminismo e l’ideologia gender, che si contraddicono tra loro ma restano cementati dalla misandria e dal nemico immaginario, il fantomatico patriarcato. Superano la contraddizione dei loro presupposti, esercitando senza ritegno il bis pensiero orwelliano. Come diceva Oscar Wilde, “la vita imita l’arte”.
    Trattasi di una grandinata di messaggi contraddittori, di stupidaggini come quelle della “neolingua”, del terzo e quarto bagno, ecc.
    In questa tempesta è necessario che teniamo fermo il timone sul nostro obiettivo, combattere le discriminazioni antimaschili in tutte le sue forme.
    La nostra politica deve essere alternativa a quella del “sistema” cioè non acriticamente a favore o contro.
    Veniamo al punto delle famiglie arcobaleno. Ci sono padri separati a causa della loro scelta omosessuale che vivono gli stessi drammatici problemi dei padri separati etero. D’altro canto i gay sono uomini a tutti gli effetti quando devono essere discriminati nel lavoro, nell’età pensionistica, nel non essere accolti nei centri antiviolenza, ecc.
    Ma sono anche gay e quindi vorrebbero sposarsi, allevare figli (i propri o in adozione) proprio come gli etero. Perché dobbiamo negare loro questo diritto o se volete desiderio. Sappiamo che possono essere genitori buoni o cattivi né più né meno degli etero.
    Mi sembra speciosa la motivazione che sarebbe meglio se i genitori fossero un uomo e una donna. Sarebbero meglio tante cose. Nessuno si sognerebbe di negare la genitorialità ai poveri eppure è sicuramente meglio essere benestanti. Ma non si nega la genitorialità nemmeno ai malati di mente che pure qualche motivo sensato ci sarebbe per farlo.
    Ma poi, sarebbe meglio perché? Si risponde perché il bambino avrebbe un confronto con persone diverse e la diversità è ricchezza. Da un punto di vista dei ruoli ( che potremmo schematizzare della cura e della conquista dell’autonomia) sono già intercambiabili anche nelle famiglie etero per ragioni oggettive. Poi la famiglia non deve conchiudere il mondo del bambino ma aprirlo alla società. C’è la scuola, gli sport, la convivialità dove può confrontarsi con maschi e femmine di tutti i tipi.
    Poi ci sono le aberrazioni dell’ideologia gender contro le quali dobbiamo combattere ma le famiglie arcobaleno non sono tra queste. Opporvisi significa fare un regalo alla misandria.

    • Panda
      16 Settembre 2022 at 13:37

      Mi pare che chi faccia confusione sia tu (non parliamo ovviamente dei teorici del gender), Renato, mischiando famiglie arcobaleno e gender: sono due questioni concettualmente separate. E’ possibilissimo essere favorevoli all’omogenitorialità (anche se la semplice enunciazione della sua esistenza è un po’ deboluccia come argomentazione pro: pure lo sfruttamento capitalistico “ce lo troviamo di fronte”. In ogni caso, proprio per evitare confusioni, non affronterò la questione) e riconoscere contemporaneamente il gender per la follia che è. Ovvero il primo obiettivo verso cui orientare il timone della politica mi pare dovrebbe essere la connessione con la realtà, a quanto pare diventata l’arrogante pretesa di voler parlare “a nome della natura”: sembra incredibile doverlo far presente, ma la realtà, oltre ad essere innegabile senza contraddirsi, non ha proprio niente di arrogante e divisivo, appartiene a tutti e a nessuno ed è un fatto reale che io posso coltivare qualsiasi desiderio o inclinazione, darmi a ogni genere di pratiche sessuali, assumere ormoni, pure mutilarmi, ma questo non cambia né mai cambierà la realtà del fatto che sono un uomo. E lo dico dopo lunghe discussioni, proprio su queste larghe bande, per difendere una posizione fortemente “culturalista”.

