Ringrazio il mio amico e compagno Norberto Fragiacomo, autore, scrittore, dirigente pubblico e, soprattutto, dirigente di Risorgimento Socialista per questa sua bella dichiarazione di voto in mio favore.
Se anziché a Trieste risiedessi a Roma supporterei senz’altro con il mio voto Fabrizio Marchi alle prossime amministrative autunnali.
Fabrizio è un amico, ma questo c’entra relativamente: ci sono amici e amiche che non sosterrei, perchè hanno idee opposte alle mie (Plato amicus, sed magis amica veritas) o perché si candidano con liste indigeribili.
Con Fabrizio sono in sintonia, ma neppure questo é un argomento decisivo: lo è invece il suo coraggio – ai limiti della temerarietà, di questi tempi – di andare controcorrente o, come ha scritto lui, “Contromano”.
Benchè sia una persona amabile e un gradevolissimo conversatore Marchi é, infatti, un compagno “scomodo” per molti di coloro che oggidì si professano di sinistra radicale, atteggiandosi a custodi di un Sacro Verbo ridotto a litania.
Una recente, negativa esperienza (para)politica locale mi ha confermato che, con le dovute eccezioni, capetti e militanti della c.d. estrema sono a loro insaputa dei perfetti conformisti: a parole manifestano una strenua opposizione all’aborrito “sistema”, ma quando dal generico si discende nello specifico vieni a scoprire che, in fondo, i nemici che si accingono a combattere sono altri… brutti e cattivi magari, ma nel complesso ininfluenti – e dunque su misura.
Draghi sará pure l’uomo-trojka, ma che ci vuoi fare? Sta troppo in alto, nel suo irraggiungibile empireo, al pari di multinazionali, banche d’affari e think tank anglofoni, e allora tanto vale prendersela con gruppuscoli fascisteggianti e magari andare a caccia di “camerati” infiltratisi in qualche partitino concorrente (non si capisce perché un fascio dovrebbe sprecare il suo tempo a fare “entrismo” in formazioni lillipuziane, ma il settario raramente si confronta con la logica, evidentemente anch’essa un artificio borghese).
Malafede? Direi piuttosto un miscuglio di miopia, opportunismo spicciolo, vacua presunzione e incapacità di rinnovarsi.
Fascismo a parte, i temi sono poca roba: c’é l’esaltazione del buon migrante (e della coop sociale che… se ne prende cura), un astratto europeismo delle buone intenzioni, la sostituzione delle vocali con asterischi e sgorbi, una spasmodica attenzione per sottogruppi e minoranze che nasconde un sostanziale disinteresse per la “parte più numerosa e povera”.
Sulla gestione della crisi attuale non una parola, se non quelle di condanna per i presunti “no vax” che protestano nelle piazze (nella maggior parte dei casi civilmente): quella di fare di ogni erba un… fascio é oramai una radicata forma mentis.
A questa “sinistra” il regime neoliberista concede volentieri un diritto di tribuna, perchè la sa inoffensiva, autistica, incapace di comprendere e rappresentare i problemi e la mentalità delle masse.
Ebbene, rispetto a costoro Fabrizio Marchi va – come dicevo – contromano. Ostinatamente. Lui solleva temi scomodi, urtanti, e il suo linguaggio é politicamente scorrettissimo poiché le parole che usa hanno conservato il significato originale e non ammiccano furbescamente a questa o quella nicchia di mercato.
Marchi non si stanca di dimostrare, ad esempio, che la crociata in difesa delle donne e dei loro sacrosanti diritti mira anzitutto a demonizzare il maschio in quanto tale, indipendentemente dalla condotta, e che lo scopo ultimo dell’operazione (ben orchestrata dai media) é parcellizzare ancor più una società giá frammentata e in via di disintegrazione: i poveracci – uomini o donne che siano – devono guardarsi fra loro in cagnesco, diffidare l’uno dell’altra… restare soli e indifesi dinanzi al potere.
Come reagisce la sinistra canonica quando qualcuno osa ricordarle che al pari del re é nuda anch’essa? Ricoprendo di anatemi chi lo fa, ripescando vecchie liste di proscrizione, lanciando la comodissima accusa di rossobrunismo… facendo il gioco di un potere economico-finanziario che, bontà sua, la lascia campare ed esprimersi, gettandole ogni tanto l’osso di una comparsata tv o di un apparentamento al secondo turno di un’elezione locale.
L’avrete capito, insomma, perchè a Roma voterei Fabrizio Marchi (e il PC che lo presenta): perchè so che non mischierá mai la sua voce a quella di compagni critici dell’esistente ma “con juicio” e che, eletto o meno, seguiterá a battersi contro le seducenti veritá ufficiali, conservando quell’onestá intellettuale che al giorno d’oggi é merce rarissima.
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