Il segretario americano all’energia Rick Perry il 9 luglio 2019 dichiarava che gli Stati Uniti erano pronti ad esportare il 50% di gas in più in Europa. L’affare gas è la verità del conflitto con l’Ucraina e specialmente dimostra che l’Occidente globalizzato non ha parole, ma solo affari, ed in nome dell’economicismo crematistico si è disponibili a mettere in pericolo la vita ed il pianeta. Le parole sono nulla, perché l’economicismo si autofonda, pertanto non conosce che numeri e piani di investimenti. Non vi è metafisica, né politica a contenere l’espansione produttiva. L’economicismo ha rotto ogni argine, divora il mondo-mercato che dovrebbe difendere, in quanto è la sua fonte di potenza. Solo in tal modo si può comprendere quanto l’ansia ambientale espressa dall’Europa e dai governi italiani non sia che propaganda per strappare voti e nel contempo dirottare l’attenzione dalla verità del sistema capitale. La preoccupazione ambientale e il rispetto per la biodiversità è solo uno slogan per catalizzare il consenso, similmente al femminismo e ai diritti LGBT, al capitalismo non interessa che l’accumulo illimitato di profitti, è alla ricerca di veli di Maya per l’inganno perpetuo. In questo momento storico il “prunaio” mostra la sua verità. Dopo i proclami ambientali con annessa economia verde, non solo si riattivano le centrali a carbone, ma specialmente si proclama che si importerà il gas dagli Stati Uniti. A tal scopo si costruiranno nuovi rigassificatori. La letteratura scientifica dimostra la pericolosità estrema dei rigassificatori, essi sono consigliati solo se non vi è possibilità di far giungere il gas con il gasdotto, poiché gli incidenti che potrebbero verificarsi con le navi gasiere sono di una tale gravità con conseguenti effetti irreversibili, al punto da indicare l’uso preferenziale del gasdotto. Non pochi sono gli incidenti già accorsi, nessuno di loro, fortunatamente, ha raggiunto il livello massimo di pericolosità:
“Cleveland, Ohio, USA, 1944 (incendio dei serbatoi di stoccaggio) 20.10.1944. Esplode impianto GNL: 131 morti – 225 feriti – 79 case distrutte – 2 fabbriche – 217 auto – 680 senzatetto un’area di circa 12 ettari fu completamente devastata.
Gasiera Methane Princess, 1965 (perdita di GNL)
Gasiera Jules Verne, Maggio 1965 (fuoriuscita di GNL)
La Spezia, Italia 1971 (fuoriuscita di GNL). Ci fu un improvviso aumento di pressione nel serbatoio che causò la fuoriuscita di vapore di GNL dalle valvole di sicurezza di una gasiera e la nube rimase in aria alcune ore. Si stima che uscirono fuori dal serbatoio circa 2000 tonnellate di vapore di GNL.
Montreal, Quebec, Canada, 1972 (esplosione nella camera di controllo). Il 27 maggio 1972 ci fu un’esplosione nell’impianto di liquefazione, quando un operatore provò ad accendere una sigaretta.
Staten Island, USA, 1973 (esplosione all’interno di un serbatoio di stoccaggio a terra). Un fuoco scoppiò in un serbatoio di GNL fuori servizio che era in riparazione. 40 operai che vi lavoravano all’interno morirono. Nonostante gli accurati sistemi di controllo, un cortocircuito di un macchinario usato per la manutenzione provocò l’innesco di una sacca residua di gas ed una serie di reazioni a catena.
Massachusettes, USA, 1974 (perdita di GNL). Il GNL era stato caricato su una chiatta; a causa di un problema elettrico si verificò la chiusura automatica delle valvole del liquido principale. Una certa quantità di GNL fuoriuscì da una valvola malfunzionante che però non aveva mostrato cedimenti durante le 7 ore di caricamento della nave. Si verificarono molte fratture sul ponte della nave in un’area di circa 2 metri.
Aquarius, settembre 1977 (fuoriuscita di GNL). Durante il riempimento del serbatoio della nave ci fu una fuoriuscita di 125.000 mc di GNL dal tubo con cui si effettuava il caricamento.
Das Island, Emirati Arabi Uniti, marzo 1978 (fuoriuscita di GNL da una tubazione). Questo incidente avvenne a causa della rottura di un tubo di collegamento allacciato nella parte inferiore di un serbatoio di stoccaggio. Il serbatoio era del tipo a doppio guscio con un muro interno di acciaio al 9% di nichel mentre quello esterno era di acciaio al carbonio. La fuoriuscita di vapore dal guscio esterno del serbatoio formò una nuvola più pesante dell’aria; fortunatamente non prese fuoco.
Cove Point, Maryland, USA, 1979 (perdita di GNL) Da una pompa ad alta pressione si verificò una perdita di GNL che trovò sfogo in un condotto elettrico; il gas si accumulò nella scatola elettrica all’interno della centralina di trasformazione. Quando l’impiegato aprì il circuito per fermare la pompa si verificò l’innesco con conseguente esplosione. L’impiegato morì ed un altro rimase seriamente ferito.
Mostafà Ben Bouliad, aprile 1979 (perdita di GNL da una valvola). Mentre una nave gasiera di GNL con serbatoio di 125.000 metri cubi scaricava a Cove Point, una valvola di controllo si ruppe rilasciando GNL. Si verificarono crepe sul ponte della nave.
Pollenger, aprile 1979 (perdita di GNL da una valvola). Mentre la nave stava scaricando il gas nel terminale di Everett in Massachusetts, una perdita di GNL da una valvola fratturò il coperchio di uno dei serbatoi della nave stessa. L’area fratturata fu di circa 2 metri quadri.
