Introduzione
In questo articolo proverò a rovesciare uno dei principali dogmi sionisti, ossia la contrapposizione di Israele alle forze di matrice neofascista ed antisemita. Il mio studio conduce ad esiti opposti: Israele è un alleato dell’antisemitismo e del neo-mussolinismo, posizione impegnativa che argomenterò dividendo questo intervento in più parti che trattano, in modo distinto, due questioni fra di loro complementari: (1) nella prima parte del mio intervento farò una analisi molto generale del sionismo, analisi che si integra con le cose che ho detto altrove con maggiore puntualità (Stefano Zecchinelli, Il sionismo ideologia imperialistica del XXI secolo, L’Interferenza.org); (2) nella seconda parte del testo parlerò dei rapporti di Israele con diverse forze (sia statuali che di movimento) neofasciste e spesso antisemite. L’articolo sarà breve ma nello stesso tempo si baserà su documenti difficili da contestare e su prove certe e rigorose.
Che cos’è il sionismo ?
Il sionismo poggia, essenzialmente, su tre principi: (1) il legame delle elite dominanti ebraiche con alcune fazioni particolarmente forti del capitalismo transazionale; (2) l’influenza politica della lobby ebraica. E’ risaputo che qualsiasi politico che negli Usa voglia fare carriera deve legarsi a questa lobby. La lobby, inoltre, come ha spiegato Manuel Freytas (consiglio a tutto la lettura del saggio Il potere occulto: dove nasce l’impunità di Israele, testo facilmente reperibile), controlla anche gran parte dei mezzi di comunicazione negli Usa come in Francia (su questo punto rimando alla lettura di Roger Garaudy); (3) l’immensa macchina burocratico repressiva e militare di Israele.
Tutto questo, oggi, fa di Israele ia testa di ponte del terrorismo imperialistico mondiale, come hanno già detto eminenti studiosi come, ad esempio, James Petras e Nestor Kohan. Affermazione forte che presto verrà dimostrata con chiari riferimenti.
Lo Stato di Israele poggia, principalmente, su due protesi ideologiche: (1) il revisionismo giudaico (la ‘religione reale’ di quello che viene definito ‘popolo ebraico’); (2) la religione dell’olocausto (il culto immaginario che fa da alibi ai sionisti per i loro crimini compiuti contro il popolo palestinese).
Mi preme ricordare – in virtù del richiamo al giudaismo – che molti antisionisti, coraggiosi ed onesti, sono ebrei religiosi come i Naturei Karta che considerano Israele ‘una bestemmia contro Dio’. Lo stesso Martin Buber affermò che i sionisti sono andati nella Terra di Palestina come dei colonialisti diventando un baluardo dell’imperialismo occidentale. La condanna del sionismo quindi non lascia spazio ad ideologie equivoche che non troveranno mai voce nel campo antimperialista.
Molti sprovveduti riconducono il sionismo, solo ed esclusivamente, a questione religiosa: nulla di più falso. Per contrastare questa tesi è opportuna una citazione tratta dallo studio di un grande marxista ebreo, combattente antifascista morto in un lager nazista, Abram Leon: ‘Il sionismo non ha mai posto seriamente i seguenti quesiti (il ritorno nella loro antica patria): perché durante questi duemila anni, gli Ebrei non hanno mai realmente tentato di tornare nel loro paese? Perché è stato necessario aspettare fino alla fine del XIX secolo perché Herzl riuscisse a convincerli di questa necessità? Perché i predecessori di Herzl, come il famoso Sabbatai Zevi, furono trattati da falsi messia? Perché i seguaci di Sabbatai Zevi furono perseguitati fieramente dal giudaismo ortodosso?’ (Abram Leon, Il marxismo e la questione ebraica, Ed. La giovane talpa).
Mi scuso per il frequente ricorso a citazioni ma, per analizzare con metodo scientifico l’imperialismo israeliano e valutarne la sua dimensione, è importante fare ricorso a delle conoscenze storiche acquisite.
La studiosa Myriam Abraham, in un articolo molto documentato, ha chiarito che l’accordo fra l’hitlerismo ed il sionismo riguardava ‘Soltanto gli Ebrei provvisti di un “Certificato Capitalista” emesso dalle autorità britanniche e che provava che essi possedevano l’equivalente di 5.000 $ erano autorizzati a emigrare in Palestina. Oltre al fatto di colonizzare la Palestina, quest’Accordo di Trasferimento ha permesso ad alcuni Ebrei definiti “emigranti potenziali” di proteggere i loro beni in questi conti bancari speciali ai quali essi non avevano accesso che acquistando e vendendo dei prodotti tedeschi. Questi conti “di emigranti attivi e potenziali” rappresentavano milioni di Reichsmark sia per i Nazisti sia per i Sionisti’.
