Non poteva mancare l’inevitabile accusa di stupro nei confronti dei soldati russi. Un classico, da sempre, della propaganda mediatica occidentale.
Questa volta, a lanciare il tradizionale j’accuse, è stato pochi minuti fa l’inviato in Ucraina de La7 il quale, appunto, ci racconta che i soldati russi avrebbero stuprato e starebbero stuprando molte donne ucraine. Subito dopo, in uno scatto (strumentale) di deontologia professionale, spiega che “naturalmente, sono notizie da verificare”.
Però intanto l’ha buttata lì, come si suol dire, tanto quello che conta non è la veridicità della cosa ma il fatto stesso di dirla in televisione per suscitare orrore e riprovazione in chi ascolta.
E’ una storia vecchia. Ricordo una campagna mediatica, anche abbastanza recente, finalizzata a criminalizzare i soldati sovietici, ripetutamente accusati di stupri di massa nei confronti delle donne tedesche durante la guerra di liberazione dal nazifascismo. RAI Storia, programma di imbonimento ideologico condotto da Paolo Mieli, è stato in prima linea in questa campagna di diffamazione prima antisovietica e poi antirussa.
Le “fonti” si dividono, chi parla di centomila stupri, chi di due milioni, chi sostiene che l’ordine venisse dall’alto, dalle più alte gerarchie militari e dallo stesso governo sovietico e fosse il risultato di una decisione politica presa lucidamente. Addirittura, secondo queste “ricostruzioni” storiche, i commissari politici erano incaricati di assicurarsi che ciascuna di queste donne fosse stuprata da tutti i soldati del reparto e che nessuno restasse escluso. Interessante anche il tasso di “scientificità” delle fonti: si passa da centomila a due milioni, come se nulla fosse. E perché non tre o quattro milioni a questo punto? Le “fonti”, naturalmente, restano oscure…
Tutto già visto. Rientra nel processo di demonizzazione mediatica prima dell’URSS e poi della Russia che fa parte dell’ostilità occidentale nei confronti di quel paese; un’ostilità che ha radici antiche, i russi possono e debbono essere paragonati solo ai tagliagole dell’ISIS nell’immaginario comune.
Naturalmente così come (i russi) non si devono criminalizzare i russi, nella stessa misura non si devono neanche celebrare, ma questo lo dò per scontato, per lo meno per le persone che non hanno portato il cervello all’ammasso. Il punto è che certe “notizie” e certi discorsi emergono solo quando di mezzo ci sono i russi o, appunto, i musulmani in generale (anche questi ultimi sono bersaglio della criminalizzazione mediatica anche se da qualche tempo un po’ meno per ovvie ragioni).
Lo stupro è l’arma di criminalizzazione psicologica e mediatica per eccellenza, è il massimo dell’orrore e dello schifo che si può gettare addosso a qualcuno. Nelle guerre vengono commesse (da parte di tutti) violenze orribili, gente bruciata viva con i lanciafiamme, smembrata dalle bombe, fucilata sommariamente sul posto, uomini evirati, persone torturate nei modi più orrendi ma paradossalmente tutto ciò non desta lo stesso orrore e la stessa riprovazione dello stupro, e questo per tante ragioni che ora sarebbe troppo lungo e complesso spiegare.
Dunque, i soldati russi starebbero stuprando le donne in Ucraina. La notizia – ancorchè da verificare – chissà perché, non ci sorprende.
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