Proprio sotto casa mia stanno facendo dei lavori di riparazione della fogna che si è rotta. Costeranno circa un migliaio di euro per ogni condomino.
Al lavoro circa una decina di operai, di cui la metà rumeni. Scavatrice, martello pneumatico, piccone, pala, e soprattutto tanto tanfo e tanta merda. Il tutto sotto il sole e la calura implacabile di luglio.
Ogniqualvolta – e non voglio assolutamente fare retorica – assisto a situazioni del genere, penso a quanto sono stato fortunato nella vita che non ho mai dovuto fare mestieri di questo genere (e lavori di fatica nel complesso…) per guadagnarmi da vivere.
Penso a quanto sono fortunato quando mi lamento per i pochi spiccioli che percepisco per gli esami di maturità, per gli studenti casinisti o che non hanno voglia di studiare, per i genitori ossessivi o per quelli che se ne fregano, per i colleghi e le colleghe noiosi/e, per i programmi vecchi come il cucco, per le/i presidi rompicoglioni, per le pallosissime riunioni, per la quantità inutile di burocrazia, per la scuola “aziendalizzata” e sempre più culturalmente impoverita, per lo stipendio non certo gratificante (ma in proporzione molto più alto rispetto a chi fa certi mestieri come quello di cui sopra…).
Oppure penso a quando facevo il reporter e giravo per l’Italia e per il Medioriente, in quest’ultimo caso trovandomi a volte anche in situazioni “difficili”, diciamo così, per usare un eufemismo, comunque per pochi soldi. Ma andava benissimo così.
E fin da giovane, quando studiavo all’università, nel pieno degli anni ’70, quindi gli anni del conflitto sociale aperto, della lotta armata, mi chiedevo: ”Se mi fossi trovato nella stessa condizione di quegli operai, come avrei reagito? Che scelte avrei fatto nella vita? Avrei accettato di vivere quella condizione senza ribellarmi? Sarei diventato uno della mala o sarei entrato a far parte di qualche organizzazione armata?”.
Ma poi subito dopo mi dicevo che le mie erano le riflessioni di un piccolo borghese, sia pure di idee rivoluzionarie, e che bisogna trovarcisi nella vita in certe condizioni, magari con moglie e figli sulle spalle, per fare certi discorsi.
Fra le altre fortune che la vita mi ha concesso, ho avuto anche quella di avere un padre che mi ha allevato a coltivare il pensiero critico e a mantenere nello stesso tempo sempre salda la coscienza di classe, non tanto e non solo in termini ideologici e politici quanto umani, antropologici. Il messaggio era:” Da quel mondo proveniamo, ricordalo sempre, e di quel mondo restiamo comunque parte anche se oggi la nostra vita è fortunatamente agiata. Ricorda di agire sempre secondo coscienza” (e poi ci chiediamo a cosa servano i padri…).
Ah, quasi dimenticavo, ma è un particolare da niente. In quella buca sotto casa a scavare nel tanfo e nella merda ci sono solo uomini… Così, tanto per…