      Certo, naturalmente conosco benissimo la tiritera: il sesso è una cosa, il genere un’altra; peccato che subito dopo si cominci a dire che il secondo potrebbe “divergere” dal primo (affermazione ben poco sensata, se realmente si riferissero ad ambiti diversi), per poi affermare che il sesso viene “assegnato alla nascita”, ma potrebbe non corrispondere alla realtà interiore della persona (cioè alle sue fantasie), per proseguire con lo slogan “trans women are women” e concludere trionfalmente che la transessualità dipende dal self id, cioè se io dico che sono una donna allora lo sono davvero (servono link per documentare quanto ho appena esposto?). Il che – e devo dire che se non lo vedessi non ci crederei – evoca lo spettro dell’oggetto privato del Wittgenstein delle Ricerche filosofiche: in parole povere, “uomo” e “donna” non significano più niente. Ma allora perché non posso identificarmi – poniamo – con qualcuno che ha raggiunto l’età pensionabile o un fenicottero o un otto volante? Chi decide quali deliri sono ammessi e quali no? Perché qualcuno evidentemente c’è. Come si faccia a questo punto a non vedere le praterie di manipolazioni, culturali, mediche e ovviamente economiche, che queste follie spalancano, e quindi la posizione di necessaria totale contrapposizione che occorre assumere, veramente mi riesce difficile capirlo. Condonare la pazzia in nome nella fede in un suo provvidenziale rovesciamento non la giudico una risposta minimamente credibile.

      • Fabrizio Marchi
        16 Settembre 2022 at 15:24

        Sottoscrivo completamente. Anzi, se ne hai voglia, ti inviterei a scrivere un articolo su quanto hai scritto, potrebbe anche essere questo tuo commento, solo leggermente ampliato e riveduto perché ovviamente questo è una risposta ad un altro commento. E’ un invito formale e sostanziale perché trovo che sia veramente efficace. 🙂

        • Panda
          17 Settembre 2022 at 16:00

          Vediamo se nei prossimi giorni riesco a buttare giù qualcosa. 😉 Eventualmente l’indirizzo è questo: info@linterferenza.info ?

          • Fabrizio Marchi
            17 Settembre 2022 at 19:25

            Esatto

      • Enza
        16 Settembre 2022 at 15:49

        @ Panda. Approvo incondizionatamente.
        Veramente non vi è null’altro da aggiungere.
        Fabrizio suggerisce un articolo ampliando rispetto al commento.
        Credo che lo leggeremmo volentieri.

  8. Giulio Bonali
    15 Settembre 2022 at 19:00

    Non mi pare proprio che alcuno dei tuoi critici abbia preteso di parlare come “signor natura”.
    Io in particolare ho addirittura sostenuto che anche la patologia, oltre alla salute é naturale!
    Per me che sono ateo (anche se non monista materialista) e naturalista nulla di non- naturale, di preter- o sovran- -naturale o di “contronatura” (come miracoli, magie e affini) può accadere nel reale mondo fisico materiale; e dunque tutto ciò che vi accade é naturale (e parte di ciò che vi accade é anche, oltre che naturale, culturale)
    E naturalissimi (per quanto culturalmente deprecabili, almeno da parte mia, sono anche l’ alcoolismo e le più svariate pratiche sessuali, per non parlare del consumo di latte, di cui a settant’ anni suonati sono ghiottissimo, dopo lo svezzamento (conseguenza recente della selezione NATURALE -per l’ appunto!- fra le antiche popolazioni umane che praticavano la pastorizia.
    Anche le colpe morali (i “peccati” delle religioni), le disonestà, i crimini, ecc. sono naturalissimi (e la loro valutazione come tali culturale): infatti, contrariamente a Leibniz, non credo di vivere nel migliore dei mondi possibili ma che la natura comprenda anche il male, oltre al bene (nel senso di ciò, di intrinsecamente nient’ altro che reale, che culturalmente é valutato come male, oltre a ciò che é valutato come bene da noi naturalissimi umani).

    Se si vuole essere rivoluzionari e plasmare l’ uomo nuovo, allora non basta il necessario realistico riconoscimento del mondo in cui si vive: occorre anche altrettanto necessariamente disporre di una teoria su ciò che si vuole distruggere o cambiare dello “stato di cose presenti” e di come cambiarlo e con che cosa sostituirlo.

    Che esistano coppie di omosessuali con figli (avuti prima di diventare gay o lesbiche) lo constato benissimo, ma non mi piace punto (i rivoluzionari non ragionano in termini di “che piaccia o no” del presente, ma per cambiare lo stato di cose presenti stesse.
    Su tutte le altre variabili maniere di vivere la sessualità e l’ affettività ci sarebbe moltissimo da dire e non i sembra proprio possibile farlo in poche righe; ovviamente non sono in generale per imporre un unico modo di viverle; ma, avendo un’ etica, non essendo un nichilista morale, sono convintamente per vietarne taluni determinati (esempi banalissimi sui quali non credo possa non convenire: la pedofilia e lo stupro).

