Prima si è rifiutato di equiparare nazismo e comunismo, di fatto sconfessando la posizione ufficiale assunta dall’UE con una apposita delibera. Contestualmente ha spiegato che non è vero che le cause dell’esplosione della seconda guerra mondiale sarebbero da ravvisare nel famoso patto Ribbentrop-Molotov (fra Germania nazista e URSS di Stalin).
Prima delle ultime elezioni ha dichiarato pubblicamente di appoggiare a Torino lo storico comunista Angelo d’Orsi, aggiungendo che il candidato di centrodestra e quello di centrosinistra sono due moderati (il non detto è “l’uno vale l’altro”).
Ultimamente – audite, audite! – si è anche schierato contro il Green Pass aderendo ad un documento sottoscritto da diversi intellettuali e docenti universitari.
Troppo, per i parametri dell’ideologia neoliberale e politicamente corretta dominante.
Ma fino a qui si poteva anche sopportare. Peccati gravi ma rimediabili. Ora invece ha osato mangiare il frutto dell’albero proibito. Ha toccato i fili dell’alta tensione e si è preso una bella scossa dalla quale non sappiamo ancora se sarà in grado di riaversi.
Ha messo mano al tabù dei tabù, e lo ha fatto anche con una certa disinvoltura, apparentemente anche con una certa ingenuità. Ha osato dire che le donne occupano tuttora meno posti di potere degli uomini perché rispetto a questi ultimi sono meno aggressive e meno spavalde. E ha soggiunto che questo “è forse dovuto a delle differenze strutturali fra i due generi”.
Non sto certo nella sua testa ma io credo che nelle sue parole si legga in realtà un apprezzamento nei confronti delle donne, non certo una deminutio. Le donne, in buona sostanza avrebbero altre peculiarità, altre specificità rispetto agli uomini, mentre per aspirare al potere bisogna essere dotati di aggressività e spavalderia; “doti” che secondo Barbero, le donne non avrebbero o quanto meno in minor misura rispetto agli uomini.
In fondo, involontariamente, ha fatto un assist al femminismo della differenza che da sempre sostiene, appunto, che l’aggressività, la violenza, la guerra, e di conseguenza il monopolio del potere siano specificità maschili.
Naturalmente io non la penso affatto come lui né tanto meno come il femminismo della differenza…), e non penso affatto che le donne siano meno aggressive e spavalde degli uomini (cambiano solo in parte le manifestazioni di questa aggressività e spavalderia, appunto perché siamo diversi, come dice anche Barbero) ma ciò non toglie che questo è, a mio avviso, il senso delle sue parole. Che non sono state comprese perché il mainstream politicamente corretto e femminista dominante è talmente ottuso, dogmatico e intollerante che non riesce neanche ad interpretare correttamente quello che fuoriesce dai suoi binari.
Ed ecco come un intellettuale, uno storico, bravo, colto, preparato e intellettualmente onesto, fino a poco tempo fa stimato e apprezzato da tutti, viene precipitato negli inferi ed esposto al pubblico ludibrio. Hanno già chiesto che ogni suo contratto di collaborazione con la RAI venga immediatamente a cessare. Non mi stupirei se ciò avvenisse in tempi rapidissimi.
Mi auguro veramente che Barbero non si lasci intimorire e non si pieghi a questa campagna di diffamazione nei suoi confronti che punta a distruggerlo come intellettuale e come uomo.
Per quel che conta, caro Alessandro Barbero, sono con te. E credo lo siano molti altri.
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