Domenica scorsa sono andato con alcuni amici a fare un trekking a Pian della Faggeta, nei pressi di Carpineto Romano.
Ad un certo momento, dopo già molte ore di cammino, abbiamo perso l’orientamento e ci siamo ritrovati in una zona molto impervia, diciamo sul costone di una montagna con una fitta vegetazione. Avevamo perso molte energie e uno dei nostri amici si era ferito ad un braccio scivolando. Siamo riusciti, non senza fatica, a risalire e ad arrivare ad una piccola radura dove fortunatamente c’era anche una sorgente d’acqua ma nessuna traccia di un sentiero percorribile per fare ritorno. Stava già per imbrunire e a quel punto siamo stati costretti a chiamare i soccorsi. Fortunatamente nel punto in cui eravamo giunti la connessione era tornata e siamo riusciti a contattare con i cell. il Soccorso Alpino e Speleologico. Nell’arco di circa un’ora sette operatori, altamente professionali e specializzati, ci hanno raggiunti e, dopo aver medicato il nostro amico ed averci guidato per un sentiero molto ripido e faticoso, siamo riusciti a “svalicare”, come si dice in gergo e a fare rientro alla base (dove ce n’erano altri ad aspettarci e a ristorarci). Senza il loro intervento non ce l’avremmo fatta.
Con mia grande sorpresa, ci hanno spiegato che sono tutti volontari. Era il terzo intervento che facevano nell’arco della giornata. Il più delle volte – mi spiegava uno dei soccorritori – gli interventi si svolgono di notte perché gli escursionisti sperano di riuscire a farcela da soli. A volte ci sono dei feriti, più o meno gravi, e vi assicuro che portare a braccia o in barella un ferito su quei costoni della montagna non è certo un gioco da ragazzi. Insomma un lavoro che richiede grande professionalità, esperienza e preparazione psicofisica. Appunto, un lavoro, anche di altissima professionalità e responsabilità che, a mio parere, dovrebbe essere retribuito; ricordo che stiamo parlando di persone che salvano la vita ad alte persone o che comunque le tirano fuori dai guai, da situazioni molto pesanti, stressanti e rischiose. Né più e né meno dei vigili del fuoco, per capirci, e mi riesce difficile immaginare che questi possano lavorare a titolo puramente gratuito. E invece, in questo caso, sono solo dei volontari, gente che lo fa per passione e senza nessun tornaconto che non sia il piacere della riconoscenza di coloro che hanno aiutato.
Certo, tutto molto bello, anzi, bellissimo, da un punto di vista umano. Ma il punto è un altro. E’ legittimo definirli volontari oppure sarebbe più corretto definirli degli sfruttati? Di certo, un servizio di fondamentale importanza che dovrebbe essere garantito dallo stato viene affidato alla benevolenza e alla passione di volontari che però di fatto svolgono un vero e proprio mestiere di grandissima responsabilità. Non ne ho idea ma ritengo che siano migliaia coloro che svolgono questa attività su tutto il territorio nazionale.
Non ci sono i soldi per assumerli o quanto meno per pagargli i compensi per il lavoro che svolgono nel tempo libero? Assurdo. In cosa differisce il lavoro di queste persone da quello dei pompieri o dei sommozzatori che percepiscono, giustamente e ovviamente, un salario (anche se, a mio parere, inadeguato rispetto alle competenze e al tasso di rischio che quei mestieri comportano)?
E quanti stipendi, pensioni e consulenze d’oro vengono invece elargiti nei vari comparti della pubblica amministrazione a burocrati di alto o anche medio livello che di certo non sono chiamati a salvare vite? Chi è più utile alla società? Il burocrate che passa e firma carte e che si porta a casa, fra una cosa e l’altra, uno stipendio complessivo dai cinque o seimila euro (per i livelli più bassi) in su (fino a cifra da capogiro per noi comuni mortali) o un volontario del Soccorso Alpino e Speleologico? La risposta è scontata.
E quanti denari spende lo stato ogni anno per gli armamenti e per mantenere le missioni militari all’estero? E quante risorse potrebbe incamerare se solo si decidesse finalmente a tassare le grandi multinazionali della logistica e della comunicazione che operano sul territorio nazionale?
In parole povere, questi “volontari” specializzati e altamente qualificati stanno svolgendo gratuitamente un servizio essenziale che dovrebbe essere garantito dallo stato.
Del resto, abbiamo voluto lo “stato minimo”? (Anche) queste sono le conseguenze…
Fonte foto: Montilepini.info (da Google)