    Concordo con quasi tutta la seconda parte di questa replica sul politicamente corretto (ed eticamente corrotto, come ben dice Fusaro) e sul tragicomico “fantasma del fu patriarcato”.
    Non sulle presunte discriminzioni nel lavoro, nell’ età pensionistica -???-, nell’ essere accolti nei centri antiviolenza dei gay (non nell’ esservi accolti in quanto omosessuali, casomai in quanto maschi, in ossequio al femminismo politicamente corretto ed eticamente corrotto: le lesbiche non subiscono certamente di tali discriminazioni, che dunque non sono omofobe, bensì maschiofobe).
    Nego recisamente ai gay il preteso diritto di educare figli (adottivi o naturali) perché ritengo un diritto inderogabile dei bambini crescere, se appena possible, con un padre e una madre “naturali” in senso giuridico-legale (e se impossibile nella maniera a questa più simile); con la eventuale compresenza “secondaria” e “facoltativa” di altri parenti e/o amici del babbo e della mamma, compresi eventuali ex partner eterosessuali ed attuali partner omosessuali che vivano con discrezione la loro sessualità (niente gay pride et similia!). E non invece con due padri o due madri perché credo giusto e necessario educare i bambini stessi secondo (quella che ritengo essere) una fisiologica, sana eterosessualità e non secondo (quella che invece ritengo essere) una patologica (ma pur sempre naturalissima!) omosessualità; fra l’ alrto, ma non solo, coerentemente (sempre secondo quella che ritengo essere) una corretta lotta per il progresso umano e il socialismo, contro la barbarie dilagante nell’ attuale capitalismo “in avanzato stato di putrefazione”.
    Infatti anche ai malati di mente di una certa gravità (ovviamente) giustamente si toglie la patria potestà per tutelare i figli.

    • Fabrizio Marchi
      16 Settembre 2022 at 11:46

      Sono sostanzialmente d’accordo con te, anche se tu sei più rigido di me rispetto al concetto di famiglia. Come ho già scritto nel mio articolo che ripropongo https://www.linterferenza.info/attpol/maschile-femminile-desiderio-diritto-la-famiglia-tradizionale-quella-arcobaleno-parte/ io non penso che la famiglia debba essere per forza bi genitoriale e neanche necessariamente bi genitoriale eterosessuale. Penso che possa essere una famiglia allargata, ampia, composta anche da amici, amiche, figli adottati e quant’altro (come è avvenuto nella storia e come tuttora avviene in tanti contesti) ma debba vedere la compresenza del maschile e del femminile che non sono affatto “indifferenziati”, non sono affatto dei “meri costrutti culturali”, come sostiene appunto quella che per semplicità definirò “ideologia gender”, bensì fondamenti naturali imprescindibili, quindi (non ho nessun timore ad utilizzare questo termine) di natura ontologica.
      Negare questo significa negare ogni fondamento dell’umano stesso, il che porta inevitabilmente ad una concezione “ultra culturalista” e ultra relativista in base alla quale tutto è plasmabile a nostro piacimento, perché, appunto, tutto è relativo non esistendo nessun fondamento di natura ontologica.
      Quello che non riescono a vedere i sostenitori di tale teoria, anche e soprattutto quelli in buona fede, è che la altrettanto inevitabile conseguenza di questo relativismo assoluto è la deriva prima nichilista e poi reazionaria e nazifascista. Perché è ovvio che nel relativismo assoluto alla fin fine non può che prevalere la volontà di potenza che per sua natura è priva di ogni vincolo (altrimenti non sarebbe tale), per cui essendo tutto relativo, chiunque si sente autorizzato a fare il caxxo che gli pare. Il relativismo assoluto prepara il terreno al nichilismo che, a sua volta, lo prepara al nazismo e al fascismo, intesi in questo addirittura a-storicamente (poi è ovvio che tutto si determina sempre storicamente…).
      L’ingenuità di chi in buona fede segue questi deliri postmodernisti è tale e tanta da non fargli capire qual è la volontà ideologica e politica di chi tira le fila, dietro le quinte, di questi processi, spacciati per libertari, progressisti e di sinistra, e la solita retorica dei diritti civili ecc. ecc.

