’assassinio di Shinzo Abe consumato da Tetsuya Yamagami, ex militare d’orientamento shintoista adepto della Chiesa dell’Unificazione, ha aperto la strada a diverse ipotesi di complotto le quali vedrebbero lo statista-reazionario giapponese nel mirino della CIA ‘’reo’’ d’aver aperto un canale diplomatico con la Federazione Russa. L’Occidente sprofonda nel caos della ‘’società della sorveglianza ‘’, nonostante ciò la matrice politica della morte dell’ex premier nipponico dev’essere rinvenuta nel rapporto intercorrente fra le sette religiose e la fase senile del capitalismo. La destabilizzazione degli ‘’stati vassallo’’ statunitensi è caratterizzata dall’intreccio di fattori endogeni ed esogeni dove l’attività delle intelligence diventano un segmento predominante, ciononostante la decomposizione del tessuto sociale dà margini di manovra anche ad elementi esterni: le sette religiose.
Le sette religiose, fase suprema del capitalismo
Lontano dall’immagine conferitagli dai media, il defunto statista giapponese completò una transizione politica ai vertici dello stato profondo: la vecchia destra fascio-shintoista, attraverso la mediazione della Chiesa dell’Unificazione, abbracciò il neoconservatorismo USA modernizzando la proiezione della lobby anti-cinese. Tokio non ha mai aderito al multipolarismo, ma con cinismo e nell’indifferenza ha promosso l’allargamento dei Nove Occhi in Asia proiettando nel ventunesimo secolo i crimini del Giappone imperiale.
L’estremismo religioso (nel caso giapponese di matrice shintoista) è sintomatico di una società allo sfacelo: l’adozione della shock economy neoliberista ha modernizzato negli ‘’stati vassalli’’ nuove forme di schiavismo che, nell’indifferenza della sinistra bianca (come viene chiamata dai comunisti cinesi), hanno contribuito a far assaggiare agli occidentali ciò che i colonizzatori per secoli sperimentarono nelle colonie. Capitalismo, disagio psichico ed estremismo religioso: l’interconnessione fra un ‘’modello’’ di sviluppo obsoleto con la psico-patologia politica nei prossimi anni potrebbe diventare il cofattore determinante che spingerà la borghesia anglofona ad istituzionalizzare il banditismo nel cuore delle città metropolitane Nato.
È estremamente difficile che Tetsuya Yamagami sia un utile idiota imbeccato dalla CIA: l’ipotesi d’un complotto esterno, alcune volte, è una scorciatoia che occulta la decomposizione dell’odierno capitalismo maturo il quale, incapace di modernizzare la propria soprastruttura integrando i ceti popolari, non può che generare settarismo evangelico, particolarismi etnico/religiosi ed il neonazismo radicato nei gangli vitali del deep state. A riguardo, quello che il marxista musulmano Roger Garaudy scrisse nei confronti del killer dello statista sionista Rabin è una riflessione decodificante gli eventi nipponici, prediligendo l’analisi sociologica alle semplificazioni giornalistiche:
”Ygal Amir, l’assassino di Isaac Rabin, non è un teppista e nemmeno un folle, ma una volta di più il prodotto dell’educazione sionista. Figlio di un rabbino, studente modello dell’università clericale di Bar Ilan vicino a Tel Aviv, infarcito degli insegnamenti delle scuole talmudiche, soldato d’élite nel Golan, aveva nella sua biblioteca la biografia di Baruch Goldstein (colui che assassinò, qualche mese fa, a Ebron, 27 arabi in preghiera presso le tombe dei patriarchi). Egli aveva potuto vedere alla televisione ufficiale israeliana il reportage sul gruppo Eyal (Guerrieri di Israele) che giuravano, sulla tomba del fondatore del sionismo politico, Theodor Herzl, di “uccidere chiunque cedesse agli arabi la “terra promessa” di Giudea e Samaria” (l’attuale Cisgiordania).
L’assassinio del presidente Rabin (come quello commesso da Goldstein) s’inscrive nella stretta logica della mitologia degli integralisti sionisti: l’ordine di uccidere, dice Ygal Amir “viene da Dio”, come ai tempi di Giosuè.’’
