La liberazione di Assange dipende dalla mobilitazione antimperialista

Il giornalista investigativo Julian Assange ha trascorso il suo cinquantesimo compleanno nella Guantanamo britannica, il carcere di massima sicurezza di Belmarsh, nonostante tutti i capi d’accusa a proprio carico si siano rivelati costruiti ad arte dalla CIA: dall’accusa minore di ‘’stupro’’ a quella portante, ‘’spionaggio’’. Lo Stato profondo, che non rappresenta un blocco monolitico, confluisce nella massima ‘’tutto ciò che è disumano m’appartiene’’, quindi le organizzazioni internazionali difficilmente otterranno qualcosa dalle istituzioni anglo-statunitensi: gli Stati Uniti hanno fatto delle Nazioni Unite l’ala civile della Nato.

Il Fatto Quotidiano, giornale pluralista della ‘’borghesia’’ liberale italiana, ha pubblicato un’intervista condotta da Stefania Maurizi a Julia Hill, esperta di diritti umani per Amnesty International, la posizione della Hill decostruisce un miraggio: gli USA non sono una ‘’nazione’’ democratica. Leggiamo alcuni passi dell’intervista:

 

“Gli Stati Uniti con una mano danno e con una mano tolgono”

“Gli Stati Uniti ci hanno reso facile capire perché dobbiamo opporci all’estradizione: con una mano danno e con l’altra tolgono. Dicono: noi garantiamo che non sarà detenuto in una prigione di massima sicurezza, non sarà soggetto alle misure speciali SAMs e riceverà le cure mediche, ma se Assange farà qualcosa che non ci piace, ci riserviamo il diritto di non garantire tali condizioni. Queste non sono affatto garanzie. Il giudice (che ha negato l’estradizione in primo grado, ndr) ha stabilito che sarebbe una misura oppressiva mandarlo negli Usa, dove può essere soggetto a condizioni di detenzione che potrebbero portarlo al suicidio. Per le leggi internazionali, il divieto di tortura è assoluto, non può essere condizionato dal comportamento che lui terrà”.

“Visto che l’Amministrazione non ritira le accuse, e quindi la procedura va avanti, lui deve essere rilasciato (in attesa della decisione finale, ndr). Non è possibile avere una sentenza che dice: questa persona è a rischio, perché le sue condizioni mentali sono veramente fragili, ma poi lo tengono incarcerato continuando a farle degenerare” 1

La Hill rimane ancorata ad una idea di legalità internazionale tipicamente liberale e progressista: non capisce che l’amministrazione statunitense disattende il diritto internazionale perché, per salvare il modello capitalista ‘’yankee’’, necessita di rilanciare l’agenda dei neoconservatori per la guerra globale. Washington non può disattendere la propria natura o ‘’redimersi’’. Gli oppositori della nuova Architettura di potere non verranno più metabolizzati, ma devastati psicologicamente, incarcerati o indotti al suicidio.

L’establishment USA vigliaccamente si deresponsabilizza: Trump e l’Alt Right, all’inizio del loro mandato, presentarono la persecuzione di Julian come un ‘’residuo’’ dell’epoca Obama; Biden ritiene che il processo al fondatore di Wikileaks debba essere imputato a Donald Trump. In realtà, la distruzione psicofisica di un giornalista eroico appartiene a tutta l’Elite ‘’americano-sionista’’. La pandemia ha accelerato la costruzione del capitalismo di sorveglianza e la transizione ad una globalizzazione modificata: verrà congelata la libera circolazione delle persone, ma rilanciata la dottrina della ‘’guerra senza fine’’ da una prospettiva militare e finanziaria. L’uccisione di Assange è una tappa necessaria della controrivoluzione preventiva: rimodellare l’idea di giornalismo trasformando l’informazione in una pratica d’addomesticamento in funzione neoliberista. L’uomo del futuro dovrà essere un ‘’esecutore’’ privo di senso civico.

La narrazione pandemica ha inculcato la percezione dell’altro in quanto virus: il lavoro salariato diventerà, fra qualche mese, schiavitù retribuita coi buoni Amazon, mentre il ‘’giornalismo di regime’’ occulterà il legame fra l’estrema destra razzista e l’economia finanziaria. Il sindacalismo è stato reinventato in quanto costola dello Stato profondo ovvero ‘’l’estrema sinistra dell’estrema destra’’. Soltanto una grande mobilitazione antimperialista potrà liberare Julian e porre fine al suo (mostruoso) processo kafkiano. La lotta per sua libertà è una lotta contro lo Stato capitalista, il complesso militar-industriale, il neoconservatorismo, il dominio della società per mano di una oligarchia corporativa che comincia sempre più ad asssomigliare alla decrepita aristocrazia settecentesca.

Per aver sostenuto il fondatore di Wikileaks, l’analista ed ex ambasciatore britannico Craig Murray è stato, in queste ore, incarcerato: dovrà scontare una condanna di otto mesi. Il giornalismo oramai è la professione delle ‘’prostitute di regime’’; esistono negli USA ed in Europa ancora grandi analisti, come Max Blumenthal e Thierry Meyssan, ma la professione ha perso la propria natura pedagogica, carrieristi, arrampicatori e arrampicatrici sociali imbrattano le pagine delle grandi testate.

Il caso Assange rilancia la necessità di una alternativa di classe e la lotta per la riorganizzazione rivoluzionaria dei ceti popolari e proletari, e per il sito World Socialist Web Site ‘’la presa del potere politico della classe operaia e la democrazia autentica’’ 2. In ultima istanza, questo significa una lotta rivoluzionaria per il superamento del capitalismo e la costruzione di una soceità socialista.

https://www.antimafiaduemila.com/home/terzo-millennio/231-guerre/85074-julia-hill-su-assange-biden-non-detti-condizioni-julian-deve-essere-rilasciato.html?fbclid=IwAR2QcJGpVEgJxRsQur-1wmsJK-guwl_-cFGRD_Ad-hKWOlG8HWHZVvYJaK8

https://www.wsws.org/es/articles/2021/07/05/lali-j05.html?fbclid=IwAR1Dks-wjqpqvxZWw8ydX-B0nOfBbNHv9dZ4TH1rDt13PMtvhMRxoBb0zME

 Se l'UK dirà sì all'estradizione di Assange negli Stati Uniti, nessun  editore o giornalista al mondo potrà più considerarsi al sicuro – Valigia  Blu

 

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