      • Renato
        16 Settembre 2022 at 13:23

        Bene. Hai scritto che la famiglia non deve vedere necessariamente la coppia genitoriale eterosessuale, può anche essere omosessuale. Sarà una famiglia come tutte le altre con le sue parentele e, come tutte le altre, dovrà garantire al bambino ricchezza e varietà di contatti ed esperienze. Le uniche comunità vesclusivamete omosessuali sono quelle dei e delle religiose che solitamente gestiscono gli orfanotrofi. Vediamo di svoutarli favorendo le adozioni.

        • Fabrizio Marchi
          16 Settembre 2022 at 15:13

          No, aspetta, stai deformando le mie parole e non è la prima volta che lo fai pro domo tua 🙂 ma fa parte del desiderio di prevalere dialetticamente. Ci può stare.
          Io ho detto un’altra cosa e cioè che la famiglia può non essere necessariamente bi genitoriale ed eterosessuale ma deve vedere (in caso di famiglia allargata) comunque la compresenza del maschile e del femminile. Dopo di che in una famiglia ampia e allargata di una decina di persone, di meno o anche di più, può ovviamente starci che qualcuno dei suoi membri sia omosessuale. Ma questo è un discorso diverso dal tuo, perché io riconosco il fondamento naturale, diciamo pure ontologico (anche se per te che sei fondamentalmente un relativista assoluto queste sono fesserie…) del maschile e del femminile come appunto elementi fondamentali della natura e dell’ontologia umana, né più e né meno del logos, del linguaggio e della coscienza. Tu invece, in perfetta linea con il genderismo, teorizzi l’indifferenziazione dei sessi, quindi il fatto che la differenza sessuale non abbia una radice naturale e ontologica. Sei in pieno genderismo.
          L’altro aspetto che secondo me, clamorosamente, non cogli è un altro, e cioè la natura profondamente strumentale di questa ideologia.
          Gli lgbt+ vogliono arrivare all’obiettivo di soddisfare il loro desiderio (i diritti sono tutt’altra cosa…) che è quello di adottare i figli, e per farlo hanno necessità di una ideologia che sostenga appunto che il maschile e il femminile non abbiano un fondamento naturale (ontologico), per cui chiunque a quel punto può crescere i figli. Con questa manipolazione clamorosa della realtà naturale – priva di ogni fondamento biologico e scientifico – motivano la loro richiesta, camuffandola come un diritto negato. Quindi, oltre alla manipolazione, c’è anche la malafede e la strumentalità, che tu incredibilmente non riesci a vedere (le lenti dell’ideologia sono potentissime e fanno vedere nero ciò che è bianco e viceversa…). Sia chiaro, ci sono cascati e ci stanno cascando in tantissimi, per la stessa ragione per cui in tantissimi sono irretiti dal femminismo e da tutto ciò che propina. Perché, appunto, il tutto viene camuffato sotto la forma dei diritti negati, in un caso e nell’altro.
          Tu stai facendo, forse inconsapevolmente, non lo so, lo sai solo tu, la stessa operazione, perché fondamentalmente – questa è la questione vera – da bravo relativista neghi ogni fondamento naturale e anche veritativo.
          Il relativismo moderno è la bruttissima copia dei sofisti presocratici e una altrettanto brutta e scopiazzata versione del “pensiero debole” ante litteram di Hume, vero padre del liberalismo e soprattutto del relativismo postmoderno, anche se lui non poteva ovviamente averne ancora contezza. Ma il relativismo, destinato necessariamente a diventare assoluto (altrimenti non sarebbe tale) ha come sbocco altrettanto necessario il nichilismo e le ideologie reazionarie che proprio nel nichilismo sguazzano come un topo nel formaggio, né potrebbe essere altrimenti (come spiegava il buon vecchio Lukacs che su questo aveva senz’altro ragione).
          Molta gente che purtroppo non è filosoficamente ferrata (non lo sono neanche io, sia chiaro, ho solo qualche rudimento che mi consente però di avere un certo livello di consapevolezza e di criticità) cade in queste trappole, proprio perché ben camuffate. Il femminismo ha fatto scuola, sotto questo profilo, e il movimento lgbt+ gli è andato dietro con tutte le scarpe. E’ ovvio che se tutta questa roba qui viene presentata come diritti negati e calpestati, molta gente in buona fede ci casca. Questo non vuol dire che molte donne (così come molti uomini) non siano state vittime di discriminazione e violenza, è ovvio, così come non vuol dire che gli lgbt non siano stati discriminati nel corso della storia. Ci mancherebbe pure che io negassi queste violenze e discriminazioni contro le quali bisogna lottare senza se e senza ma (ma credo che qui nessuno si tirerebbe indietro…). Ma un conto è lottare contro queste discriminazioni e per i diritti di tutti/e, e un altro manipolare la realtà (e addirittura la natura) per ragioni strumentali. Ragioni strumentali che poi, guarda caso, vengono alimentate proprio dal sistema (capitalista) dominante; e questo mi pare un fatto innegabile. La domanda che dovresti porti anche tu è: perché?
          La mia risposta nella seconda parte del mio articolo nei prossimi giorni (ma tu già dovresti conoscerla).