Fonte: “Le Monde” (AFP), 8 novembre 1995
Come disse lo storico Norman G. Finkelstein‘’Israele è uno stato pazzo’’. Distruggendo lo stato sociale, la borghesia metropolitana ha aperto la strada al banditismo del ventunesimo secolo: negli anni a venire, all’interno della ‘’società della sorveglianza ‘’, le intelligence potrebbero diventare protettori di bande armate di delinquenti nate spontaneamente nelle metropoli imperialiste. Israele è un Laboratorio dell’Impero: la Violenza quotidiana dei coloni è un editto talmudico nel Teatro degli Orrori della Knesset; uccidere una giornalista araba è legale?
Il politologo/sociologo Max Weber, nel saggio (meno conosciuto) Le sette e lo spirito del capitalismo spiegò come il regime di sfruttamento neo-mercantile s’avvalesse del settarismo e dell’occulto per dare ad ogni individuo un ‘’credito sociale’’ tenendolo sotto controllo. La società borghese, una volta approdata nella nuova Architettura di potere, ha bisogno d’integrare nel modus vivendi del sottoproletariato quella parte del ceto medio sbudellata dalla globalizzazione neoliberista: la violenza, il fenomeno delle gang e gli sproloqui dei predicatori diventano emblematici nella totalitarizzazione del quotidiano. L’omicidio politico e quello ‘’non politico ‘’ condividono la stessa dimensione economica: il capitalismo anglosassone.
La distruzione della ragione europea dev’essere contestualizzata come un processo di decomposizione politica, accelerata dai finanziamenti delle multinazionali USA alle lobby post-moderniste. Leggiamo quanto scrisse a riguardo il filosofo marxista Stefano Garroni:
‘’Potremmo dire che piazza dello Statuto, i comitati unitari di base e la forte carica internazionalistica, furono gli elementi che caratterizzarono l’aspetto ‘proletario’, e ‘rivoluzionario’ del 68. Con la sconfitta, però del maggio francese e il ricorso sempre più aperto e sanguinoso al fascismo da parte della classe capitalistica, né partiti comunisti ormai riformisti e profondamente penetrati di craxismo (o analogo), né un movimento giovanile, politicamente immaturo e ignorantissimo, seppero reggere il braccio di ferro con l’avversario di classe. Ché al contrario, le tipiche ideologie del decadentismo borghese (aborto, femminismo, droga, omosessualismo), apparvero (con l’opportuno intervento dietro le quinte –ma neanche tanto- delle grandi multinazionali, come in varie occasioni i Sovietici dimostrarono, senza trovare però un editore italiano, che osasse tradurli e pubblicali); questo magma di decadentismo e di cultura della morte divenne bandiera del ‘post-moderno’, di chi ormai aveva superato ogni tentazione di organizzazione politica e di disciplina leninista (cadendo però spudoratamente nella mitologia maoista. E’ vero Rossanda?). Naturalmente, com’è tipico della piccola borghesia, questo atteggiamento ‘antiburocratico’ si rovesciò nel proprio contrario e nacquero tante piccole sette staliniste, maoiste, bordighiste e così peggiorando.’’ 1
Una volta Bordiga scrisse che il capitalismo è come un sonnambulo che cammina verso il precipizio: la CIA è in grado d’assassinare un dissidente politico in qualsiasi parte del mondo, di organizzare una ‘’rivoluzione colorata’’ contro un presidente eletto e di trasformare un paese in un covo del Ku Klux Klan (es. Ucraina ed Israele), ma è totalmente incapace di prevedere gli eventi a causa della formazione meccanicistica dei suoi funzionari. Qualora il capitalismo senile dovesse sopravvivere nel mondo subito dopo la pandemia, l’Occidente nei prossimi anni potrebbe trasformarsi in un ‘’capitalismo a mano armata’’: l’assassinio diventerà il modo, più celebre, per regolare un contenzioso.
La dicotomia borghesia/oligarchia, ai vertici del deep state, ha proiettato l’Occidente nella ‘’società della paura’’, compromettendo la carica modernizzatrice delle Costituzioni antifasciste. La distruzione controllata dello stato nazionale riattualizza la celebre frase del marxista argentino Ernesto ‘’Che’’ Guevara: ‘’patria o morte’’.
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Fonte foto: alamy (da Google)