Mentre il prode eroe hollywoodiano dal Congresso degli Stati Uniti fa rimbombare i propri tuoni di guerra nucleare, totale, distruttiva, i cantori dell’interventismo spettacolarizzato nostrano, tra cui spicca tra gli altri Massimo Gramellini, invitano studiosi, intellettuali, professori, generali militari e la critica in generale a semplificare.
Dicono i nostri prodi che chi si azzarda a far notare alcune complessità, alcune contraddizioni, insomma a storicizzare gli eventi, è di diritto inserito nel girone infernale dei filo-putiniani. Nessun dubbio dovrà cogliere il fiero popolo italico. Loro brutti e cattivi e noi belli e buoni. Così fino alla vittoria, fino a spezzare reni.
Ma la semplificazione appunto è oggi evocata per nascondere una delle più grandi operazioni manipolatorie che si ricordino. Per esempio nessun nostro giornalone – tranne il Fatto – ha dato risalto alla “stupefacente” notizia di ieri, che credo un po’ di dubbi li dovrebbe porre. Insomma nell’Ucraina democratica la Nato si esercitava allegramente con la presenza di generali, di militari di ogni casacca in ammodernati campi di addestramento. Insomma pazzi questi russi che improvvisamente hanno pensato di essere accerchiati.
Ma vi è di più. Ogni notizia è ribaltata e le immagini si prestano a questa meticolosa opera di psicologia di massa. La Stampa di oggi, dopo aver dato la patente al Prof. Canfora di delirio senile, titola trionfante “Carneficina”. La foto ritrae lo scenario di una città bombardata. Kiev ovviamente per i cavallereschi borghesi sabaudi. Invece no. La foto ritrae le conseguenze dell’attacco sferrato dai militari ucraini a Doneck dove sono caduti 14 loro connazionali, tutti civili.
Si può affermare con tranquillità. Per Gramellini semplificare vuol dire mentire, con spudoratezza. La stessa che ci vorrebbe armati e gioiosi. Bugiardi e forse morti.