“Niente sarà più come prima”. Ricordate? E’ la frase che veniva ripetuta come un mantra dall’inizio della crisi pandemica. Una sorta di rituale catartico che voleva significare che il mondo intero, tutti noi, dopo quella tragedia planetaria, avremmo voltato pagina, saremmo stati più solidali, più buoni, avremmo messo da parte tutte quelle brutture che da sempre caratterizzano la storia dell’umanità (sfruttamento dell’uomo sull’uomo, oppressione sociale e umana, guerre imperialiste, devastazione ambientale) e ci saremmo dati, tutti, altre priorità. Insomma, la pandemia, nella sua tragicità, avrebbe creato le condizioni per una svolta epocale, un giro di boa per l’umanità.
Chiacchiere, naturalmente, ma in tanti che sventolavano i tricolori dai terrazzi durante i lockdown intonando canzoni, ci avevano forse creduto. D’altronde a questo serve la propaganda.
Non è cambiato nulla, naturalmente, se non in peggio. Il covid, o meglio la gestione politica e mediatica della pandemia, ha ulteriormente “incattivito” le classi dirigenti rendendo ancora più passive e sottomesse le masse popolari.
Dalla narrazione terroristica sul covid, con relativa criminalizzazione dei non allineati alla gestione politica della crisi pandemica, siamo passati alla narrazione terroristica del conflitto russo-ucraino (che faremmo meglio a definire russo-NATO con l’Ucraina mero strumento di quest’ultima) con relativa criminalizzazione di chi non è allineato alle veline ufficiali.
Ed ora l’aumento del bilancio per le spese militari. Dopo due anni vissuti nel terrore di non avere neanche i posti letto sufficienti ad accogliere le persone (in seguito ad una politica di devastazione neoliberista della sanità pubblica), la priorità diventa adesso la spesa militare.
Non aggiungo altro perché non mi pare ce ne sia bisogno.
Fonte foto: Il Mattino (da Google)