Ricordate quando non si parlava altro che di spread? Un mantra durato anni, dalla mattina alla sera. Ogni giorno, ad ogni edizione del giorno e della notte, tutti i tg di tutte le reti ci informavano sull’andamento dello spread. Un incubo. Da un paio d’anni non se ne parla più, nonostante l’Italia sia (dovrebbe essere… ) tuttora sommersa da un debito pubblico grande quanto una metaforica montagna. A giudicare dal silenzio degli ultimi due anni verrebbe da pensare che i nostri creditori se ne siano dimenticati, oppure che fosse tutta una bufala…
Ad un certo momento non si è fatto altro che parlare di ISIS e di terrorismo islamico. Poi silenzio anche su questo. Eppure il Medioriente è ancora lì, con tutti i suoi conflitti e le sue contraddizioni.
Da un paio d’anni non si parla che di covid, con le dovute e inevitabili eccezioni relative al ritiro delle truppe della coalizione occidentale dall’Afghanistan e all’assalto dei “trumpisti” al Congresso americano. Ma poca roba, qualche settimana di intervallo e nulla più.
Poi più nulla. Praticamente non sappiamo neanche più cosa accade nel mondo e se accade. A parte, naturalmente, la curva dei contagi, sembra che la storia si sia fermata.
Il tutto è talmente stupefacente che viene quasi da pensare che ormai il sistema mediatico abbia la capacità di creare la realtà di sana pianta, di occultare quella vera o di crearne un’altra ancora a suo piacimento. Cosa è vero? Quello che accade o quello che ci viene detto che accade? E le due cose coincidono?
La realtà che viviamo, così come il nostro immaginario, sono di fatto scandite dai media, al di là che sia vero o falso quello che ci viene raccontato. La realtà non è quella in sé e per sé ma quella che percepiamo attraverso i media. I quali agiscono, da un certo punto di vista, come degli illusionisti.
Ci stavo riflettendo oggi. Considerazioni banali ma inquietanti nello stesso tempo.