Tutti quelli della mia età ricorderanno, certamente con rammarico se non con un sentimento di vera e propria nostalgia, la vecchia RAI democristiana con cui siamo cresciuti durante la nostra infanzia e adolescenza.
Crescendo, abbiamo cominciato a contestarla per ovvie ragioni, cioè perché rappresentava lo strumento di comunicazione (praticamente il solo all’epoca) e di costruzione del consenso intorno all’ordine politico, ideologico e sociale dell’epoca.
Ora mi viene da dire, ironicamente “Perdonateci, perché non sapevamo quel che facevamo!…”.
Scherzi a parte, non c’è dubbio che quella televisione fosse di una qualità straordinaria sotto ogni punto di vista, compresa e forse in primis l’informazione politica non solo e non tanto dei telegiornali, tendenzialmente asettici, ma delle famose “tribune politiche”, veri e propri confronti a due fra esponenti di primissimo piano del mondo politico, o le altrettanto celebri conferenze stampa dei leader di partito prima delle elezioni e non solo.
Chi non ricorda le tribune politiche condotte dal “mitico” Jader Jacobelli (famoso perché quando parlava sputacchiava, imitato dall’altrettanto mitico Alighiero Noschese che naturalmente accentuava questo suo aspetto…) fra Berlinguer (e prima ancora Togliatti) e Moro, Andreotti e De Martino, Amendola e Malagodi e via discorrendo. Confronti a due dove si parlava, molto seriamente, di alta politica. Nulla a che vedere con gli strepitii, i futili battibecchi, le urla, gli insulti, le miserie degli attuali talk show dove personaggi meno che mediocri, privi di qualsiasi vera visione politica e del tutto allineati, fingono di dividersi, “moderati” da conduttori altrettanto mediocri e asserviti (si definiscono giornalisti…) che li aizzano l’un contro l’atro per farli litigare e aumentare l’audience.
Per non parlare dell’intrattenimento, sia per adulti che per i giovani. Il livello era altissimo, sotto ogni punto di vista. Penso a trasmissioni come “Studio Uno”, condotto da fuoriclasse come Luciano Salce e Lelio Luttazzi, o come “Canzonissima”, condotta da personaggi del calibro di Mina, Walter Chiari, Paolo Panelli, con l’intervento di tanti ospiti sempre autorevolissimi.
E poi gli sceneggiati, di altissimo livello, come “A come Andromeda”, “La freccia nera”, “I promessi sposi”, “L’Odissea”, “Le mie prigioni, “Il segno del comando”, “I racconti del faro”, “E le stelle stanno a guardare”, “Nero Wolfe (con un grandissimo Tino Buazzelli”), “Il commissario Maigret” (con un altrettanto grande Gino Cervi)”, tutti con grandissimi attori e attrici di formazione teatrale. E poi “Lo specchio segreto” di Nanny Loy e “Il diario di un maestro” con Bruno Cirino tratto dal libro “Un anno a Pietralata” di Albino Bernardini.
E come dimenticare la “TV dei ragazzi”, la scatenatissima Rita Pavone nei panni di Gianburrasca, diretto da Lina Wertmuller, “Zorro”, “Le avventure di Rin Tin Tin”, “Le avventure di Robinson Crosue”, “Braccio di ferro”, “Gli antenati”, “Willy il coyote e Bip Bip”, “Il gatto Silvestro”, “Topolino” e “Tom & Jerry“, “Braccobaldo show” e tanti, tanti altri ancora.
E “Carosello”, prima di andare a dormire, non ve lo ricordate? Era l’unica concessione che si faceva al mercato. Eppure, in quel caso, anche la pubblicità, cioè la parte più noiosa, prosaica e venale, oltre ad acquistare una sua dignità, era realizzata attraverso una serie di mini cortometraggi (o anche cartoni animati) di pregevolissima fattura che molto spesso veicolavano, insieme allo spot pubblicitario, dei contenuti sociali e culturali.
Ultimi, ma non per ultimi, La Domenica Sportiva (quella di Alfredo Pigna su tutte) e naturalmente Novantesimo Minuto dei mitici Paolo Valenti e Maurizio Barendson.
Una televisione di altissimo livello, qualità e pluralità di voci (nonostante fosse a monocolore democristiano prima della ben nota spartizione fra DC, PSI e PCI poi PDS, che ha peggiorato di gran lungo la qualità del servizio), figlia del contesto storico e culturale dell’epoca, certamente pieno di gravi contraddizioni ma pervaso da una vera dialettica politica, culturale e valoriale, quella che è totalmente assente oggi. Nulla a che vedere con lo squallido, osceno, circo mediatico attuale (che accomuna tv private e pubblica) che senza nessuna esagerazione definisco pornografico nel pieno senso del termine. Anzi, la pornografia esplicita è senz’altro più dignitosa, se non altro meno oscena, e anche molto meno dannosa.
Ebbene sì, lo ammetto, non scorgendo nulla né di nuovo né soprattutto di buono all’orizzonte, ho nostalgia di quella televisione.