Scuola di guerra

Il 27 maggio 2022 termineranno l’esercitazione  “Mare aperto”, esercitazione militare ad ampio raggio a cui partecipano 42 studenti universitari con i loro docenti. Tra gli obiettivi vi è lo sviluppo delle capacità del velivolo di 5ª generazione F-35 B.

La manipolazione del linguaggio è evidente già nel titolo, l’esercitazione militare definita “Mare aperto” è chiaramente un’assurdità logica. Nessuna azione militare ha mai aperto i confini, piuttosto li ha chiusi, determinati e controllati. L’abitudine ad utilizzare parole che evocano concetti positivi per mettere in atto azioni di aggressione è ormai parte della propaganda nichilista. Si pone in essere un cambiamento antropologico e ciò non può iniziare che con l’abituare ad associare azioni eticamente discutibili a parole buone, in tal modo il bene e il male sono sovvertiti, si confondono fino a scomparire nel “mare dell’indifferenza”. Le nuove generazioni imparano, in siffatta maniera, a percepire e vivere il mondo secondo la cornice ideologica liberista, sono allineati al sistema, si vorrebbe che combaciassero con esso: la pace diventa guerra e la guerra pace. La manipolazione dei significati entra nella psiche, riconfigura la vita emotiva, orienta l’apparato percettivo a cogliere gli atti di guerra come normali e benefici. Il sovvertimento vorrebbe essere totale al punto che studenti e professori che dovrebbero durante il loro percorso formativo essere educati alla pace ed a testimoniarla nella vita professionale, privata e pubblica sono incoraggiati a partecipare ad esercitazioni di guerra, in un momento storico in cui si rischia la terza guerra mondiale. La guerra non è solo affari, ma anche opportunità di carriera. Ancora una volta è l’intero impianto costituzionale italiano ad essere ridotto a carta straccia. La Costituzione è nel suo impianto assiologico cultura della pace e della comunità: il rispetto delle differenze e della volontà dei singoli è all’interno di un quadro etico volto alla formazione e alla partecipazione. Essa ha lo scopo di consolidare e difendere la cultura dialogica per neutralizzare in modo consapevole la guerra.  Studenti e professori che per carrierismo o ignoranza etica partecipano all’operazione militare sono il sintomo della violenta penetrazione delle strutture liberiste e militari nel tessuto formativo. Il numero esiguo di studenti non deve ingannare: gli atei che hanno usufruito dell’opportunità utilizzeranno il successo formativo nella lotta aziendale per gli iscritti. L’esperienza formativa farà gola agli studenti educati al carrierismo, poiché i privilegiati potranno inserire nel curriculum professionale, pertanto le università che hanno inviato i loro studenti all’esercitazione saranno oggetto di un potenziale aumento degli iscritti. Se le Università possono tranquillamente duellare per inviare i loro clienti nelle esercitazioni di guerra senza che nulla accada, ciò è dovuto alla lunga formazione aziendale ed individualista a cui gli studenti sono sottoposti.

La guerra e le armi non saranno giudicate nella loro tremenda verità, non saranno oggetto di contestazione e discussione, ma gradualmente gli ultimi residui di resistenza alla cultura militare saranno trascesi, pertanto la guerra e le armi saranno vissute semplicemente come un’opportunità di crescita professionale. L’individualismo aggressivo è il risultato finale, allo studente sarà indifferente il fine geopolitico dell’esercitazione, ma gli interesserà unicamente il suo curriculum, il resto sarà giudicato con indifferenza. Stiamo formando cittadini alla cultura della guerra con la benedizione delle istituzioni che dovrebbero formare alla pace e al dialogo. Nulla può essere più inquietante che questo tentativo di mutazione genetica di un’intera generazione con la complicità di accademici, i quali, probabilmente, stanno anch’essi egualmente cogliendo l’occasione per un avanzamento di carriera e di visibilità. Le Università che hanno dato il consenso a tale opportunità sono:  l’università degli studi di Bari, l’università di Genova, la Libera Università Internazionale degli Studi Sociali (LUISS) di Roma, l’università per gli stranieri di Siena, l’università Sant’Anna di Pisa, l’università Federico II di Napoli, l’università di Trieste, l’università La Sapienza di Roma, l’università Ca’ Foscari di Venezia, l’università degli studi Alma Mater Studiorum di Bologna e l’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Con l’articolo 11 si vogliono cancellare anche gli articoli 2 e 53. La comunità è vitale, è luogo dove si impara la solidarietà se ciascuno contribuisce alla vita comunitaria secondo le sue possibilità. Formare cittadini alla normalità della guerra e spingerli al carrierismo acquisitivo significa diseducarli alla solidarietà comunitaria senza la quale non vi è bene per nessuno, ma solo “guerra strutturale” da declinare in molti modi. Il silenzio delle istituzioni, dei formatori e degli stessi studenti induce a ipotizzare la competizione liberista è ampiamente entrata nei paradigmi cognitivi di molti, è diventata strutturale, ciò malgrado gli effetti anticomunitari di tali pratiche non potranno che palesarsi in tutta la loro verità molto presto. Gruppi di resistenti agiscono per denunciare il traviamento del sistema formativo, non bisogna demordere, ora, che il pericolo diviene sempre più evidente. L’ora oscura della storia non è eterna, ma è necessario continuare a coltivare il semenzaio da cui germoglierà una nuova coscienza  collettiva.

Al via la seconda fase dell'esercitazione Mare Aperto 2018 - ForzeArmate.org

Fonte foto: da Google

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