In questi giorni il versante di destra del sistema sta picchiando duro sulla drammatica vicenda di Saman, la ragazza pakistana assassinata dallo zio su mandato dei suoi genitori (a quanto ne sappiamo, spetterà naturalmente ai magistrati fare piena luce) per essersi rifiutata di acconsentire ad un matrimonio combinato.
Un orribile evento criminoso figlio di una “cultura” tribale e inaccettabile per qualsiasi coscienza civile. Anche diversi imam in questi giorni, in varie trasmissioni televisive, hanno spiegato che si tratta di pratiche tribali in voga in alcune remote e arretratissime aree che nulla hanno a che vedere con la legge coranica e con l’Islam.
Ma tanto basta per rilanciare la solita campagna di criminalizzazione del “mondo islamico”, concetto che, di per sé, non significa nulla perché quello che chiamiamo “mondo islamico” è in realtà un universo estremamente complesso e diversificato e molto spesso attraversato da profondi conflitti al suo interno. Ma questi sono dettagli del tutto irrilevanti per chi ha l’obiettivo di criminalizzare, per mere ragioni elettorali, intere comunità, popoli e religioni.
Del resto – si potrebbe obiettare – anche nel nostro mondo occidentale, liberale e cristiano, ogni giorno vengono consumate violenze orribili e delitti spesso feroci per le ragioni più disparate (anche se diverse da quelle che hanno portato all’uccisione di Saman ma non meno esecrabili), ma non per questo viene tirato in ballo il Cristianesimo. E vorrei ben vedere che lo fosse.
Dalla sponda “opposta” (si fa per dire…), il versante di “sinistra” del sistema rimuove il risvolto tribale e “culturale” che sta alle spalle del brutale assassinio di questa giovane pakistana per sottolineare quello di “genere”. Quello della povera Saman sarebbe l’ennesimo femminicidio. A nulla serve ribadire, anche in questo caso, che è stata la madre stessa – a quanto è dato sapere finora – ad attirarla in una trappola e che in quelle “culture” tribali la moglie-madre svolge un ruolo determinante proprio per ciò che concerne l’ambito della vita familiare, quindi anche la scelta di imporre matrimoni combinati e/o addirittura di sopprimere fisicamente chi rifiuta di sottostare a tali decisioni.
Come ormai da molto tempo, assistiamo al gioco delle parti fra i due schieramenti. Da una parte la criminalizzazione a prescindere delle culture diverse dalla nostra e dall’altra la criminalizzazione, altrettanto a prescindere, del maschile, responsabile per definizione di ogni male e di ogni orrore che da sempre si consuma nel mondo.
Due approcci ideologici che servono ad allontanarci dal vero e, come abbiamo spesso spiegato, ad operare l’ennesimo depistaggio. Per quali finalità, in questo caso specifico così come in altri simili? Criminalizzare l’immigrazione, in particolare quella musulmana, ha due obiettivi, uno esterno e uno interno.
Il primo. Alimentare e sostenere ideologicamente la guerra preventiva e permanente degli USA e della NATO con relativi processi di destabilizzazione delle aree interessate.
Il secondo. Occultare la realtà dello sfruttamento (in alcuni casi in forme schiavistiche o semi schiavistiche) dei lavoratori immigrati e costruire un clima di ostilità nei loro confronti da parte dei lavoratori autoctoni.
Destra e “sinistra” apparentemente divise ma unite nella lotta. Quella a difesa del capitale, ovviamente.
Fonte foto: Fanpage (da Google)