Nel mio ormai lungo percorso come militante di sinistra, giornalista, insegnante e scrittore mi sono trovato spesso a riflettere e a scrivere sul ruolo e la funzione dell’ideologia cosiddetta politicamente corretta arrivando alla conclusione che questa sia attualmente l’ideologia dominante (cioè falsa coscienza finalizzata a legittimare i rapporti economici e sociali esistenti) o comunque largamente egemone nelle società capitaliste occidentali.
Quando ho deciso di candidarmi, come indipendente, alle prossime elezioni amministrative romane, nelle liste del PC guidato da Marco Rizzo, l’ho fatto con l’intenzione di portare tutta la mia esperienza culturale, professionale e politica sia al partito che mi ha dato fiducia e che ringrazio sia soprattutto a tutti i cittadini e le cittadine.
L’ideologia che definisco politicamente corretta vede al suo interno una serie di articolazioni. Fra queste una delle principali è sicuramente la tendenza alla criminalizzazione del genere maschile. Secondo questo modo di pensare i maschi in quanto tali, a prescindere dall’età e dalle condizioni sociali, si troverebbero, sempre e comunque, in una condizione di privilegio e di dominio. Ed è proprio questa presunta condizione sistematica di dominio che provocherebbe una violenza altrettanto sistematica agita dal genere maschile su quello femminile. A nulla serve far notare – con la ragione e soprattutto con i fatti – l’evidente infondatezza di tale postulato e chi osa anche solo minimamente sottoporlo a critica o metterlo in dubbio, viene immediatamente tacciato di misoginia e di altre simili brutture andando inevitabilmente incontro a conseguenze di vario tipo: emarginazione umana e sociale, esposizione al pubblico ludibrio, derisione, chiusura di ogni spazio e prospettiva professionale e politica.
Nella cultura dominante il maschile è diventato ormai una sorta di “bad company” dell’umanità in modo da lasciare ogni virtù all’universo femminile. Una visione profondamente sessista, anche se camuffata come “progressista e di sinistra”.
Tutto ciò ha naturalmente delle conseguenze molto pesanti e dolorose per gli uomini in carne ed ossa, soprattutto per quelli appartenenti ai ceti popolari e subordinati che si trovano molto più esposti, rispetto agli altri, a questa offensiva.
In quanto uomo di sinistra, socialista e marxista, sono sempre stato dalla parte di chiunque sia oppresso o discriminato per qualsiasi ragione, sia essa economica, sociale, razziale, sessuale e quant’altro, ponendo speciale attenzione per quelle discriminazioni che non vengono socialmente riconosciute come tali e che, di conseguenza, non vengono portate alla luce soprattutto dai media. E’ il caso di quelle di cui sono oggetto gli uomini. Come candidato consigliere comunale di Roma ho individuato due ambiti particolarmente critici su cui intervenire con proposte concrete. Mi riferisco ai padri separati e alle vittime maschili di violenza domestica.
Ho già illustrato le mie proposte concrete per i padri separati[i], in questa affronterò la tutela alle vittime maschili di violenza domestica.
Mesi or sono, con l’associazione “Basta violenza” di cui faccio parte, sostenemmo una petizione on line promossa da tre centri antiviolenza che accoglievano (privatamente) anche vittime maschili. Chiedevamo che i centri antiviolenza convenzionati, ovvero sovvenzionati con soldi dei contribuenti di entrambi i sessi, non facessero discriminazioni di nessun genere. La petizione è ancora in corso e chi volesse conoscere il testo ed, eventualmente, firmare, può andare al link che trova nella nota[ii]. Potrete verificare il nutrito gruppo di studiosi ed intellettuali che hanno accettato di sostenerla ai quali se ne sono aggiunti molti altri in corso d’opera. Si tratta di professionisti che vivono ed operano concretamente nella realtà – psicologi, psichiatri, giornalisti, docenti, avvocati – non di gente che si affida ciecamente e passivamente a tutto ciò che raccontano i media conformisti e le trasmissioni trash da cui siamo inondati.
Qualora venissi eletto, mi batterei, anche e soprattutto in quella veste, affinché nel Comune di Roma vengano aperti spazi di accoglienza per le vittime maschili, di qualsiasi orientamento sessuale, naturalmente, che offrano gli stessi servizi per ora riservati solamente alle vittime femminili. Riporto di seguito le ragioni già espresse nel testo della petizione.
