Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
L’establishment ancora una volta ha vinto. A poco più di ventiquattro ore dalla crisi di governo il disegno politico appare sempre più chiaro. Il Pd , almeno una parte di esso, non ha mai avuto nessuna intenzione di presentarsi alle urne in coalizione con il M5S, o meglio lo avrebbe fatto alla sola condizione che esso fosse stato in posizione subordinata rispetto al PD partito guida della coalizione.
L’establishment economico finanziario e nazionale e non solo ha lavorato per altro e cioè per una coalizione di grande centro, neoliberale, europeista e globalista da contrapporre ad una di destra formata da Fratelli d’Italia, parte della Lega e parte di Forza Italia, ossia una coalizione di destra nazional – liberale. In sostanza il modello Macron importato in Italia con la differenza che questo modello arriva da noi quando già in Francia, come abbiamo visto alle ultime elezioni politiche, ha dimostrato di essere in affanno. Macron non ha la maggioranza per fare il governo e di quanto sta succedendo in quel paese, da noi nessuno ne parla.
Dicevo coalizione centrista a guida PD fatta da chi e da cosa lo evinco da una serie di dichiarazioni e di fatti. La Gelmini e Brunetta escono da Forza Italia, Marcucci chiede di aprire immediatamente ai due, la Boldrini scatenata che dichiara il “campo largo è morto” per finire con lo stesso Letta. Attorno al PD si aggregheranno i fuoriusciti del M5S, sia quelli guidati da Di Maio che i tanti sparpagliati in vari gruppi parlamentari e nel misto; Azione, Italia Viva, il Psi di Nencini, + Europa, Art. 1, Sinistra Italiana e qualche altra formazione che potrebbe nascere con Brunetta e la Gelmini, non bisogna dimenticare Sala e la Schlein e perfino le “Sardine”. Visto il sistema elettorale vigente anche le liste che prendono l’1% contribuiscono all’attribuzione dei seggi per cui tutto fa brodo.
Stando ai sondaggi questo blocco è in grado di competere con il centro destra che, come scrive Emanuele Felice sulla sua pagina FB già in campagna elettorale, bisogna chiamarlo semplicemente destra. Il blocco centrista così delineato non dico che possa vincere ma è sicuramente in grado di ridimensionare il risultato della destra fino al punto da non consentirgli di avere la maggioranza assoluta in almeno uno dei due rami del parlamento. Raggiungere questo obiettivo significa trattare dopo le elezioni in Parlamento per la formazione del nuovo governo; a quel punto può succedere di tutto. Se questo è lo scopo la campagna elettorale che combatteranno i due blocchi tratteranno tutti i temi possibili e immaginabili tranne quelli economici e sociali. Trattare questi temi significa far emergere come i due blocchi sono entrambi schierati a difesa degli interessi dell’establishment con il rischio di favorire il terzo incomodo ossia il M5S. Per cui il blocco centrista a guida PD metterà i pezzi forti della sua narrazione: DDL Zan, Jus Scholae, antifascismo, xenofobia, sovranismo, “fine vita” , parità di genere, la transizione ecologica non mancherà sicuramente ecc. ecc. Il blocco di destra a sua volta metterà in campo la solita narrazione sull’invasione degli emigranti, la questione sicurezza, il Reddito di Cittadina come sostegno ai fannulloni, il regionalismo differenziato, e questo per conquistare la maggior parte dei seggi che sono concentrati nel Nord.
Il confronto verrà guidato dai soliti media di regime i quali staranno ben attenti a far degenerare il confronto politico su temi economici e sociali. In sostanza assisteremo ad una campagna elettorale pessima nella quale si parlerà di tutto tranne che delle questioni che riguardano la carne viva di milioni di italiani.
Ultima cosa il M5S, il terzo incomodo che ha capito che stava per fare la fine dell’agnello da sacrificare a favore della coalizione centrista. Tanto la destra quanto il Centro aspettavano che il M5S facesse la mossa che ha fatto. La prima per andare subito al voto. e il secondo per liberarsi dell’incomodo In campagna elettorale il M5S deve diventare punto di riferimento per tutta quell’area politica e sociale che si muove a sinistra. Deve evitare di rimanere isolato presentandosi da solo, deve essere lui a proporre alla galassia di movimenti e partititi di sinistra di presentarsi coalizione. Cosa altrettanto importante, deve aprire al mondo Cattolico. Oggi il vero e unico oppositore al neoliberalismo tanto di Destra quanto di Centro è Bergoglio che non a caso viene continuamente attaccato dal mondo angloamericano e non solo. Conte viene da quel mondo, la Carta dei Principi del M5S ha in se molto della dottrina sociale della Chiesa. Aprire al mondo del volontariato cattolico sarebbe una cosa intelligente da fare. Il M5S non è affatto quella forza populista e irresponsabile che i media vogliono far credere. Il M5S a guida Conte è altra cosa da quello del “vaffa day”. Si caratterizza come movimento politico attento all’economia sociale di mercato, al comunitarismo olivettiano, alle questioni ambientali legata alla giustizia sociale, all’idea di beni comuni e alla dottrina sociale della Chiesa. Che sia così lo provano i provvedimenti varati dal governo Conte 2 , il sostegno dato alla Von der Leyen per essere eletta, la trattativa condotta in UE in merito al Nex Generation EU, ha una coscienza europeista ma anche nazionale, che sia attento alle questioni sociali lo provano il Reddito di Cittadinanza, la battaglia per il salario minimo orario, il comportamento tenuto durante la pandemia e lo stesso 110% dato a favore della ristrutturazione degli immobili.
Il M5S deve evitare accuratamente toni da barricata lavorando molto sulle questioni sociali e su temi etici sensibili. Se vuole aprire al mondo cattolico, deve stare molto attento a non farsi trascinare su posizioni estreme. In sostanza deve fare tesoro dei consigli del sociologo De Masi ed affidarsi ad un esperto del sistema elettorale ai fini della formazione della coalizione. Se non sbaglia la campagna elettorale il M5S , in coalizione, potrebbe attestarsi tra il 16 e il 20% dei consensi. A quel punto si potrebbero aprire scenari inediti rispetto alla formazione del nuovo governo con un potere contrattuale non indifferente. Perché attribuisco un range tra il 16 e il 20% al M5S? Deduco questo dato dalla storia elettorale del M5S. Dati come quelli del 2018 o come del 2014 , ossia il 32% e il 25% scaturiscono da contesti particolari. Realisticamente il M5S si è sempre mantenuto nel range che ho indicato per cui con una buona campagna elettorale in coalizione con due, tre liste potrebbe benissimo raggiungere il consenso che indico. La partita non è chiusa, chi vota destra si è già dichiarato, tra l’alta percentuale di indecisi la maggior parte aspetta di capire cosa farà il M5S e anche il PD. Importante è non sbagliare le mosse.
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