L’esito delle elezioni siriane ed iraniane ha consolidato il rifiuto delle aggressioni che Washington ha coordinato orientandole ideologicamente nella ‘’guerra infinita ‘’. Se, da un lato, la vittoria di Bashar al-Assad è una celebrazione della sconfitta ‘’americano-sionista’’ a prescindere dalle idee politiche del presidente, il trionfo elettorale di Raisi riporta i principalisti al governo dopo il ‘’cessate il fuoco’’ diplomatico di Rohani.
La sinistra occidentale, vittima dello schematismo eurocentrico, si rifiuta di comprendere sia la genesi storica del panarabismo filo-sovietico del Partito Ba’th che la centralità della Rivoluzione degli Oppressi la quale, secondo l’Imam Khomeini, sarebbe iniziata con la liberazione di Gerusalemme dai miscredenti sionisti. Bashar al-Assad ed Ebrahim Raisi appartengono a correnti ideologiche in parte discordanti: la famiglia Assad, d’origine alawita, ritiene possibile il superamento del capitalismo attraverso la transizione ad un socialismo interclassista-patriottico teorizzato da Michel Aflaq, militante antifascista siriano e studioso eclettico di Marx, Mazzini, Nietzsche e Lenin. Ebrahim Raisi, magistrato khomeinista, ha guidato meritorie battaglie contro la corruzione; antimperialista e ‘’soleimanista’’, nonostante ciò non ha mai rinunciato alla repressione dei pochissimi comunisti del Tudeh rimasti in attività alla fine degli anni ‘80. La sinistra eurocentrica continua ad imputare alla sola Repubblica Islamica la distruzione del Partito comunista iraniano, occultando il brutale sterminio perpetuato dalla dittatura dello Scià Reza Pahlavi, una mattanza anticomunista di rara ferocia non priva di precedenti storici: es. la Germania nazista. Il dirigente comunista, Mohammed Ali Amouhi, nel saggio ‘’Essenza del tempo’’ (inizialmente doveva intitolarsi ‘’Dolore nel tempo’’) ritiene che non meno di 20.000 militanti marxisti vennero trucidati, dall’Operazione Ajax del 1953 contro il governo nazionalista di Mossadeq fino alla Rivoluzione del 1978-‘79. E’ in questi anni drammatici che il Tudeh perse i propri quadri migliori, non dopo.
Gli Occidentali continuano a diffondere fake news accusando Assad d’essere un ‘’dittatore’’ e Raisi ‘’Il Boia’’, una rilettura decontestualizzata del periodo storico in cui si formò il principalista Ebrahim Raisi:
- La ‘’guerra imposta’’ Iran – Iraq (1980-1988), tragedia regionale dove gli Stati Uniti trasformarono il nazionalista radicale Saddam Hussein in un fantoccio ‘’gemello’’ dello Scià. Fino al 1981, il Partito comunista iraniano era un ‘’alleato’’ tattico della borghesia del bazar e, con l’inizio della ‘’guerra imposta’’, pochi comunisti abbracciarono le correnti più radicali del khomeinismo.
- L’Affare Iran-Contra (1986), che vide la borghesia del bazar allearsi con lo Stato profondo israeliano contro l’Imam Khomeini: scaricato Saddam, gli USA necessitavano d’un Cavallo di Troia nel cuore della nazione sciita. Tutt’oggi – a detta dell’ex presidente Mahmoud Ahmadinejad – il MOSSAD ha penetrato una parte del controspionaggio persiano.
- Il terrorismo wahabita dei Mojahedin del Popolo Iraniano, organizzazione finanziata da Arabia Saudita ed Israele, al momento collusa con la mafia albanese nella gestione del narcotraffico che sta insanguinando il Crocevia balcanico. La ‘’sinistra’’ europea, dimostrando un’ignoranza a dir poco folcloristica, confonde il MEK/MKO coi Fedayn del Popolo, movimento ‘’marxista islamico’’ negli anni ’80 di orientamento antimperialista.
All’interno di questo contesto, Ebrahim Raisi si configura icome un patriota persiano e militante khomeinista: l’anticomunismo interno non impedirà a Raisi di rafforzare i legami con Cina e Corea del Nord, riposizionando Teheran in una solidissima alleanza militare (cosa non prevista da Rohani). La vittoria di Raisi (al di là delle contraddizioni politiche) consolida il campo antimperialista.
