Se vi erano dubbi sulla serietà della guerra in onda h24 sulle reti delle tv italiane, l’esibizione in videoconferenza dell’attore di Kiev alla Camera dei deputati, ridotta a una truppa di figuranti che non conta un fico secco per il pilota automatico innestato ormai da qualche lustro, ha fugato ogni sospetto. Siamo ad una guerra da operetta, con attorucoli da strapazzo tanto mediocri quanto pericolosi.
Precisiamo: non si intende sminuire il dramma del conflitto in atto né ignorare le sofferenze della popolazione civile coinvolta.
Tuttavia la storia insegna che il dolore, i lutti, le distruzioni, gli sconvolgimenti della “brutta bestia che gira il mondo “(Toni Lunardi), non servono a ristabilire in modo definitivo e permanente concordia, giustizia, equità, rispetto, democrazia, diritti basilari, benessere nei e tra i popoli. Che sono le vere vittime del terribile amore per la guerra, radicato nella natura umana, secondo quanto argomenta James Hillman in un interessante saggio del 2004.
I due spaventosi conflitti del secolo scorso hanno dimostrato, purtroppo, il contrario. Dal primo, come aveva acutamente profetizzato John Maynard Keynes, nacque il secondo, con un ventennio intermedio costellato da totalitarismi, lotte fratricide, shock economico.
Dal secondo scaturì il mondo bipolare, l’uno contro l’altro armato, sempre in bilico sull’orlo di una catastrofe nucleare dietro la paura della quale, sono avvenute innumerevoli nefandezze con ingerenze, prepotenze, guerre, spartizioni, occupazioni, pressioni, minacce, ostentazione di muscoli. Intanto il pianeta, malgrado il forzoso equilibrio imposto tra i due giganti di est ed ovest, ha continuato a girare, andando incontro a mutamenti inarrestabili, con dinamiche molteplici, che hanno portato all’inesorabile declino di uno schema stabilito nelle conferenze di circa 80 anni fa.
La Cina è il terzo colosso cresciuto pazientemente tra i primi due con altri soggetti non da poco conto, dal sud est asiatico all’America latina.
L’Europa occidentale, infingarda e codarda ancella Usa, con un ruolo irrilevante e subordinato alle decisioni di Washington, oggi è chiamata direttamente in causa sul destino che si vuole dare per vivere di luce propria e non riflessa e garantire ai suoi cittadini crescita e stabilità durature.
Questo, in estrema sintesi, il quadro della situazione mondiale. E sarebbe realistico cominciare a ragionare guardando non più al proprio ombelico, abbandonando sogni di gloria, presunte superiorità, grandezze evaporate, progetti anacronistici, sudditanze suicide, linguaggi retorici e sorpassati.
Invece assistiamo ad una tragica farsa con pagliacci che gareggiano a chi la spara più grossa, non gettando acqua sul fuoco, tutt’altro, attizzando e tenendo in piedi il teatro della paura in continuità con quello del covid, tra stridenti macroscopiche incongruenze. L’adozione della narrazione unica Ucraina martire e Russia carnefice, così inverosimilmente binaria, secondo un copione collaudato con successo visti gli effetti di rimbambimento collettivo da Sars CoV 2, fa pensare che siamo davvero in un grottesco set a regia occulta. I fini della rappresentazione, secondo alcuni, confluirebbero nel disegno di un grande reset. Secondo altri, più banalmente, si sostanzierebbero in enormi profitti per i signori dell’energia, della finanza, della guerra, al di là delle ragioni geopolitiche oggetto di numerose analisi.
I recentissimi discorsi del nostro capo del governo, dai toni duri e affatto distensivi verso la Russia, suggeriscono che è troppo servo o troppo ingenuo (assai improbabile) per non capire che la via della benzina sul fuoco potrebbe farci invischiare in un pantano di conflittualità permanente, con costi insostenibili per gli italiani, stremati da due anni di stravolgimento sanitario, sociale, economico. Italiani che non saremo dei cuor di leone (la pronta e pavida obbedienza all’insensato green pass non ci ha fatto brillare per fierezza ribelle), ma neanche così bietoloni da berci tutte le fandonie belliche e neppure tanto disponibili a razionamenti e digiuni per difendere la “democrazia” di casa altrui mentre nella nostra è scomparsa.
La pancia vuota non piace a nessuno e combina brutti scherzi.
Qualcuno lo ricordi ai leader europei e al nostro algido princeps in pectore.
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