Ho visto e continuo a vedere diversi miei amici sociologi, filosofi e analisti di primissimo ordine, dividersi, anche aspramente, relativamente alla lettura dei numeri, dei dati, delle statistiche, delle percentuali dei deceduti, dei malati, del tasso di contagiosità del covid, e poi anche sui vaccini, sempre sui numeri, sulla fase di sperimentazione, sulle percentuali e le statistiche degli effetti collaterali provocati da questi ultimi. Sia chiaro che sto parlando di persone di grande spessore intellettuale che – covid a parte – condividono più o meno la stessa visione del mondo e della realtà. Eppure il covid è riuscito a dividere anche loro. Perché la diversa lettura e interpretazione di quei dati e di quei numeri conduce inevitabilmente anche ad una diversa lettura della realtà e ad una diversa risposta da dare.
Non essendo un esperto e avendo molta meno dimestichezza di loro sia con i numeri che con la statistica ho scelto di non addentrarmi in ambiti di cui non so nulla. Del resto, si sono finora divisi autorevoli scienziati, figuriamoci se il sottoscritto, del tutto ignorante in materia, può avere qualcosa da dire di scientificamente sensato. Suggerirei, anzi, ai troppi esperti della domenica (Sì o No vax che siano) di darsi una calmata e di occuparsi di cose di cui hanno una sia pur minima contezza, anche perché ci vorrà ancora molto tempo per arrivare ad avere delle certezze sotto il profilo matematico e scientifico sulla questione covid, ammesso che mai ci si arriverà.
Quello di cui sono invece sicuro è che questa crisi pandemica avrà e sta già avendo delle profonde, gravi e per certi versi inquietanti conseguenze sociali, economiche e politiche che dobbiamo e dovremo costantemente monitorare con grande spirito vigile per non restare impreparati al momento opportuno. E mi pare che questo rischio lo stiamo già correndo, complici una certa faciloneria, superficialità, una diffusa se non generalizzata tendenza a seguire la corrente, a sottovalutare le cose e gli eventi, ad uniformarsi alla massa, al pensiero dominante e allo “spirito dei tempi”. Questa tendenza era già in atto da molto tempo, la crisi pandemica l’ha solo resa ancora più evidente.
Dall’altra parte, al fine di un critica sensata e razionale allo stato di cose che si è venuto a determinare a causa della pandemia, è bene disfarsi di tutte quelle pseudo teorie a metà fra il fantapolitico e il vero e proprio delirio (da quelli che sostengono che sarebbe in corso un progetto neomalthusiano di eliminazione di parte dell’umanità attraverso i vaccini a quelli che pensano che vogliono impiantarci un aggeggio nel corpo per telecomandarci o farci venire il mal di stomaco a comando, più altre simili corbellerie “complottiste”) che sono del tutto funzionali alla narrazione dominante.
E’ questo metodo di indagine razionale e centrato sulla prassi che dovremmo adottare, senza improvvisarci scienziati che non siamo (o quanto meno avvalerci del supporto di chi scienziato lo è per davvero). E questo è quello che siamo chiamati a fare per quelle che sono le nostre competenze. Perché la realtà si fa nel suo farsi e non a priori. L’emergenza covid prima o poi (magari più poi che prima…) passerà, ma le conseguenze sociali, politiche e anche geopolitiche prodotte dal covid rischiano molto concretamente di rimanere, modificando a loro volta la realtà. E non c’è da essere sereni…
(Fabrizio Marchi, candidato, come indipendente, alle prossime amministrative di Roma con il partito Comunista guidato da Marco Rizzo, come consigliere comunale)