Riteniamo la prassi discriminatoria nei confronti delle vittime maschili di violenza domestica:
1 ) Illegale. Essa viola l’articolo 3 della costituzione, non attua la Legge del 27 giugno 2013, n. 77, (ratifica ed esecuzione della Convenzione di Istanbul dell’11 maggio 2011). La convenzione “sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica” differenzia i due ambiti in tutti i suoi articoli. In particolare, circa la violenza domestica all’art 1 afferma: “…Riconoscendo che la violenza domestica colpisce le donne in modo sproporzionato e che anche gli uomini possono essere vittime di violenza domestica”; all’art. 4 comma 3 “… in particolare le misure destinate a tutelare i diritti delle vittime, deve essere garantita senza alcuna discriminazione fondata sul sesso, sul genere, … ”.
2) Inaccettabilmente motivata. Di solito si giustifica la discriminazione verso le vittime maschili con l’esiguità del loro numero. L’assurdità di tale asserzione è evidente. La legge deve applicarsi a tutti e, semmai, deve esserci maggiore attenzione proprio nei confronti di quei fenomeni di illegalità che rischiano di passare inosservati. Oltretutto, le vittime maschili non sono affatto in numero così esiguo. Sono stati effettuati vari studi che lo dimostrano. Studi che, per essere realizzati, hanno dovuto superare numerosi ostacoli di varia natura ed una diffusa ostilità preconcetta che spesso ha penalizzato i ricercatori stessi. Contrariamente agli studi che indagano la violenza sulle donne che vengono ampiamente finanziati e pubblicizzati. Non ci si rende conto che proprio la mancata indagine su “l’altra metà della violenza” finisce per inficiarne il loro valore scientifico in quanto non li contestualizza nel fenomeno più ampio della violenza domestica. Sono stati effettuati vari studi che lo dimostrano[iii].
3) Particolarmente iniqua. La prassi discriminatoria colpisce tutte le vittime maschili compresi i minori, gli anziani, i disabili o persone spesso già discriminate in altri ambiti come le persone LGBT.
4) Inefficace e controproducente perché si basa su un’analisi della realtà stereotipata e falsata da pregiudizi. Individua tutti i soggetti maschili come tendenzialmente pericolosi in base ad una tara biologica e/o culturale. Tale visione della realtà, con l’uomo incastonato, sempre e comunque, nel ruolo del potenziale carnefice, finisce per ottenere l’effetto paradossale di diffonderlo come modello di genere nelle giovani generazioni. Simmetricamente, in questa visione manichea, la donna non può che essere una potenziale vittima. Negando che la violenza possa anche essere femminile, non si presta adeguato interesse ed intervento sulle donne maltrattanti, lasciandole sole a gestire il proprio malessere.
Vorrei fosse chiaro che l’estensione delle tutele a tutte le persone, a prescindere dal sesso/genere della vittima, oltre ad essere un dovere costituzionale e civile nel senso della non discriminazione e dell’uguaglianza, nulla toglierebbe alle tutele attualmente offerte alle donne vittime di violenza.
Per domande ed informazioni potrete scrivere a violenzabasta@gmail.com info@linterferenza.info
Inoltre vi invito a visitare la mia pagina fb https://www.facebook.com/fabrizio.marchi.75
(Fabrizio Marchi, candidato, come indipendente, alle prossime elezioni amministrative di Roma, con il Partito Comunista guidato da Marco Rizzo, come consigliere comunale)
[i] https://www.linterferenza.info/attpol/padri-separati-proposte-concrete-cosa-comune-roma/
[ii] la seguente petizione online
che chiede misure di contrasto contro La prassi ingiusta, illegale, incostituzionale che nega l’accesso ai centri antiviolenza convenzionati alle vittime maschili di violenza domestica.
Per conoscere il testo completo e il numero delle firme raccolte ed, eventualmente, firmare rimandiamo al link http://chng.it/qx42CH8H
ma di seguito anticipiamo l’elenco dei promotori
Hanno promosso la petizione i centri antiviolenza:
Perseo – Centro antiviolenza maschile di Milano
Centro Antiviolenza della Croce Rossa Italiana comitato di Avezzano
Il fiocco di neve – APS di Trieste
Hanno aderito:
Francesca Beneduce, giornalista, criminologa. Eletta Presidente della Commissione Pari Opportunità Regione Campania in qualità di esperta nel 2013.
