Il colpo di stato statunitense in Pakistan non è soltanto un caso di colonialismo diretto USA contro una grande nazione islamica ‘’non allineata’’, ma rappresenta il rilancio della dottrina della ‘’guerra eterna’’ in Asia: l’asse sino-pakistano era un perno antimperialista per la liberazione dell’Eurasia.
Il terrorismo nord-americano sta incendiando l’Eurasia: gli allievi dell’ideologo Leo Strauss hanno rilanciato lo stragismo in Moldava sperando d’obbligare Mosca ad estendere l’Operazione Z: il lanciarazzi RPG da cui è partito l’attacco, secondo alcune fonti accreditate 1, è di provenienza NATO. Non si tratta (soltanto) di rovesciare un regime anti-statunitense, ma di far sprofondare una intera area geografica nel caos. Il golpe pachistano non deve essere letto come un rilancio del colonialismo diretto, piuttosto come un aggiornamento alle necessità strategiche dell’imperialismo USA nel ventunesimo secolo.
La dottrina di Imran Khan: una politica favorevole agli interessi nazionali del Pakistan
Il presidente Khan ricostruì, in una prospettiva capitalista, lo stato sociale islamico, riposizionando Islamabad come ‘’capitalismo nazionale’’ semi-indipendente. La cooperazione con Kabul e Pechino negli ultimi mesi era diventata strategica attraverso gli accordi sul gasdotto Pakistan Stream (PSGP) e PAKAFUZ, chiave per l’indipendenza energetica di un’ area geografica storicamente ‘’ridotta all’osso’’ dagli anglosassoni.
Khan rifiutò (coraggiosamente) d’ospitare le basi militari USA dopo la catastrofica disfatta di Washington in Afghanistan e respinse le pressioni diplomatiche europee dinanzi la richiesta/ordine di condanna dell’Operazione Z: ‘’Siamo vostri schiavi?’’, con questa domanda lo statista islamico ha ribadito che la sovranità nazionale è il perno per abbandonare l’unilateralismo passando ad un mondo multipolare. Nel 2019 mise la questione del Kashmir al centro della sua politica estera, galvanizzando le popolazioni musulmane contro Nuova Delhi e dando inizio ad una campagna globale di contrasto dell’islamofobia: la situazione pakistana deve essere letta come una proiezione della geopolitica sionista, ovvero l’Asse Tel Aviv – Nuova Delhi, nel cuore dell’Eurasia.
Per i comunisti pachistani Khan ha aperto la strada a Washington
Il Partito comunista pachistano ha attribuito la violenza del golpe ad alcune ambiguità dell’ex presidente:
- Le organizzazioni sindacali e comuniste non sono mai state riconosciute, al contrario Khan si è limitato a rilanciare l’anti-americanismo della sinistra di classe senza subordinare la geopolitica ad un programmazione sociale radicale.
- Alcuni oligarchi dalla doppia cittadinanza, pachistana-statunitense, hanno monopolizzato le leve economiche del paese ostacolando l’abbandono del neoliberismo: lo stesso antimperialismo di Khan si è rivelato, quanto meno, imperfetto.
I comunisti pachistani hanno rilevato alcuni presupposti, strutturali (economici) e sovrastrutturali (politici-istituzionali), che hanno permesso ai militari filo-statunitensi di trasformare il paese in uno stato clientelare:
‘’Il PCP è dell’opinione che, a causa delle indescrivibili condizioni economiche del paese, la classe dominante è stata messa in difficoltà per la mancanza di fondi per sostenere la sua vita di stravaganza e di lusso, situazione che li ha spinti a darsi la zappa sui piedi. Qui il benessere e la ricchezza pubblica non si vedono. È meglio che le masse non si aspettino nulla di buono da questi saccheggiatori e contrabbandieri che appartengono all’élite dirigente politica e apolitica. Non sono la sostanza che porta conforto e benessere nella vita della gente comune. Non possono risolvere gli annosi problemi di disoccupazione e inflazione. Aspettarsi che questi capitalisti al potere e queste forze sfruttatrici li mettano sulla via del progresso e della prosperità non è altro che chiedere la luna, come dice l’antico proverbio.
È ora che le masse si rendano conto che la politica è basata sulla classe e che i partiti politici non sono altro che i rappresentanti di classe di colori diversi. I partiti parlamentari sono in quanto tali i partiti rappresentativi degli aristocratici, dei signori feudali, dei proprietari di possedimenti, dei padroni, dei banchieri e dei capitalisti. Tali gruppi possono arrivare a qualsiasi grado di meschinità e brutalità per entrare nei corridoi del potere. La cricca dei generali con il passare del tempo si è evoluta in una classe a sé stante. Tutte queste classi e gruppi si occupano di questioni e problemi popolari per indurre le masse a votare a loro favore alle elezioni.
Queste circostanze non ci lasciano altra scelta che sollevarci in rivoluzione contro tutte queste forze sfruttatrici. Solo una rivoluzione può portarci a costruire il socialismo e portare il potere della classe operaia e delle masse. Solo il socialismo può consentire un vero stato sociale con istruzione gratuita, strutture sanitarie e lavoro per tutti. Nello stato socialista le risorse del paese sono usate per il miglioramento e lo sviluppo del suo popolo, non per l’armamento e il mercimonio.’’ 2
L’eredità multipolare di Khan non potrà mai essere smantellata (come ha scritto l’analista strategico Andrew Korybko 3), ciononostante la geopolitica non deve diventare una protesi ideologica per nascondere il carattere obsoleto del modo di produzione capitalista: la borghesia nazionalista (a cui appartiene Khan, in aperto contrasto con l’oligarchia anti-nazionale) non è (più) nelle condizioni di risolvere, da un punto di vista neo-borghese, il problema della sovranità nazionale e del rilancio della dignità patriottica. Korybko, al contrario dei marxisti pachistani, dà una rilettura generosa dell’operato dello statista musulmano:
‘’È difficile prevedere cosa succederà in Pakistan, un paese che è sempre stato caratterizzato da intrighi politici e improvvisi cambiamenti radicali che spesso prendono molti alla sprovvista, ma è chiaro che l’eredità multipolare di Imran Khan non potrà mai essere completamente smantellata. Ha lasciato il segno nel suo popolo, che ora è ispirato dall’esempio che ha dato durante il suo mandato, soprattutto per quanto riguarda il ripristino del loro orgoglio e il rispetto del mondo per il loro paese. Per quanto imperfetta sia stata la sua premiership, non si può negare che abbia avuto un impatto immenso in termini di rimodellamento delle percezioni in patria e all’estero, anche attraverso la sua politica di sicurezza nazionale multipolare.’’ (Ibidem)
La lotta contro l’islamofobia ha avuto un impatto immenso nella coscienza delle masse popolari di una delle nazioni più popolose del pianeta. L’establishment statunitense non può cancellare l’eredità dei leader non allineati: l’anti-americanismo è la lotta di classe del ventunesimo secolo, l’unico modo che la Nazione ha, davanti la violenza della dottrina Rumsfeld/Cebrowski, di rimanere in piedi.
https://www.voltairenet.org/article216680.html
https://www.resistenze.org/sito/te/po/pk/popkmd19-025141.htm
https://comedonchisciotte.org/leredita-multipolare-di-imran-khan-non-potra-mai-essere-completamente-smantellata/
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