Sono contro i complotti. Fatta questa premessa non posso fare a meno di evidenziare che la sentenza del tribunale di Napoli rispetto al M5S fa da sponda al disegno politico che punta alla stabilizzazione del sistema politico all’ insegna del grande centro. Detto diversamente:l’eterno ritorno del trasformismo. Il disegno che si nasconde dietro questa operazione è l’instaurazione di un regime tecnocratico. Come scriveva Salvadori la storia politica Italiana più che alternative di governi ha visto il succedersi di regimi. All’establishment in questo momento serve un regime tecnocratico. Per realizzare tale fine serve un parlamento impaludato dall’ introduzione di un sistema elettorale proporzionale in combinato disposto con il potenziamento dell’esecutivo e del ruolo del Presidente della Repubblica. Queste operazioni da sole non sono sufficienti per instaurare un regime tecnocratico, bisogna anche tagliare le ali. Le ali che sono, da una parte, Fratelli d’Italia (per neutralizzarlo non ci vuole molto, è sufficiente stigmatizzarlo come fascista, ecc.), dall’ altra, il M5S di Conte. Se Fratelli d’ Italia non risponde ai vincoli europei, il M5S non risponde agli interessi dell’establishment nazionale, e la vicenda che riguarda la fine del governo Conte 2 e la successiva gestione del PNRR ne sono la prova. Da qui la necessità di delegittimare Conte e per farlo bisogna ridicolizzarlo: cosa c’è di meglio di una sentenza che entra in questioni politiche sancendo che Conte non è più il presidente del M5S?
La sentenza punta a screditare Conte e a ridimensionare il peso politico del M5S. L’ establishment ha individuato in Gigino Di Maio l’interlocutore principale. Una tale mossa la si capisce subito: Gigino è un grillino della prima ora onde per cui è utile per screditare Conte. Gigino è l’equivalente di Matteo “il bullo fiorentino” nel M5S. Gigino come Matteo è disponibile per operazioni come quella descritta. L’ affidabilità di Gigino è stata ampiamente testata dall’ establishment, come prova l’assist di Luttwak. Insomma, ha tutte le caratteristiche per essere funzionale all’establishment. Sia chiaro, Conte non è un rivoluzionario antisistema, la sua proposta politica si fonda su un modello di società che ha nei beni comuni e nel recupero del senso di appartenenza alla comunità i punti di riferimento. Messaggio chiaramente Cristiano sul piano etico e Ordoliberale sul piano strettamente economico. La domanda allora è: perché non va bene all’establishment? La risposta è semplice. Provate ad immaginare un governo che, sul piano economico, pur operando all’ insegna della regolamentazione del mercato in senso ordoliberale, pone il problema di una più equa e giusta redistribuzione delle risorse a favore della coesione della Comunità. Provate ad immaginare un governo che pone come condizione per il sostegno alle imprese il principio della responsabilità sociale secondo quanto teorizzato da Adriano Olivetti. Provate ad immaginare un governo che affronta la questione dell’intervento pubblico in funzione della coesione della comunità nazionale. Non si dimentichi che il nex generation eu / PNRR aveva come fine il recupero delle aree arretrate del Paese cosa questa che Draghi ha disatteso. Conte non va bene, non perché rivoluzionario o antisistema, ma perché offre lo spunto per una stagione di riforme in senso sociale e democratico. Per invertire in qualche modo le politiche economiche serve una coalizione M5S, PD più i cespugli di sinistra, per l’establishment questa è una operazione da fermare. Per poter bloccare una tale operazione il M5S deve essere ridotto ai minimi termini. In questo modo nel PD prevarrà l’ala centrista la quale, in nome della responsabilità e del bene del paese, darebbe origine a un governo centrista con la nuova aggregazione di centro, Forza Italia e ciò che resta della Lega. Per ridimensionare il M5S bisogna spaccarlo, per la riuscita di questa operazione un Gigino val bene un ministero.
Fonte foto: TPI (da Google)