Aleksandr Gel’evič Dugin, filosofo e politico, ha assistito al più atroce dei dolori: l’assassinio della figlia Darya Dugina assassinata in un attentato al suo posto. La figlia trentenne, come il padre, si dedicava alla filosofia, era sulle orme filosofiche del padre, forse ancora troppo giovane per intraprendere una prospettiva personale. L’attentato ha assassinato una pensatrice in formazione e nella psiche sicuramente ha devastato il padre. Il messaggio è naturalmente diretto a Putin. Si può ipotizzare che sia stato il governo ucraino il mandante, l’inchiesta, già avviata farà il suo corso, si spera.
Il governo ucraino ha smentito ogni coinvolgimento. L’attentato si è consumato, mentre la Crimea è attaccata dai droni ucraini. Si attacca la Russia ai confini e all’interno contemporaneamente, il fine è destabilizzarla. Se si leggono le cronache ucraine degli ultimi anni, non pochi giornalisti russi ed oppositori sono stati eliminati, si pensi a Oles Buzina, Viktor Janukovič, Stanislav Melnik ecc. molte morti restano sospette, ma la verità non è mai stata appurata.
Non vi è democrazia in Russia e non vi è democrazia in Ucraina, è un dato di fatto inoppugnabile. La democrazia langue in occidente, dove regna il politicamente corretto, i dibattiti non conoscono una vera dialettica, ma sono luoghi ideologicamente sterilizzati, nei quali le idee critiche e i programmi politici alternativi compaiono raramente tra interruzioni e tempi brevissimi nell’esposizione. Tutto è organizzato, in modo che le idee siano le più omologate possibili. Il nostro tempo storico ringhia ancora contro la filosofia, la cicuta è giunta fino a noi. La cicuta continua a scorrere e a uccidere filosofi e idee con l’arma del silenzio.
La morte della figlia dell’ideologo russo pone al centro un problema eterno nella storia della filosofia: il contrasto tra le idee e la politica. Dopo la morte di Socrate il 15 febbraio del 399 A.C. il divorzio tra filosofia e politica è diventato palese, si è creata una cesura che al momento sembra irrimediabile. La filosofia e le idee sono tollerate, se sono in linea con il potere e se sono accademiche, ovvero innocue presenze nel salotto delle oligarchie. La filosofia e le idee che osano rompere schemi, e osano individuare interlocutori politici sono oggetto di aggressione negli stati democratici come negli autocratici. Assistiamo con la globalizzazione liberista ad un diffondersi della tantalopolitica e del politicidio.
Ancora una volta le idee provocano reazioni violente, se si assumono la responsabilità di lottare nell’arena della storia. I mandanti non potevano tollerare, tanto più mentre si svolge un conflitto, che Mosca combattesse con la forza delle armi e delle idee. Per vincere non sono sufficienti le armi, è necessario l’armamento ideologico. Le valutazioni qualitative sulle idee di Aleksandr Gel’evič Dugin sono secondarie, il dato di fatto che dovrebbe turbare le democrazie è il tentato assassinio cruento e codardo di un loro nemico ideologico.
Il filosofo russo non ha ruolo decisionale in campo politico e militare, è sceso in campo, si è schierato e questo non gli è stato perdonato ed è stato fatale per la figlia, in primis, e per il padre. Sopravvivere per Dugin ad un simile attentato è, forse, condizione peggiore della morte.
Le idee vituperate e ostracizzate e talvolta ridicolizzate dall’economicismo imperante, dunque, se circolano e creano consenso provocano reazioni violentissime. Gli esseri umani per natura sono pensanti, il logos li connota, pertanto le idee non sono indifferenti agli esseri umani. Il dominio conosce bene il potere delle idee e le attacca, nel caso siano capaci di rimettere in gioco equilibri sociali e geopolitiche consolidate.
Dugin in questi anni non ha risparmiato critiche al liberismo, identificato come il male, in quanto mosso dall’illimitato che assimila e annienta. Nella sua filosofia il cielo è il limitato, la terra l’illimitato, per cui il cielo con la sua verticalità trascendente deve contenere l’avanzata terreste dell’illimitato. L’illimitato è alle porte della Russia ed ha abbaiato fortemente in una notte di fine estate.
Le democrazie dovrebbero mostrare scandalo per l’accaduto, in quanto la loro sostanza è la pluralità ideologica, invece tacciono, si limitano a ripetere le versioni ufficiali, non osano interpretare l’accaduto, non avanzano ipotesi, dicono, in attesa di dati certi. Costanzo Preve ripeteva che la filosofia è la segnalatrice del livello di democrazia in uno stato. Il silenzio in occidente segnala il pericolo, in cui versa una democrazia che ha scelto le armi alle idee per risolvere i conflitti internazionali.
Fonte foto: Agenpet (da Google)