Bontang, Indonesia, 1983 (esplosione di uno scambiatore di calore). Il 14 aprile avvenne una grande esplosione di GNL. La rottura di uno scambiatore di calore in un terminal GNL causò una grave esplosione. La rottura avvenne a causa di una pressione troppo elevata dello scambiatore di calore causata da una valvola chiusa sulla linea di scarico. Tutti i sistemi di sicurezza per la rilevazione della pressione erano connessi a questa linea.
Nevada Test Site, Mercury, NV, 1987 (nube di GNL). Si verificò l’innesco di una nube di vapore di GNL durante un test a scala reale. La nube si infiammò causando danni alle apparecchiature.
Bachir Chilani, 1990 (frattura del guscio di un serbatoio). Si verificò una frattura nel guscio interno di un serbatoio da 130.000 metri cubi della nave gasiera, provocando l’ingresso di acqua di mare nello spazio dietro l’isolamento del carico.
Est dello Stretto di Gibilterra, 2002 (collisione gasiera con sottomarino nucleare). Collisione tra la Norman Lady, una nave gasiera GNL, e il sottomarino nucleare U.S.S. Oklahoma City. Per fortuna la nave aveva da poco scaricato il carico di GNL a Barcellona in Spagna.
Skikda – Algeria, gennaio 2004 (insufficiente manutenzione) 20.1.2004. Esplode impianto GNL: 27 morti e 74 feriti Il 19 gennaio si è verificata una esplosione di una parte dell’impianto di produzione di GNL, che ha innescato una densa nube di vapore; sono state necessarie 8 ore per estinguere l’incendio. L’esplosione ed il fuoco hanno distrutto una porzione dell’impianto causando la morte di 27 operai, 74 feriti e danni anche molto al di fuori dei confini dell’impianto. L’incidente è stato causato da una perdita di GNL da una tubazione dovuta ad una insufficiente manutenzione.
Trinidad Tobago, giugno 2004 (cause ancora da accertare). Una turbina, utilizzata nell’impianto numero 3 per fornire energia ai compressori necessari alla liquefazione del gas, è esplosa. Le cause dell’incidente sono ancora da accertare.
Belgio, 31 luglio 2004. Esplode un gasdotto di GNL: 15 morti – 200 feriti.
Norvegia, settembre 2004. Una gasiera GNL si è incagliata a nord di Bergen. I motori della nave si erano fermati e le ancore erano inutilizzabili a causa delle condizioni di tempesta. Comunque due rimorchiatori erano riusciti ad agganciare e rimorchiare la nave quando questa era arrivata a solo 30 metri dalle rocce. Erano stati fatti i preparativi per evacuare le 800 persone residenti dell’isola di Fedje, per paura che la nave potesse esplodere nel caso di collisione con le rocce.
Nigeria, 30 agosto 2005. Esplode un gasdotto di GNL: 11 dispersi, 27 chilometri quadri inghiottiti dall’inferno. Un gasdotto di GNL interrato è esploso a Kalakama. Undici persone disperse. La fauna, pesci e crostacei tipici dell’ambente delle mangrovie, e la flora acquatiche sono andati completamente distrutti.
Savannah, GA, marzo 2006. Una fuoriuscita potenzialmente disastrosa è accaduta quando la gasiera GNL Golar Freeze ha scaricato il gas liquido al terminal GNL Southern presso l’isola Elba Island. La nave ha rotto gli ormeggi e si è allontanata dalla banchina. Il porto è stato chiuso per 36 ore. La Guardia Costiera e i tecnici della FERC (Federal Energy Regulatory Commission) hanno aperto un’inchiesta.
Trinidad & Tobago, maggio e giugno 2006. Un altro incidente è accaduto all’impianto Atlantic GNL a Point Fortin. Lo scoppio e l’incendio è dovuto a una guarnizione che ha ceduto.
Giordania, luglio 2006. Una gasiera GNL ha avuto un incendio quando scaricava il GNL a Aqaba. Sono rimaste ferite 12 persone. Quattro di queste persone erano vigili del fuoco. Gli altri feriti erano dell’equipaggio della gasiera. La nave è stata subito evacuata ed è stata trainata dalla banchina a un porto nel Mar Rosso in quanto aveva scaricato soltanto la metà del suo carico. Le cause dell’incidente sono alla base di un’inchiesta[1]”.
Per trasportare il gas con le navi gasiere bisogna renderlo liquido mediante il congelamento, qualora si verificasse il peggior incidente possibile, e il contenuto della nave venisse a contatto con il calore del malore il gas ritornerebbe allo stato gassoso invisibile ed inodore, se una scintilla causasse l’esplosione di un intero carico di gas l’effetto sarebbe un’esplosione simile a 55 bombe di Hiroshima. Si spiega la ragione per cui al mondo vi sono poche decine di rigassificatori. Per il capitale nella sua fase parassitaria ed imperiale la vita è nulla. La hybris del profitto minaccia la vita con una radicalità mai apparsa nella storia dell’umanità. Il nulla avanza mascherato dalla retorica dei diritti e dei valori, il nichilismo dei valori rischia di trasformarsi e convertirsi in estinzione della vita, ci si avvicina sempre più a questa possibilità. La fede nell’economia e nella religione del profitto stanno cannibalizzando il pianeta con i suoi abitanti. Il silenzio delle accademie filosofiche e della filosofia ufficiale sempre schierate con i vincitori, sempre disponibili a servire è lo scandalo che non è possibile aggirare. La filosofia è metafisica, pertanto è prassi politica e denuncia del nichilismo economicistico. Il silenzio è complicità verso il nulla che avanza, per cui dinanzi al niente solo le parole con la feconda relazione teoria-prassi fondate nella verità possono indicarci la potenza del negativo da cui ricominciare, prima che sia troppo tardi.
[1] La Civetta di Minerva, 24 giugno 2016
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