Le elezioni per il parlamento russo (Duma) hanno portato alla prevedibile vittoria del partito Russia Unita del presidente Putin il quale si attesta poco sotto il 50% dei voti, ciononostante la seconda forza politica è rappresentata dal Partito Comunista della Federazione Russa con circa il 20% dei voti.
Il segretario generale del PCFR (in verità si tratta di un partito antimperialista che mescola la Dottrina Breznev con il nazionalismo ortodosso anti-atlantico) Gennadij Zjuganov, solitamente molto prudente, ha tuonato contro ‘’falsificazioni e furti’’ chiamando in causa direttamente lo Stato profondo ‘’autoctono’’ legato – a suo dire – agli apparati burocratici di Russia Unita. La tesi dei media occidentali, talmente bislacca da tracciare un filo-nero fra Zjuganov ed il blogger filo-USA Navalny, è stata bocciata dai maggiori analisti strategici internazionali in quanto inseribile in un quadro poco realistico: Zjuganov è ben più anti-occidentale dello stesso Putin. Il reporter Maurizio Vezzosi ha correttamente attribuito il trionfo comunista ai legami di Russia Unita con lo Stato profondo russo che, conviene ricordare, ha una proiezione geopolitica difensiva ed egemonica, non offensiva e neocoloniale:
‘’La ragione fondamentale per la quale il KPRF ha potuto attestarsi sulla soglia del 20% dei consensi va ricercata altrove, soprattutto nella capacità del KPRF di attrarre giovani, rinnovare la propria dirigenza e svecchiare l’immagine percepita dalla società russa, oltre che di costruire un’alleanza con il Levij front (in italiano: Fronte di Sinistra) di Sergei Udaltsov. Al contempo, dei limiti di Russia unita sembrano ben consapevoli, oltre che una quota ampia della società russa, sia la dirigenza del partito sia lo stato profondo. Sulla base di questa consapevolezza anche Russia unita ha investito moltissimo sui giovani e sulla formazione dei propri quadri’’ 1
Il terzo partito è rappresentato dai socialdemocratici di Russia Giusta (7,46% dei votanti). Vezzosi ha messo in risalto (con un certo azzardo) la disunità della società russa, ciononostante i tre partiti di maggioranza concordano con la transizione ad un mondo multipolare. Lo storico Davide Rossi ha ribadito la continuità strategica delle differenti fazioni della borghesia produttiva russa: ‘’Se queste sono le differenze in politica interna, a livello internazionale i tre partiti concordano nel voler contribuire alla costruzione di un mondo multipolare e di pace in cui la Federazione Russa, la Repubblica Popolare Cinese, Cuba, Venezuela e Iran siano le nazioni fondamentali per offrire a tutti opportunità di crescita e sviluppo, senza il furto delle materie prime energetiche e alimentari praticato dall’Occidente con i cannoni della NATO’’ 2. Lo scontro geopolitico verte sulla proiezione unilaterale del Pentagono e la costruzione dell’Eurasia, una concezione delle relazioni internazionali a suo tempo disconosciuta da Stalin (il quale considerava la geopolitica una ‘’pseudoscienza borghese’’), ma fatto proprio dai ‘’comunisti tradizionalisti’’ del PCFR.
Il leader comunista, pochi mesi addietro, aveva scritto una lettera aperta al presidente Putin, rimettendo in discussione la declinazione neoliberista del Grande Reset:
‘’Bisogna anche pensare a cosa parlano oggi i maggiori esperti stranieri. Ad esempio, il premio Nobel americano Joseph Stiglitz e l’economista più rispettato dell’Europa moderna, Tom Piketty. Insistono sul fatto che il modello capitalista globalista, che è stato stabilito dopo il crollo dell’URSS e del sistema socialista mondiale, ha raggiunto un’impasse insormontabile, è completamente sopravvissuto alla sua utilità e deve essere abbandonato. Ne ha parlato recentemente in un’intervista ai media russi il capo del più grande fondo di investimento americano Bridgewater, il miliardario Ray Dalio, avvertendo che se questo modello di gestione economica e finanziaria non sarà radicalmente rivisto, il pianeta dovrà affrontare una serie di problemi sociali. rivoluzioni. Ciò che le autorità non vogliono realizzare con mezzi pacifici sarà realizzato in modo diverso dai cittadini spinti a un grado estremo di insoddisfazione’’ 3
La transizione ad un mondo multipolare aprirà la strada a nuove rivoluzioni socialiste? Se così fosse il capitalismo corporativo ‘’putiniano’’, appellandoci alle categorie dei politologici, andrebbe inquadrato come deterrente sociale dinanzi – auspicabili – rivolte anti-neoliberiste: il Grande Reset, teorizzato dalla lobby Anglo-Sionista, diventerebbe il neofascismo del ventunesimo secolo. La domanda (corretta) è questa: il Grande Reset, oramai in fase di accelerazione, è una ‘’controrivoluzione preventiva ‘’o la ‘’rivoluzione manageriale del ventunesimo secolo’’? A Davos, Vladimir Putin e Xi Jinping hanno ‘’difeso l’Umanità’’ (in verità hanno rappresentato gli interessi degli ceti medi produttivi e delle borghesie nazionali) respingendo le ricette dei nuovi seguaci del pastore protestante Malthus e della lobby della green economy: Leon Trotsky, in polemica col nascente movimento trotskista, scrisse ‘’il socialismo non è la socializzazione della povertà’’. A Mosca e Pechino non ci sarà nessuna transizione ad una nuova Architettura di potere, tanto più che diversi giornalisti investigativi (es. il canadese Matthew Ehret) considerano l’interventismo (soltanto economico?) euroasiatico l’unica speranza di salvezza per l’Europa dinanzi alla ‘’tirannide globalista’’.
Il Pentagono sta facendo sprofondare l’Occidente in una tirannide liberticida, i dissidenti fanno la fine di Julian Assange: seppelliti vivi in un carcere di massima sicurezza. Gli Stati Uniti ed i loro lacchè Nato stanno conducendo una guerra ibrida e multidimensionale contro la Federazione Russa: lo scontro fra Atlantismo ed Eurasia rappresenta – per una parte dei Partiti comunisti post-stalinisti (es. PCFR) – la lotta di classe nella variante geopolitica. Una analisi corretta.
https://www.sollevazione.it/2021/09/russia-dopo-le-elezioni-di-maurizio-vezzosi.html
https://www.sinistra.ch/?p=12008&fbclid=IwAR0QPOvambyieaFiMyJqpIz1OKJWr0yUShzrMPb06QPjbl9mwF-isw8P9oM
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-russia_lettera_aperta_di_zyuganov_kprf_al_presidente_putin/39602_42053/