Che cosa c’entra la religione in tutto ciò? Ben poco. Abbiamo, in realtà, un accordo fra due forze imperialistiche e terroristiche (i nazisti ed i sionisti) per la colonizzazione di un certo territorio. Il lettore non deve farsi impressionare per il fatto che chiamo così di frequente i sionisti terroristi dato che la mia posizione è la stessa espressa da personalità ebraiche del calibro di Eric Fromm. Il seguito dell’articolo chiarirà gli argomenti.
Potevano emigrare gli ebrei muniti di un Certificato Capitalista – dice l’ Accordo – che avrebbero “rubato“ ai palestinesi le loro terre. Un chiaro progetto di espansione neocoloniale ben dimostrato e che nessuno storico filo-israeliano ha mai potuto smentire.
Sintetizzo la mia tesi sul sionismo: il sionismo è una ideologia pan-imperialistica che nasce in seno al colonialismo britannico e, alla fine dell’ ‘800 col Congresso di Berlino, getta un ponte verso la borghesia burocratica e militaristica tedesca. Qui viene coniato il perverso concetto di terre nullius, ossia terre di nessuno, che ispirò forze di matrice liberal-imperialistiche e fasciste. Israele è una testa di ponte del colonialismo occidentale e del White Power (Potere Bianco), ma il vero potere del sionismo borghese sta a Washington più che a Tel Aviv, sta laddove ci sono i centri della finanza mondiale. In ciò consiste la pericolosità di tali gruppi dominanti di estrema destra ed antidemocratici.
I costruttori di Israele e lo stragismo neofascista
Un altro mito duro a morire è quello dell’antifascismo sionista (da non confondere con l’antifascismo ebraico che ci fu e fu anche eroico).
Perché nessuno ricorda che terroristi sionisti come Jabotinski, Sharon e Begin furono ammiratori di Hitler e Mussolini? L’attentato all’Hotel King David, guidato nel 1946 dall’allora terrorista Begin (riconosciuto da tutte le autorità britanniche come tale), provocò la morte di diciassette ebrei, eppure Begin divenne capo di Stato in Israele. Non fu questa una strage antisemita (dato che morirono degli ebrei) portata a termine dai costruttori del futuro ‘Stato ebraico’? Di certo l’ideologia ufficiale ha grossi problemi a rispondere a questa domanda.
Senza ricorrere a citazioni che dimostrano l’affinità della destra sionista col fascismo e col nazismo (Mauro Manno le ha raccolte in un opuscolo intitolato La vera natura del sionismo) oppure senza esagerare sul Lehi (i militaristi al servizio di Jabotinsky) che venne inglobato direttamente nelle SS naziste nel 1941, faccio notare che l’esempio riguardante l’attentato all’Hotel King David è molto eloquente. A questo punto chi usa la comparatistica come metodo di analisi storica dovrebbe capire che lo stragismo è stato il perenne collante fra la prassi del sionismo bellicoso (revisionismo ebraico) e quello del neofascismo filo atlantico. Pertanto Begin non è diverso da Junio Valerio Borghese e Stefano Delle Chiaie; sono soggetti simili, quasi fratelli.
Lo stesso massacro di Deir Yassin, che impressionò Albert Einstein (ma certamente non il laburista massone Ben Gurion), somiglia in modo raccapricciante alle mattanze hitleriane nei territori occupati. Gesti di pura crudeltà che la storiografia sionista, non potendoli negare, li ha prontamente giustificati come si evince dalla lettura dei libri di Benny Morris uno dei Nuovi Storici in Israele. ‘Popolo eletto’ e ‘Nazione eletta’, ricollegandosi ai motivi che portarono i colonialisti nord-americani a sterminare i pellirossa. Quale legittimità democratica avrebbe tutto questo?
Israele, le sue ambiguità ed i legami con le dittature militari
Israele dice di difendere gli ebrei nel mondo (di certo non in patria date, visto le draconiane politiche neoliberiste interne) quando in realtà si è spesso trovata alleata con regimi filo-nazisti ed anti-semiti.
