Lo sparo alzo zero di Biden

Le parole di Biden (“Putin è un criminale assassino”) a cui fanno eco più o meno le dichiarazioni degli altri vassalli dell’impero, non sono casuali. Le parole di un capo di stato – tanto più della più grande potenza mondiale – non sono mai frutto del caso o dell’improvvisazione. Ammettendo anche che Biden sia del tutto eterodiretto e che sia ormai il suo entourage a dirgli per filo e per segno quello che deve dichiarare pubblicamente, la sostanza resta invariata, direi anzi che conferma quanto sto scrivendo.

E proprio da quelle parole si evince che non c’è nessuna intenzione di arrivare ad una mediazione e che la strategia di Washington è quella di cercare di rovesciare lo stesso Putin. Come ciò sia possibile è tutto da vedere ma il segnale è molto chiaro. Putin è già stato “hitlerizzato” e l’obiettivo è appunto quello di trattarlo alla stregua di un qualsiasi criminale di guerra da portare al tribunale dell’Aja con le buone o con le cattive. Lo stesso trattamento riservato ai vari Milosevic, Gheddafi, Saddam e che si vorrebbe riservare ad Assad e a Maduro (e non certo riservato ai vari Truman, Johnson, Nixon, Bush, responsabili, direttamente o indirettamente, della morte di milioni di civili giapponesi, coreani, vietnamiti, indonesiani, sudamericani, iracheni, africani, ma è anche sciocco e pleonastico starlo a dire).

Con la piccola (si fa per dire…) differenza che la Russia non è un piccolo e fragile paese dell’America Latina o del Medioriente ma una grande potenza militare e tecnologica forte di circa 150 milioni di persone, un popolo con un senso di identità e di appartenenza nazionale fortissimo e con radici culturali e storiche profonde.

I russi hanno superato prove indicibili, sono un popolo abituato a sofferenze per noi inimmaginabili. Sono stati ripetutamente invasi dall’Occidente (guerre napoleoniche, guerra di Crimea, guerra controrivoluzionaria per rovesciare il governo bolscevico, seconda guerra mondiale), hanno avuto decine e decine di milioni di morti durante la guerra civile subito dopo la Rivoluzione d’ottobre e poi nel corso dell’invasione nazista. Sono stati capaci di resistere ad assedi spaventosi come quello dell’allora Leningrado dove la gente è arrivata a nutrirsi dei cadaveri pur di sopravvivere. Hanno visto la loro terra e il loro paese calpestato e bruciato dai nazisti, la loro gente trattata come bestie, fucilata o deportata (ci si dimentica che nei campi di prigionia tedeschi furono circa tre milioni i prigionieri russi lasciati morire di stenti, fame e malattie) e hanno attraversato gli anni durissimi dello stalinismo e prima ancora dello zarismo, delle repressioni di massa, delle deportazioni.

Penso che nessun paese al mondo sia riuscito a superare queste terribili prove. Tanti altri popoli hanno subito le stesse privazioni e le stesse sofferenze e infatti, in molti casi, sono stati letteralmente annientati, e fare l’elenco sarebbe troppo lungo. Ma i russi no, hanno quella capacità di resistere quando tutto sembra perduto e di risorgere. E hanno un’altra caratteristica fondamentale, quella di fare quadrato, di stringersi come fossero un sol uomo intorno al governo e alla struttura politica che hanno, qualsiasi essa sia, piaccia o non piaccia, nel momento in cui vengono attaccati. E’ così che, pagando un prezzo spaventosamente alto, riuscirono (da soli, perché gli angloamericani intervennero quando i sovietici avevano già sconfitto i tedeschi e avevano iniziato la controffensiva…) a sconfiggere la più grande armata che fu mai gettata contro un popolo e un paese in tutta la storia dell’umanità.

Pensare quindi di poter rovesciare Putin con la stessa logica di destabilizzazione utilizzata in altri contesti e frangenti è letteralmente folle, un errore madornale, un atto di irrazionalità politica che a mio parere gli USA potrebbero pagare ad un caro prezzo, sempre che questa continuerà ad essere la loro strategia. Per non parlare poi delle sanzioni, inutili non solo perché la Russia continuerà ad avere relazioni commerciali con paesi molto grandi come la Cina, l’Iran, l’India, il Pakistan, ma soprattutto perché – alla luce di quanto detto prima – i russi sono abituati a prove ben più gravi delle sanzioni. E quelle sono esperienze che rimangono nel DNA di un popolo, anche, fra questi, delle persone più giovani che non le hanno vissute.

La strategia americana sembrerebbe essere, dunque, quella dello sparo alzo zero, dello scontro totale, rinfocolata da una Unione Europea prona agli USA e per questo ancor più irresponsabile.

E’ necessaria quindi una vera e autentica mobilitazione per la pace, non le finzioni pro guerra e pro NATO a cui abbiamo assistito in questi giorni.  Ci vuole un sussulto di razionalità e di realismo politico che a questo punto può forse venire solo dal basso, dai popoli, visto che i governi e le classi politiche dirigenti lo hanno completamente smarrito.

Il discorso dell'8 luglio in cui Joe Biden sembrava ancora fiducioso sulla situazione in Afghanistan - Il Post

Fopnte foto: da Google

 

2 commenti per “Lo sparo alzo zero di Biden

  1. Gian Marco Martignoni
    20 Marzo 2022 at 17:51

    A proposito dell’informazione teleguidata è interessante sull’ultimo numero di Le Monde Diplomatique a pagina 8 e 9 l’ampio resoconto di Damien Lefauconnier ” Vittime civili in Iraq e Siria”.Le cifre, zitti, zitti, sono da far accapponare la pelle : dal 15 marzo 2011 al 14 marzo 2021 sono state stimate 594.000 persone presumibilmente uccise in territorio siriano dalla coalizione internazionale guidata dagli USA e dalla Russia.La liberazione di Mosul è costata 9000 civili uccisi a colpi di mortaio, raid aerei, ecc..Tra il 2014 e il 2015 si sono verificate nei due paesi 75.000 incursioni aere. Per non trovarsi impreparati in un prossimo futuro, a cura di Philippe Lemaire, da non perdere anche l’articolo ” Il club dei cinque affronta la Cina “,che si diffonde sulla rete segreta di scambio automatico di informazioni denominata ” cinque occhi “. La rete segreta è nata nel 1943 ed è a guida Usa in collaborazione con l’Inghilterra naturalmente, l’Australia, il Canada e la Nuova Zelanda . Sono solo cambiati nel tempo i nemici da combattere, per riprendere l’ ottimo articolo ” Quattro lezioni dall’Ucraina ” dello storico israeliano ( ma fuggito da quel paese perchè minacciato di morte essendo inquadrato come filo-palestinese ) Ille Pappe, apparso su Il Manifesto del 6 c.m .

  2. Antonio
    24 Marzo 2022 at 19:16

    Articolo intelligente e giusto. Complimenti!

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