          • Giulio Bonali
            16 Settembre 2022 at 17:35

            A costo di “incasinare” ulteriormente una discussione interessantissima ma di già assi intricata e di andare fuori tema, la mia grandissima ammirazione per David Hume, qui citato a mio modesto avviso a sproposito, oltre che l’ amore fine a se stesso per la verità (mi picco di essere anch’ io un filosofo, anche se non professionale, e anzi la filosofie é sempre stato il mio interesse più forte e profondo) mi impone di fare alcune telegrafiche precisazioni.

            Quale che sia l’ uso che ne é stato fatto dai più diversi teorici del relativismo e del nichilismo, nonché del liberalismo (uso spesso legittimo in linea di principio, ma affatto diverso dal suo oggetto stesso, e sempre criticabile e argomentatemente negabile: le “paternità” teoriche in fatto di filosofia, ideologia, letteratura, arte, scienze umane e in qualche misura perfino in fatto di scienze naturali, ecc. sono ancor più discutibili e incerte della paternità letterale, biologica prima della “prova del DNA”, allorché vigeva il detto latino “mater semper certa, pater nunquam”), il pensiero di David Hume (secondo me) é tutt’ altro che “debole”, ma invece razionalistico conseguente “fino in fondo”, e in quanto tale fortissimo.
            Esso sottopone a severa, conseguente critica razionale la conoscenza umana (gnoseologia o, come é di moda dire, l’ epistemologia) e le motivazioni dei comportamenti umani e della valutazione dei comportamenti umani (etica), rilevando -in entrambi i casi- che si fondano su presupposti indimostrabili (concetto ben diverso da quello di “falsi”!).
            Ma da ciò non trae affatto, circa la gnoseologia, la conseguenza (certa!) dell’ inesistenza di alcuna conoscenza umana (scetticismo “forte”, evidentemente autocontraddittorio, senza senso), e men che meno che sono possibili ed esistono infinite conoscenze della realtà (teorie ontologiche), tutte ugualmente possibili e ugualmente “vere”, anche nei casi in cui sono reciprocamente contraddittorie (relativismo gnoseologico e ontologico, “quasi il contrario dello scetticismo”!).
            Nè, circa l’ etica, ne trae la conseguenza dell’ inesistenza di alcuna reale nozione umana circa il bene e il male, circa la giustezza del compiere determinate azioni e dell’ evitarne determinate altre.
            Il suo é uno scetticismo “debole”, che per il fatto di condurre fino in fondo una critica razionale della gnoseologia e dell’ etica che ne rileva l’ indimostrabilità, non le nega affatto (negazione perentoria che, contrariamente alla sospensione del giudizio, o al riconoscimento della insuperabile incertezza di ogni conoscenza ontologica ed etica, sarebbe una posizione autocontraddittoria, assurda, rispetto al rilievo dell’ incertezza di ogni conoscenza).
            Si limita invece a mettere in evidenza che la conoscenza umana della realtà e l’ etica umana (non: non esistono; e men che meno esistono in finite forme reciprocamente alternative sostenibili ad libitum, ma invece) non sono dimostrabili con certezza oltre ogni (ir-) ragionevole dubbio; ma sono comunque credibili, anche se solo attraverso l’ accettazione di un minimo di presupposti, di conditiones sine qua non della loro verità indimostrabili, arbitrari (corollario mio personale, ma sostenuto da alcuni autorevoli critici come Alfred Ayer, compatibilissimo col pensiero di Hume; e ancor più con la sua effettiva pratica di vita: “uso del suo pensiero” più che lecito; sicuramente non meno lecito di quello di eventuali relativisti e nichilisti. Peraltro, pur conoscendo pochissimo queste per me pessime correnti di pensiero non mi risulta che una “paternità humeiana” sia nel loro ambito esplicitamente rivendicata, per lo meno con particolare convinzione ed energia).
            E (ulteriore corollario mio personale) l’ essere consapevoli di questi limiti della razionalità (gnoseologica ed etica) umana significa essere più conseguentemente razionalisti che ignorarli, coltivando “pie illusioni” -mai utili e non di rado danonse- in proposito.

