Non è affatto un ossimoro. Quelli che scendono in piazza con le loro bandierine colorate solo come risposta immediata e deteministica a una narrazione mediatica grottesca e unilaterale per “chiedere la pace”, scoprendo
oggi la guerra in Ucraina, mentre ignorano del tutto che in Ucraina si combatte una guerra a bassa intensità dal 2014, quando avvenne un colpo di Stato con il contributo degli Stati Uniti; per non parlare ovviamente dell’indisponibilità ad allargare lo sguardo e a farsi carico della complessità e delle lunghe durate della storia nelle quali inserire i conflitti (per capire, non per giustificare). Ecco, la faccio breve, questi sedicenti pacifisti, imbevuti di uno pseudo-attivismo completamente passivo e meccanicamente attivato dei media, non sono la risposta ad alcun problema, sono il rispecchiamento del problema. La loro superficialità assoluta è infatti il correlato necessario e puntuale di una informazione imbarazzante che presenta gli eventi a senso unico. Poiché questa presentazione è indispensabile e funzionale per mantenere lo status quo, occultando la verità sepolta da un racconto completamente distorto, questi pacifisti a comando sono in realtà guerrafondai.Servono infatti a tenere sempre salde le redini del consenso e a dirigerlo insieme alla loro indignazione, dove desiderato, distogliendo ogni volta dal quadro complessivo e puntando i riflettori su determinati scenari quando conviene, spegnendo i riflettori sugli stessi scenari quando conviene.
Sulle guerre non ci si informa. Le guerra si studiano.
Fonte foto: Corriere della Sera (da Google)