L’imperialismo statunitense reagisce alla sconfitta in Afghanistan seminando caos e terrorismo wahabita: l’attacco terroristico ISIS all’aeroporto di Kabul non ha fatto altro che distogliere l’attenzione dei media da una ritirata tanto vergognosa quanto caotica dettata, seguendo le menzogne della CIA, da minacce terroristiche. Come ha scritto il giornalista investigativo Finian Cunningham, gli Stati Uniti concludono la loro ‘’sanguinosa guerra criminale con un po’ meno di vergogna che altrimenti’’ 1. Un disastro strategico per i sostenitori della ‘’guerra senza fine’’ i quali hanno optato per due diversivi strategici, ampiamente contemplati dalla letteratura militarista del Pentagono e dai falchi dell’unilateralismo ‘’americano-sionista’’:
- Concentrare gli apparati repressivi in Occidente, trasformando l’Ue in un laboratorio del Grande Reset, in vista della costruzione di una nuova Architettura di potere.
- Semirare caos e brutalità in Africa ed Afghanistan, armando movimenti separatisti.
Il complesso militar-industriale USA non rinuncerà alle sue macchinazioni: ha approfondito la politica imperialista, in una prospettiva finanziaria, durante l’amministrazione Trump ed accelererà la costruzione del capitalismo di sorveglianza con l’amministrazione ‘’democratica’’.
Cosa dimostra la vittoria dei Talebani
I Talebani, dopo una attenta disamina ‘’di classe’’, rappresentano una guerriglia ultra-reazionaria per quanto riguarda le questioni interne, ciononostante mantengono una proiezione globale antimperialista, le due cose non sono affatto in contrapposizione: la guerriglia asimmetrica, per quanto egemonizzata dal sunnismo post-feudale, dopo aver messo alle strette il neocolonialismo mantiene alcuni vantaggi chiave anche sull’imperialismo del ventunesimo secolo, come ha spiegato con un eccellente articolo il blogger marxista-leninista statunitense, Rainer Shea:
‘’Gli imperialisti cercano sempre di capovolgere la situazione, di usare la guerra asimmetrica a proprio vantaggio. E a volte ci riuscivano, come quando convinsero i mujahidin a rovesciare la repubblica socialista dell’Afghanistan con tattiche come il sabotaggio delle infrastrutture del Paese. Ma come osservò Mao, gli imperialisti sono distanti dalle masse. Quindi le guerre controrivoluzionarie che intraprendono, anche quando sono mascherate da rivoluzioni popolari tramite i loro terroristici “combattimenti per la libertà”, come i mujahidin, producono sempre una reazione popolare. Nel caso dell’Afghanistan, il regime teocratico installato dagli imperialisti divenne uno Stato-canaglia talib, privando l’impero del dollaro dei minerali che il capitale degli Stati Uniti cerca disperatamente di estrarre dall’Afghanistan’’ 2
La proiezione unilaterale del Pentagono non è finalizzata a conquistare aree geografiche, ma a far sprofondare lo Stato nazionale nel pantano della ‘’guerra eterna’’: in Africa, Asia ed America Latina questo avviene attraverso il paramilitarismo nazista-evangelico (America Latina) e la contro-rivoluzione reazionaria dei separatisti etnici (es. gli ‘’islamisti’’ contro la Repubblica Popolare Cinese); in Europa, Washington semina caos e povertà sostenendo il neocolonialismo finanziario anglo-tedesco. Si tratta di un impero apparentemente senza colonie, dove a farne le spese sono le nazioni dell’area mediterranea; nell’area ‘’non globalizzata’’, gli Stati Uniti s’affidano a movimenti politici facilmente identificabili come di destra radicale; in Ue, gli alleati dello Stato profondo appartengo alla lobby progressista ed ai poteri ‘’senza patria’’. Destra e ‘’sinistra’’: nell’era della sorveglianza globale, entrambe le scelte sono peggiori.
Gli Stati Uniti non sono nelle condizioni di ‘’far vivacchiare’’ uno ‘’stato fantoccio’’, per questo motivo l’economia islamica dei Talebani è interna ai circuiti produttivi iraniano e sino-russo quantomeno da dieci anni. Un documento pakistano di alto livello accademico, pubblicato dal giornalista investigativo Pepe Escobar, ce ne dà conferma:
“il percorso standard di sviluppo da seguire sarà molto a favore delle persone. L’Islam dei Talebani è socialista. Ha un’avversione per la ricchezza accumulata in poche mani” 3
Pepe Escobar deduce che ‘’Quanto ai primi progetti di sviluppo, il documento si aspetta che provengano da società russe, cinesi, turche, iraniane e pakistane, nonché da alcuni settori governativi. L’Emirato Islamico “varerà pacchetti di sviluppo infrastrutturale” a costi “abbordabili tenuto conto del PIL del Paese”’’ (Ibidem). Il regime che ne verrà fuori, con tutta probabilità, sarà un Emirato Islamico ‘’autoritario’’, ma attento ai bisogni della borghesia rurale. Le risorse verranno distribuite equamente e le infrastrutture statali ricostruite e modernizzate, grazie al riposizionamento geopolitico ‘’semi-indipendente’’, ciononostante eventuali partiti socialisti e comunisti potrebbero andare incontro ad una selvaggia repressione.
Gli abusi del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e le trattative che gli Stati Uniti hanno avviato coinvolgendo antichi lacchè dello Stato profondo, non sortiranno l’effetto desiderato. L’’’effetto afghano’’ è interno a ciò che avevo ampiamente previsto: la lotta di classe nella variante geopolitica. Mentre Washington, con cinismo e nella totale indifferenza, distrugge una porzione del pianeta, Russia e Cina (sostenitrici d’una concezione produttiva del capitalismo) s’impegnano nella ricostruzione.
I media ‘’progressisti’’ rilanceranno gli sproloqui di Bernard Henry Levy sullo ‘’scontro di civiltà’’, nonostante ciò il neoconservatorismo ne uscirà sempre più screditato coi soli governi ‘’europeisti’’ a dargli credito. Fuori dalla decrepita Ue, la classe operaia terzomondista vede nell’antimperialismo radicale una necessità pratica.
http://aurorasito.altervista.org/?p=19443
http://aurorasito.altervista.org/?p=19452&fbclid=IwAR0plu0WMk2OcRICl2_K6xpOWk9FYQUaXlr3iGct1IQP7hB8oPRbbG6Y_Is
https://www.ossin.org/reportage-dal-mondo/reportage-asia-centrale/116-afghanistan/2763-guerra-infinita-per-aiutare-gli-afgani-e-solo-una-questione-di-soldi
Fonte foto: Il Post (da Google)