Lo stesso discorso vale per il presidente Bashar al-Assad: gli Occidentali fanno finta di non conoscere la sua maturazione politica. Fino al 2011, Assad poteva essere considerato un moderato “socialdemocratico” ‘’anglofono’’ che aveva introdotto all’interno dello statalismo sociale siriano il disastroso sistema misto pubblico-privato. Quando a ridosso delle ‘’primavere arabe’’, gli USA tentarono di corromperlo al prezzo dell’islamizzazione del paese, Assad si rivelò uno statista eccezionale e Damasco fu il primo Stato nazionale a battere la Dottrina Rumsfeld – Cebrowski. Dopo la morte di Hugo Chavez e l’allontanamento dalla politica di Fidel Castro e Mahmoud Ahmadinejad, il presidente siriano ha guidato ‘’idealmente’’ il Movimento dei non allineati.
Ebrahim Raisi e Mahmoud Ahmadinejad: la ‘’sinistra’’ ha dimenticato l’abc dell’antimperialismo
In Israele, un Partito fascista è andato al governo: Naftali Bennet è l’uomo della Grande Khazaria. Gli Hezbollah hanno risposto occupandosi direttamente dei bisogni dei libanese ed allacciando una alleanza strategica con gli Houthi, nello Yemen. La vittoria di Raisi, accelererà la costruzione del polo egemonico alternativo ‘’euroasiatico’’ e la Resistenza alla proiezione unipolare del Pentagono: nei prossimi mesi, Teheran rientrerà coi Guardiani della Rivoluzione nelle ‘’zone tempestose’’ rimettendo in discussione l’imperialismo di Davos e l’assetto socioeconomico del capitalismo di sorveglianza. Una resistenza geopolitica che, da un punto di vista interno, ancora non rigetta la struttura socioeconomica ‘’borghese’’: la Repubblica Islamica dell’Iran dovrebbe legalizzare, il prima possibile, un Partito operaio d’orientamento ‘’sharitiano’’.
Secondo lo storico Davide Rossi ‘’riformisti’’ e ‘’conservatori’’ sono due categorie abusate per l’Iran, ad esempio l’ex presidente Mahmoud Ahmadinejad definito dai media occidentali ‘’ultra-conservatore’’:
‘’è stato alla guida dell’Alleanza dei Costruttori dell’Iran Islamico, riuscendo nei suoi otto anni di presidenza fino al 2013 a rispondere all’impetuosa crescita demografica, costruendo case, creando posti di lavoro, estendendo in modo straordinario l’offerta di scuola e salute per tutti i cittadini, a partire dalle fasce più popolari, tra cui ancora oggi gode di un consenso straordinario’’ 1
‘’Nel 2013 con la fine del mandato di Ahmadinejad e la scomparsa del suo grande amico Hugo Chavez, il Movimento dei Non Allineati è tornato nell’ombra, mancando quella guida che allora stava iniziando a restituire a tale organizzazione il prestigio e l’intraprendenza dei suoi albori, quando negli anni ’60 e ‘70 Tito, Nasser e Fidel Castro ne hanno fatto una delle più riuscite organizzazioni di solidarietà internazionale e di denuncia dell’imperialismo statunitense’’ (Ibidem)
La ‘’sinistra’’ europea tessendo le lodi della Confraternita dei Fratelli Musulmani e demonizzando Ahmadinajad e Raisi dimostra di essere totalmente disinteressata alle sorti della classe operaia e dei ceti popolari mediorientali. Non potendo più contestare il capitalismo e l’imperialismo, la sinistra politicamente corretta preferisce occuparsi di ‘’problematiche’’ di costume inerenti il multiculturalismo, una involuzione ideologica di matrice anglosassone che, fa le altre cose, ha permesso al populismo conservatore di egemonizzare una parte importante del movimento anti-lockdown durante la pandemia trasformandolo in una macchietta neocons. Nel mondo dopo l’emergenza sanitaria internazionale, la “sinistra” che in queste ore chiama il neoeletto presidente sciita ‘’Il Boia’’ potrebbe scomparire.
La transizione al mondo multipolare, che Raisi dovrebbe accelerare, creerà le condizioni necessarie per la nascita di nuovi Partiti socialisti e comunisti: il campo antimperialista, con le elezioni siriane ed iraniane, ne esce rafforzato.
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Fonte foto: TRT World (da Google)