          • renato
            16 Settembre 2022 at 17:44

            Hai scritto testualmente: “io non penso che la famiglia debba essere per forza bi genitoriale e neanche necessariamente bi genitoriale eterosessuale”. Vuol dire che prevedi la possibilità genitori omosessuali, dopodiché è ovvio che ci
            saranno cugini, zii, ecc. di entrambi i sessi così come il figlio andrà a scuola dove avrà compagni e insegnanti di entrambi i sessi, ecc. non mi pare che i fautori delle cosiddette famiglie arcobaleno vogliano far vivere i propri figli esclusivamente con persone di un solo sesso (impossibile peraltro) altrimenti sarebbe un arcobaleno monocromatico.

  9. Fabrizio Marchi
    16 Settembre 2022 at 18:25

    @Renato Rapino: Renà, se ci vogliamo arrampicare sugli specchi insaponati o fare i tripli salti carpiati pur di portare avanti le nostre ragioni, attaccarci alle virgole e via discorrendo, siamo liberi di fare di tutto. Ti ho risposto ampiamente (e ti hanno risposto anche altri in modo anche più articolato del sottoscritto). E come si dice dalle nostre parti “Chi vole capì, capisce, chi nun vole capì, non capirà mai”.
    E’ inutile a questo punto insistere, perché abbiamo tutti capito che siamo su posizioni opposte e contrarie (su questo argomento). Sei fondamentalmente un genderista relativista. Nulla di male, nella vita ciascuno ha le sue idee e soprattutto ha diritto alle sue idee. Però non ci attacchiamo alle virgolette, non ci proviamo, sempre come si suol dire, a fare i furbetti. Ci siamo chiariti mi pare in modo esaustivo, molti non commentano ma leggono e si faranno la loro opinione.
    Per quanto mi riguarda scriverò altri articoli nel merito però per quanto concerne noi, cioè te e me, è inutile incaponirsi. Siamo su pianeti diversi ed è bene che ci restiamo (sempre su questo argomento, ovviamente)

  10. renato
    17 Settembre 2022 at 11:04

    Ogni gruppo al suo “politicamente corretto” con i conseguenti fenomeni pavloviani. Scontiamo il non essere un soggetto politico che si confronta con la realtà ma ancora una sorta di circolo culturale che ama discettare sull’essere e il divenire. Non che sia colpa nostra, è l’isolamento di cui siamo vittime che ci porta a questo. La vita è altrove. per chi volesse dare un’occhiata. https://www.dailymail.co.uk/news/article-11178747/Members-university-feminist-society-quit-safety-targeted-trans-activists.html

    • Fabrizio Marchi
      17 Settembre 2022 at 11:56

      Secondo me – anche se ti sarà difficile crederlo 🙂 – pecchi di presunzione e narcisismo.
      Il fatto che la tua posizione in questa comunità (che è anche la tua) non incontri consensi ti porta ad una simile conclusione, e cioè che saremmo anche noi prigionieri di una sorta di circuito interno politicamente corretto e di riflesso pavloviano.
      Se non è presunzione e autoreferenzialità questa non so cos’altro lo sia.
      Riflettici…
      P.S. scusa la franchezza ma mi costringi anche a sottolineare la debolezza delle tue risposte rispetto alla ricchezza delle critiche che ti sono state mosse.

    • Fabrizio Marchi
      17 Settembre 2022 at 15:45

      Aggiungo che il fatto che stiano esplodendo le contraddizioni all’interno del variegato mondo femminista, neofemminista, lgbt+ ecc. ecc. non significa prendere posizione per gli uni o per gli altri. Queste contraddizioni nascono comunque all’interno di quel mondo, è in quel brodo di coltura che sono cresciute e si sono alimentate.
      Forse tu proponi, per ragioni di opportunità politica, diciamo così, di appoggiare alcuni (gli lgbt e i sostenitori del gender) in funzione antifemminista tradizionale? Io personalmente non sono d’accordo perché sarebbe come appoggiare un delirio contro un altro, e non mi sembra la strada migliore. Mi pare però che dalle tue posizioni ci sia di più che una logica politica strumentale ma, appunto una sostanziale condivisione del postulato genderista.

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