Il marxista argentino Nestor Kohan ci ricorda che ‘La colaboración del estado de Israel —venta de armas, votos de la dictadura a favor de Israel en Naciones Unidas, etc.— con la dictadura militar, genocida y antisemita del general Videla no fue una excepción. Lo mismo hizo con otros regímenes fascistas o de extrema derecha como los de Augusto Pinochet (que usaba el uniforme nazi) en Chile, Anastasio Somoza en Nicaragua o el régimen neonazi del apartheid en Sudáfrica. Todos estrechos aliados, como Israel, de la cabeza madre de la serpiente extremista, el estado norteamericano: USA. ¿Una casualidad?’.
Che cosa c’entra con l’antifascismo l’appoggio a Somoza, Pinochet, Uribe ed i narcotrafficanti latino-americani ? E’ vero quello che dice Kohan: “tutti gli alleati fascisti (come dovrei definire Videla che era un grande lettore di Hitler?) dell’entità sionista sono fantocci del serpente statunitense”.
Dei 30.000 desaparecidos argentini circa 2.000 erano ebrei ma Israele, a quanto pare, usa in modo molto selettivo l’accusa di antisemitismo. Nessun governante sionista ha definito Videla antisemita, anzi hanno sempre rivendicato i legami (principalmente dettati dalla Fondazione Rockefeller che patrocinava la giunta militare argentina) con il regime militare argentino.
Lo ‘Stato ebraico’ non solo appoggiò le dittature latino-americane ma diede man forte ai colonnelli in Grecia ed alla dittatura turca. Fonti inoppugnabili ci dicono che se in Italia il Golpe Borghese fosse andato a buon fine, il regime israeliano, avrebbe prontamente riconosciuto la dittatura in spregio della nostra Costituzione antifascista.
Vediamo, brevemente, con chi si è relazionato lo ‘Stato ebraico’ all’interno del nostro paese.
Israele, l’estrema destra italiana e gli onnipresenti neofascisti
Ricordo che già nel 1967 la destra italiana, principalmente il Movimento Sociale Italiano, appoggiò lo Stato sionista definito un ‘bastione dell’occidente contro l’avanzare della negritudine’. Una posizione razzista tipica del mondo neofascista. Pino Rauti, fondatore del centro studi Ordine Nuovo (non si può non condividere la definizione della giornalista Stefania Limiti che ha parlato di Ordine Nuovo come Servizio Segreto Clandestino), esaltò tale posizione applaudendo i ‘centurioni di Israele’ difensori della civiltà occidentale.
Michelini e Rauti, di certo, hanno riconosciuto nell’esercito israeliano la stessa caratura morale delle orde naziste che hanno invaso l’Unione Sovietica. La storia si ripete e dopo la tragedia viene sempre la farsa. Quale farsa più grande del neofascismo italiano?
Non solo Rauti, ma Franco Freda, Adriano Tilgher e l’infiltrato Mario Michele Merlino erano frequentatori dei centri dello spionaggio israeliano (chi coordinava l’Aginter Press in Italia?). Vincenzo Vinciguerra ha documentato le loro ambiguità, ambiguità che non cessano nemmeno ora a causa delle formazione culturale ambigua dei personaggi appena citati.
Giulio Caradonna – uno squadrista che più volte attentò alla vita di Giuseppe Di Vittorio – mise a disposizione della Comunità Ebraica (sionista) di Roma la gioventù missina ed il rabbino di destra, Elio Toaff, lo ringrazio tramite una lettera.
Fu sempre Caradonna a fare il primo viaggio in Israele (circa vent’anni prima di Gianfranco Fini) ed a dire che i neofascisti sono ‘nettamente schierati con le ragioni dello Stato ebraico, che si appellano al filo sionismo di Mussolini e ribadiscono la radicale differenza tra lo sterminio hitleriano e quanto accadde in Italia…’. Israele trovò nel MSI un alleato fedele ed affidabile, Caradonna l’ha confermato in ogni occasione.
