Gli Stati Uniti, e il Partito Democratico più di quello repubblicano, sono
oggi il maggior attore alla base delle gravi tensioni geopolitiche che attraversano la scena internazionale, in quanto avversano, programmaticamenre e con ogni forza e mezzo, la transizione al multipolarismo.
Dire questo non ha nulla di antiamericanismo preconcetto, sarebbe come dire che è antiamericanismo affermare che gli Stati Uniti fomentarono e sostennero il golpe cileno. In entrambi i casi, infatti, il secondo consegnato all’acquisita valutazione storica, il primo riferito a eventi in corso di svolgimento, siamo sul piano della realtà osservabile. Se proprio si devono scomodare paralleli storici, che siano i più pertinenti. Per altro il golpe cileno è l’archetipo dell’alleanza oggettiva tra il grande capitale statunitense ed estrema destra, destinata a ripetersi e leggibile anche nello scenario ucraino.
Chi inorridisce ascoltando Lavrov dovrebbe prestare un orecchio più attento alle dichiarazioni di Biden, che appare fuori di senno. Tuttavia, la lettura psicologistica, che si parli di Putin o di Biden, quando si tratta di politica estera è meno rilevante delle continuità osservabili. Biden potrà anche aver avuto una degenerazione senile, ma le sue posizioni sono in coerenza con gli espliciti obiettivi della politica estera degli Stati Uniti fissati con chiarezza fin dal principio della sua amministrazione. Inoltre Biden era vice-presidente e Obama presidente all’epoca dei fatti di Maiden e dell’ingerenza degli Stati Uniti nel passaggio istituzionale che portò nel 2014 all’insediamento di un governo filo-occidentale, alla crisi del Donbass e all’avvio della destabilizzazione dell’Ucraina. La regia politica del colpo di Stato del 2014 fu affidata a Victoria Nuland, la risposta statunitense all’annessione russa della Crimea a seguito del referendum del 2014 fu affidata a Antony Blinken e predisposta con lo scopo di ottenere il massimo irrigidimento delle posizioni reciproche tra Mosca e Washington. Fu avviata la destabilizzazione dell’Ucraina.
Nuland e Blinken sono entrambi stati “promossi” dall’amministrazione Biden: Blinken è Segretario di Stato, Nuland Sottosegretario di Stato per gli affari politici.
La senescenza può rivelare più di quanto non distorca. C’è piena continuità nella linea delle due amministrazioni democratiche Obama-Biden e Biden-Harris. Tra le due, Trump in politica estera è stata a confronto una ballerina classica. Nella dichiarata linea anti-russa dell’amministrazione Biden, il quadrante russo-ucraino è considerato strategico dal giorno 1. Non si tratta di interpretazioni, si devono leggere le loro dichiarazioni. Non lo dico io, lo dice Nuland.
Parlare di antiamericanismo preconcetto per non vedere che gli Stati Uniti sono un attore disastroso nella scena internazionale significa non voler vedere la realtà delle cose e costituisce, quando proviene da sinistra, una forma di acuta sudditanza culturale, un caso eclatante di colonialità. Si tratta di osservare restando liberi. Non siamo noi a essere antiamericani, sono gli Stati Uniti ad aver deciso di non mollare, a nessun costo, lo scettro unipolare. Con buona pace del cretinismo di chi sostiene che questo significhi “giustificare Putin”, la lucida osservazione del ruolo che gli Stati Uniti, e i democratici con particolare fanatismo, pretendono ostinatamente di continuare a giocare non annulla nessuna delle gravi responsabilità e degli errori di Putin. Sono tra quelli che considerano evidente che anche Putin sia imperialista nello spazio geopolitico ex-sovietico, ma all’imperialismo americano deve essere riconosciuta con chiarezza una portata globale più ampia. Esso si contrappone
alla Federazione russa come obiettivo intermedio e alla Cina come obiettivo primario e principale competitor globale. È una strategia, per altro, talmente esplicita che non volerla vedere richiede capacità e sforzi notevoli.