Il baro di professione

La dittatura delle immagini intima alle masse un preciso scopo di prevaricazione. Lo sviluppo bulimico di informazioni rende la critica anestetizzata, vuota. Si punta, in questo modo, alla costruzione di una “democrazia del consenso” che si espande solo attraverso riferimenti simbolici. Accattivanti. Quindi emozionalmente incontestabili.
Dentro questo disegno totalitario non importa più di tanto la dimensione vero/falso. Scioccare più persone possibile è la tecnica di comunicazione adatta all’espansione immediata e capillare delle ragioni di potere. L’eliminazione della consapevolezza critica, della capacità di discernere, rende gli anticorpi presenti in ogni comunità, che contrappeserebbero le voglie delle autorità, invisibili. Si offre al consumatore un’interpretazione precostituita, priva di qualsiasi ragionamento logico, cosicché i fatti scompaiano dietro la maschera dello shock emozionale.
Specialisti in quest’opera di manipolazione sistematica sono gli influencer assoldati dal Regime. Loro veicolano frasi, storielle, fotografie, volutamente standardizzate, consone a reazioni pietistiche, ma che contemporaneamente hanno l’intento di stuprare la democrazia e la libera circolazione delle idee. Utilizzare i bambini, senza i limiti che imporrebbe l’etica, in una sbornia di sciacallaggio immorale, è uno dei molteplici stratagemmi utilizzati da questi moderni cantori di corte.
Nello specifico, il loro capostipite, colui che ha ridisegnato il conformismo in virtù, dimostra di non avere alcun pelo sullo stomaco. Prende in prestito una foto, raffigurante un bambino mutilato nel 2015 dai bombardamenti ucraini nel Donbass e d’imperio lo sposta temporalmente. Improvvisamente diventa una vittima dei russi del 2022.
Così il vero diventa verosimile e quel verosimile assume la qualità di reale, senza possibilità, grazie alla voluminosità globale della Rete e all’immediatezza del tipo di comunicazione, di essere smentiti.
Roberto Saviano, dunque, è un baro di professione e si crogiola nell’arte della contraffazione grazie alla rispettabilità concessagli dall’alto, nell’atto di investitura di cui godono le classi parlanti, in quella società civile che funge da ricettacolo per i chierici apostolici del colonialismo di mercato. Corruzione intellettuale impastata da cinismo individuale e intimo spregio per le qualità del proprio uditorio. Ritenuto di per sé facile vittima di spicciola propaganda.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 2 persone e il seguente testo "Roberto Saviano @robertosaviano Non cercare alibi alla guerra di #Putin è il dovere di chi traccia memoria di questo conflitto che si accanisce sui corpi dei civili. Rispettare questo dolore significa non farsi cassa di risonanza della propaganda di Mosca. LES 12:44・15a 22. Twitter for iPhone"

2 commenti per “Il baro di professione

  1. ndr60
    19 Aprile 2022 at 11:04

    Questa vicenda ricorda da vicino quella evidenziata da Wu Ming, ossia il capovolgimento della foto di una fucilazione di gruppo in Jugoslavia, durante la II Guerra Mondiale (1). Oppure la foto de La Stampa di una o due settimane fa, sulla strage causata da un missile ucraino e non (come suggeriva la foto) russo.
    Quindi concordo con l’autore, pensare a coincidenze non mi pare credibile: si tratta di una tecnica psicologica vera e propria, atta ad associare lo shock e l’orrore indotti dalla foto alla tesi precostituita. Il fatto che tale tesi sia fallace è un dettaglio, l’importante è fissarla nella mente degli spettatori. La smentita, se giungerà, sarà sempre in ritardo.
    L’unico antidoto è quindi considerare FALSA (fino a prova contraria) qualunque informazione dei media mainstream, soprattutto quelle presentate con particolare enfasi; del resto, la propaganda è ormai un elemento fondamentale della cyberguerra.

    (1) https://www.wumingfoundation.com/giap/2015/03/come-si-manipola-la-storia-attraverso-le-immagini-il-giornodelricordo-e-i-falsi-fotografici-sulle-foibe/

  2. Giuseppe Casamassima
    3 Maggio 2022 at 11:39

    Il Tweet di Saviano, questo personaggio squallido che vive sempre nascosto e sotto l’ombra politica della Lettiera del Pd, è chiaramente un messaggio in stile Pubblicità & Progresso, tipo quelli che, all’insegna del Gretinismo, cercano di convincerci che possiamo salvare il mondo se evitiamo di risciacquare due volte i piatti e di stare più di 3 minuti sotto la doccia.

    E niente è più persuasivo di una immagine a sostegno di questi messaggi, perché l’immagine porta con sé una immediata parvenza di realtà. Sembra cioè immediatamente vera.
    Lo si capì in Gran Bretagna, prima ancora che a Hollywood, dove il governo filonazista di Chamberlain ordinò ai giornali inglesi e alle riviste illustrate di fare propaganda attraverso la manipolazione delle immagini. Il “rispettabile” Times fu quello che si presto’ di più alla propaganda governativa. Anche la BBC (che chissà perché viene ritenuta ancora oggi un esempio di imparzialità) si presto’ a censurare e a manipolare la pubblicazione di comunicati radiofonici, articoli e fotografie. Cosi come fa oggi con i suoi programmi televisivi anti Putin.

    Non fu per caso che Orwell ambientò il suo famoso romanzo nella Gran Bretagna. Erroneamente, si è detto e scritto che il riferimento di Orwell fosse l’URSS. Invece no, Orwell si riferiva proprio alla sua patria, alla Gran Bretagna del 1948, patria della Menzogna Sistematica.

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