Ma spostiamoci ancora più a destra e leggiamo le parole del ‘papa nero’, il filosofo Julius Evola, principale riferimento dell’estrema destra mondiale (in Italia venerato dall’ambiguo Maurizio Murelli):
‘L’ebreo è uno sradicato; non è pericoloso l’ebraismo tradizionale, bensì quello che non ha né patria né punti di riferimento’, ed ancora ‘Se esistono degli ebrei pericolosi, non sono quelli di Israele, che lavorano, si organizzano, testimoniano di straordinarie virtù militari; sono quelli delle metropoli occidentali, che grazie alla democrazia hanno le mani libere. Se oggi qualcuno vuole porre il problema ebraico arriva troppo tardi, esso non esiste più. Come Le ho detto, il problema della razza ‘interiore’ è molto più importante ai miei occhi; e gli atteggiamenti per i quali si riteneva l’ebreo indesiderabile sono oggi diffusi presso i bravi Ariani, che sarebbe ingiusto ed ingiustificato operare una discriminazione’.
Insomma i nemici erano altri. Era questa, del resto, la linea di Ordine Nuovo (Rauti) ed Avanguardia Nazionale (Delle Chiaie); lotta contro i popoli colonizzati, appoggio al ‘colonialismo latino’ (definizione di Rauti), alleanza tattica con la NATO. Insomma, un neofascismo atlantico di servizio.
Israele, la scusa dell’antisemitismo ed una democrazia senza fondamenta
Israele nasce con il contributo degli ebrei filo-fascisti che fecero perseguitare gli ebrei assimilazionisti vicini al movimento operaio. Le ragioni di tale odio sono politiche e sociali dato che il sionismo rappresenta gli interessi della grande borghesia ebraica.
In Spagna gli ebrei antifascisti combatterono coraggiosamente nelle Brigate Abram Lincoln, distinguendosi per coraggio e spirito di lotta, mentre i sionisti appoggiarono economicamente e politicamente Francisco Franco.
Ricordo anche che l’antisemita Leon Degrelle fondatore del rexismo belga, collaborò con la NATO diventandone un apologeta a seguito della militarizzazione della Spagna e con forze filo-israeliane contro il movimento socialista pan-arabo. Combattenti del Fronte di liberazione nazionale algerino hanno denunciato i rifornimenti che Israele diede all’OAS, una organizzazione terroristica composta dai reduci più violenti della Repubblica di Vichy. Passaggi storici gravi occultati al dibattito pubblico.
Israele dice di difendere la cultura ebraica eppure lo jiddish non viene parlato al suo interno. Usa il giudaismo come protesi ideologica ma, gran parte degli israeliani, sono atei o comunque non praticanti. La verità, invece, è che l’entità sionista ha trovato la collaborazione di gruppi di rabbini perversi che hanno revisionato il giudaismo adattandolo alle necessità espansionistiche della macchina bellica israeliana.
Lo ‘Stato ebraico’ è, come lo furono la Rhodesia e la Germania nazista, uno Stato etnico, privo di una Costituzione e che non ha mai consegnato i suoi confini all’ONU (cose c’è di legittimo in questo?). In Israele non esiste una sinistra, i laburisti (o quelli che si dicono tali), si sono macchiati di crimini orrendi verso il popolo palestinese. Detto questo i rabbini revisionisti hanno appoggiato, dalla metà degli anni ’70, l’ascesa di quei partiti di destra, il Likud, che Hannah Arendt aveva indicato come gli eredi dell’hitlerismo.
Ma esiste davvero un legame fra l’antisemitismo ed Israele ?
In Europa giornalisti poco informati dimenticano che anche gli arabi sono semiti. La coerenza dovrebbe spingerci a ritenere il comportamento dell’entità sionista, quindi, di contro, antisemita.
Israele è un regime illiberale: (1) ha silenziato Ilan Pappe il quale ha documentato la pulizia etnica della Palestina; (2) ha diffamato storici come Shlomo Sand il quale ha rivelato come gli ebrei di Israele non siano semiti ma kazari. Vengono dalla, così detta, tredicesima tribù; (3) ha emanato una legge, a metà degli anni ’80, in cui mette al bando tutti i partiti che contestano il carattere etnico (quindi razzista) dello Stato ebraico.
I paradossi di Israele sono molteplici e mettono a nudo i gravi problemi che fanno di Israele un paese fortemente antidemocratico e razzista; un laboratorio neoliberista in cui vige lo sfruttamento ed il classismo più acceso. Credo, in conclusione, che la gestione delle relazioni interne –di classe e di etnie- siano il cuore della questione e si proiettino sul modo aggressivo e illegittimo con il quale lo Stato di Israele ostacola l’autodecisione dei popoli mediorientali e il sionismo interferisce, occultamente, in molte vicende globali.