La vergognosa e criminale strage di migranti di Melilla avvenuta al confine tra Marocco e Spagna nella sostanziale indifferenza generale è un atto di accusa che gronda sangue nei confronti di tutti i governi e le classi dirigenti occidentali e di tutti quelli a loro servizio. Ma anche nei confronti delle tante persone indifferenti a questa tragedia pressochè quotidiana. Morire annegati nel Mediterraneo (o calpestati come animali, nel caso specifico) è diventata la norma, non fa neanche più notizia.
Si dice che i morti sono tutti uguali ma è falso. Ci sono morti di serie A e morti di serie B, così come ci sono migranti di Serie A e migranti di Serie B. Tutto dipende dal paese, dalla collocazione geografica e dalla condizione sociale in cui si nasce, dal colore della pelle e addirittura, tristemente e desolatamente, anche dal sesso a cui si appartiene.
I numeri – che non mentono mai – ci dicono che a morire di immigrazione sono poveri (nessuno emigra per gusto dell’esotico ma per la dolorosa necessità di dover sopravvivere, auspicabilmente meglio) e in larga maggioranza uomini.
Numeri oggettivi, freddi, che ci raccontano una verità completamente diversa da quella che ci viene raccontata quotidianamente da tutto il sistema mediatico, sia nelle sue varianti di “sinistra” che in quelle di destra. Perché nessuno, mai, osa affrontare certe questioni. Troppo scabrose, impossibili da affrontare per chi ha costruito ad hoc una verità artificiosa. Ma noi, irriverenti e spudorati, sappiamo e denunciamo che fa la differenza essere bianchi o neri, ricchi o poveri (in questo caso il problema non si pone perché i ricchi non hanno bisogno di emigrare), ucraini o africani, uomini o donne. E chi lo nega è soltanto un ipocrita.
Per questo sbattiamo in faccia la verità – che non è mai rassicurante – a tutti coloro che per ipocrisia, opportunismo e quieto vivere, fingono di non conoscerla e voltano la faccia dall’altra parte.
Numeri raggelanti. Verità che corrodono.
Fonte foto: Huffington Post (da Google)