Il senatore repubblicano del Kentucky (USA) Thomas Massie, si è fatto fotografare insieme a tutta la sua famiglia con le armi in pugno. Tutti/e imbracciano sorridenti un fucile mitragliatore. Dopo di che ha postato la foto su Twitter aggiungendo una letterina per Babbo Natale pregandogli di regalargli un bel po’ di munizioni.
Può sembrare la provocazione di un esaltato ma così non è. La società americana è da sempre una delle più violente al mondo; solo quella messicana e colombiana, forse, possono competere.
L’ossessione per le armi negli Stati Uniti ha radici (relativamente) antiche. Stiamo parlando di un paese dove fino a poco più di un secolo fa era considerato normale girare con una pistola nel cinturone o con un fucile sulla spalla. Ma non lo era in nessun altro paese del mondo. La cinematografia americana ce lo ha fatto considerare normale. Lo stesso paese dove sempre fino ad un secolo fa il linciaggio era ordinaria amministrazione. Si veniva impiccati, molto spesso senza processo (o con un processo farsa), anche per furto di bestiame (considerato alla stessa stregua e forse ancora più grave di un omicidio). Decine e decine di migliaia, forse molti di più, di neri, italiani, nativi, messicani e asiatici ma anche moltissimi bianchi sono rimasti vittime di queste pratiche. E anche in questo caso, la cinematografia americana lo ha reso un fenomeno “normale”.
Gli USA erano infatti l’unico paese al mondo dove era considerato normale girare con un cinturone con una o due pistole nelle fondine. Non ci abbiamo mai ragionato su questo perché, appunto, il cinema ha romanzato questa violenza sistematica di cui era permeata la società americana. Da una parte ha saputo disinnescarla del suo risvolto spaventosamente violento e dall’altra ha fatto in modo di renderla epica; il famoso mito della frontiera, del Far West.
L’America affonda le sue radici in quel mito costruito ad arte. Un paese che nasce e si afferma con la deportazione e la schiavizzazione degli africani e contestualmente il genocidio dei nativi doveva necessariamente romanzare quel processo. La violenza è uno dei tratti distintivi della società americana. La stessa violenza di cui è stata da sempre permeata è stata proiettata all’esterno. La natura imperialista degli USA, oltre alle ragioni di ordine squisitamente economico e politico (l’imperialismo è la inevitabile conseguenza dello sviluppo di una potenza capitalista), affonda “culturalmente” le sue radici in quella storia e in quel contesto. Un contesto di cui gli americani sono ben lungi dal liberarsi.
Negli USA circa cento milioni e passa di persone posseggono armi varie (fucili, pistole, mitra), in alcuni stati (parlo per esperienza diretta) non è raro vedere gente che gira tuttora armata, come se nulla fosse. Per noi europei (ma anche nella gran parte dei paesi al mondo, ad eccezione di quelli in uno stato di guerra più o meno permanente) sarebbe impensabile vedere gente che cammina per la strada con un fucile a tracolla o una pistola infilata nella cinta dei pantaloni. Del resto, acquistare un’arma negli Stati Uniti è facile quanto comprarsi un vestito e la lobby dell’industria delle armi è da sempre una delle più potenti. In nessun altro paese al mondo l’accesso e il possesso di armi da fuoco è così facile da parte di un comune cittadino. Stiamo parlando del “paese-guida” del mondo occidentale.
(Fabrizio Marchi)
Fonte foto: Il Fatto Quotidiano (da Google)