“La violenza contro le donne è un atto contro Dio”, così Papa Francesco nell’omelia di ieri.
Una ovvietà, mi viene da dire. Da laico aggiungo che è un atto contro l’umanità. Ma qualsiasi forma di violenza è un atto contro l’umanità e contro Dio, per chi è credente.
La violenza subita dai bambini, dagli anziani e dagli uomini, non è forse un atto contro Dio e contro l’umanità? E quella per ragioni legate alla propria appartenenza etnica, religiosa, politica, ideologica? E quella subita, come si suol dire, per “futili motivi”? E quella contro il mondo animale? Non sono tutti questi atti contro Dio e contro l’umanità?
Francesco sceglie invece di sposare la narrazione ideologica a senso unico attualmente dominante e lo fa sul tema ad essa più cara, appunto, la questione di genere e in particolare, all’interno di questa, quella che desta mediaticamente ed emotivamente più scalpore: la violenza contro le donne. Questo è il significato politico della sua omelia.
Francesco è un gesuita, appartiene quindi a quella “chiesa militante” che più di altre ha scelto di calarsi nella realtà sociale, di “sporcarsi le mani”, come si suol dire, sempre però con l’obiettivo di preservare le Sacre Scritture, la Verità Rivelata di cui la Chiesa cattolica era considerata unica e sola detentrice. I gesuiti, infatti, nascono come “braccio politico”, militante e talvolta militare della Controriforma, in funzione anti protestante e in generale anti eretica e il loro rigorismo dottrinario non si esauriva certo solo all’aspetto disciplinare. Pur essendo dei conservatori erano però comprensivi nei confronti delle “umane debolezze” – al contrario dell’ossessione luterana e calvinista per il peccato – e tendevano a non esasperare i conflitti e le tensioni religiose. Fu per queste ragioni, per questa capacità di stare nella realtà senza mai venire meno al “Verbo” che ebbero un così grande successo.
Non mi intendo di questioni religiose e vaticane ma mi pare che Bergoglio stia andando ben oltre la storia e la tradizione gesuitica nel momento in cui sceglie di fatto di aderire alla narrazione ideologica politicamente corretta dominante nel mondo occidentale. La sua è una resa allo “spirito dei tempi” e le avvisaglie c’erano già da tempo. Non credo di dire una cosa fuori dal mondo se dico che la questione del sacerdozio femminile – dopo aver di fatto sdoganato le unioni gay – verrà prima o poi messa all’ordine del giorno. Del resto non è un certo un mistero che la maggior parte dei fedeli, specie di quelli(e) più osservanti, sia composto da donne. E anche in questo senso va letta la sua omelia. Il Papa è un’autorità morale, religiosa ma anche politica, e la politica ha le sue leggi e le sue regole e il consenso va costruito e mantenuto, a partire dal proprio zoccolo duro. Vale per tutti i capi di stato e per tutti i leader politici, tanto più per il Papa che ricopre un ruolo e una funzione ancora più grande.
Intendiamoci, non ho nulla contro il sacerdozio femminile, naturalmente, né d’altro canto è affar mio che cattolico non sono (né appartengo ad altre confessioni) ma il punto non è questo ma capire la logica ideologica e politica che motiva le scelte del pontefice. Sia chiaro, nelle sue encicliche e nelle sue prese di posizione ci sono anche molti aspetti condivisibili. Però anche la sua critica al capitalismo attuale – se letta con occhi lucidi – pur su alcuni aspetti aspra, potrebbe essere funzionale ad un processo di ristrutturazione complessiva del sistema capitalistico e di appoggio ad alcune fazioni politiche all’interno di quello.
La Chiesa cattolica (o le sue correnti di maggioranza) e il suo attuale pontefice stanno giocando le loro carte. Crollato il comunismo, venuta meno per forza di cose l’alleanza organica con il blocco politico-militare-ideologico occidentale in funzione anticomunista, la Chiesa deve trovare una sua nuova collocazione. Le aperture di Francesco alle tematiche care al mainstream liberal dominante vanno interpretate in tal senso. Chi ne trarrà vantaggio? Quali rapporti ne scaturiranno? La secolare se non millenaria relazione fra Chiesa e Stato e (e Impero) che ha caratterizzato la storia dell’Occidente e che ha visto alternarsi fasi di conflitto e di collaborazione, quali sviluppi e conseguenze potrebbe avere? Come si evolverà il mondo cattolico? Quali contraddizioni si apriranno al suo interno?
Al momento non è dato saperlo. Per una corretta analisi non resta che affidarci alla prassi e agli atti concreti che la Chiesa sta ponendo e porrà in essere.