Marco Crepaldi, psicologo specializzato in psicologia sociale. Fondatore e presidente di Hikikomori Italia.
Gianni Baldini, avvocato. Professore associato (ab.) di diritto privato e docente di biodiritto presso l’Università di Firenze e Siena.
Antonio Martone, scrittore e saggista. Docente di filosofia presso Università degli Studi di Salerno.
Francesco Nozzoli, docente di fisica presso l’Università degli Studi di Trieste.
Gianluca Cicinelli, giornalista e scrittore. Collabora con l’Università degli Studi LUMSA di Roma.
Giorgio Ceccarelli, avvocato. Fondatore dell’ Associazione “Figli Negati” promotore e ideatore della Casa del papà e del Daddy’s Pride.
Glenda Mancini, criminologa, saggista e conduttrice televisiva.
Cinzia Baldazzi, saggista, critica letteraria.
Gioacchino Onorati, editore di libri e programmi televisivi. Fondatore della casa editrice Aracne e di AracneTV.
strada facendo abbiamo avuto l’adesione pubblica anche di Giovanni Battista Camerini, Neuropsichiatra infantile e psichiatra, psicoterapeuta, esperto in psichiatria forense e di Antonella Baiocchi, assessore alle pari opportunità di San Benedetto del Tronto, autrice del testo “la violenza non ha sesso”, Veronica Berenice Ersilia Sansuini, commissaria alle pari opportunità della regione Marche
[iii] Qui non possiamo riportare tutto il materiale, a titolo indicativo segnaliamo l’importante opera di controinformazione della rivista “la fionda” svolto andando a trovare notizie in contraddizione con lo stereotipo “uomo sempre carnefice, donna sempre vittima”. Un autentico lavoro da certosino andando spesso a spulciare articoli nelle ultime pagine di giornali locali. Detto stereotipo è costruito dai media conformisti e si basa su tre elementi principali 1) contando tra i femminicidi quelli che non lo sono 2) non dando risalto alla cronaca della violenza subita da uomini 3) prendendo per buone le false accuse di violenza che, soprattutto in caso di separazione, sono divenute la prassi. Su tutti questi punti si articola il meritorio lavoro de “la fionda”. Allego il link relativo al punto 2 https://www.lafionda.com/la-violenza-femmina/
Molto importanti le pubblicazioni di giornaliste e scrittrici quali Barbara Benedettelli e Glenda Mancini e fondamentali quelle di autori come Santiago Gascò (https://www.libreriauniversitaria.it/grande-menzogna-femminismo-gasco-altaba/libro/9788885804999 ) e Rino Barnart della Vecchia (https://altrosenso.files.wordpress.com/2009/10/qmdtsei1a.pdf
Un ringraziamento particolare a Fabio Nestola per i seguenti importanti lavori
https://l.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.vittimologia.it%2Frivista%2Farticolo_macri_et_al_2012-03.pdf%3Ffbclid%3DIwAR16IJCuwiAGjJdLQvCcxKAT1rQAJXxn-w-boz7MB0UJntakKRiCWPc5DaA&h=AT1USkjIrLe4Oi54fYQeIWmhPwNg-rFZBL5dNYxXDrKCuD4Tc0j6r2_gzXH5E-vEaqhzNWucKRRN2me5uHx_SAuvECHSzluEmuC3OFh6P285AWABe8wavGMwVoS7bwlWUL4
https://l.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fviolenza-donne.blogspot.it%2F2009%2F10%2Fstalking-femminile-rapporto- marzo.html%3Ffbclid%3DIwAR0GscrmjHMsZTc0df5hTvb3FQfVkvnmcjtSwlhtwi8M4cUn-WBAZvmeSfw&h=AT1USkjIrLe4Oi54fYQeIWmhPwNg-rFZBL5dNYxXDrKCuD4Tc0j6r2_gzXH5E-vEaqhzNWucKRRN2me5uHx_SAuvECHSzluEmuC3OFh6P285AWABe8wavGMwVoS7bwlWUL4
e a Y. Habo Loa, G. Gallino, G.P. Macrì, C. Manzari, V. Mastriani, F.Nestola, S. Pezzuolo, G. Rotoli per questo fondamentale lavoro:
https://www.uominibeta.org/articoli/prima-indagine-sulla-violenza-delle-donne-sugli-uomini-in-italia/