Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Immaginate se da qualche settimana non si avesse più notizia di uno dei due membri di una nota coppia gay (o lesbica).
E se la magistratura avesse aperto un’ inchiesta per omicidio a carico del membro superstite della coppia stessa.
E se tutti i giornali e le TV dessero continuamente uno spazio enorme alla vicenda, fra l’ altro:
segnalando il fatto che il gay superstite, di professione agricoltore, é stato visto con un badile in mano in campagna, evidente indizio che ha assassinato il compagno e l’ ha seppellito da qualche parte;
andando anche ad intervistare parenti del gay superstite residenti in Francia per estorcere loro la confessione dell’ omicidio da parte del loro congiunto;
insinuando che, essendosi uno di loro recato in Spagna, vi “sarebbe fuggito”.
Il tutto con continue velate ma evidentissime allusioni al fatto che si tratterebbe di un comportamento assolutamente tipico degli omosessuali.
Riuscite a farvi una pur pallida idea dello scandalo che un tale comportamento “omofobo “susciterebbe (ma in questo inverosimile caso sarebbe davvero omofobo senza virgolette: quasi un’ eccezione confermante la regola)?
Bene. Ora considerate invece la vicenda della ragazza pachistana residente nel reggiano (non lontano da …Bibbiano; constatazione evidentemente suggeritami da un’ inconscia associazione di idee e, peraltro, del tutto irrilevante ma non per questo vietata) scomparsa, col fondato sospetto che sia stata uccisa dai genitori che l’ avrebbero così punita per essersi opposta ad un matrimonio combinato (sospetto assai forte ma non affatto certezza; lo ricordo in particolare ai giornalisti che “fino al terzo grado di giudizio un imputato [che può permettersi di arrivare al terzo grado di giudizio: la legge é uguale per tutti, ma evidentemente per qualcuno più che per qualcun altro, N.d.R.] é innocente [di solito non: “presunto innocente”, N.d.R.]).
Tutto bene, tutto sacrosanto se la condanna mediatica prima ancora di qualsiasi sentenza é a carico di uomini extracomunitari musulmani.
Tutto bene, tutto sacrosanto se la religione musulmana (e in sostanza tutti i praticanti della stessa) vengono “discretamente” additati al pubblico ludibrio per un probabile evento criminoso che ha avuto (se lo ha avuto, come é probabile ma non certo) per autore taluni singoli musulmani (unici eventuali esecrabilissimi responsabili), rientrante in una casistica limitata ad un’ infima percentuale della totalità dei musulmani (più o meno come l’ omicidio del compagno o ex compagno nelle coppie omosessuali).
Casistica fra l ‘altro dovuta a tradizioni tribali pre-islamiche condannate dalla religione musulmana stessa: la “fatwa” che le comunità islamiche italiane si sentono in dovere di emettere, a quanto pare, é perfettamente inutile perché l’ omicidio (di una figlia che non vuole accettare un matrimonio combinato, esattamente come quello di qualsiasi altra persona umana per qualsiasi altro motivo che non sia la legittima difesa) é di già un “peccato mortalissimo” per l’ Islam così come per il cristianesimo, per l’ ebraismo e per tutte le persone dotate di senso morale, senza bisogno di fatwe, peraltro di assai dubbia efficacia nel combattere i dilaganti pregiudizi antiislamici.
Evidentemente per il pensiero unico politicamente corretto c’é “discriminazione” e “discriminazione”, c’ é “odio” e “odio”, “disprezzo del diverso” e “disprezzo del diverso”: un conto é se ne sono oggetto (anzi, in questi casi, decisamente “vittime”) omosessuali, donne, disabili, ebrei o altro, un’ altro ben diverso caso é se ne sono oggetti maschi, extracomunitari, islamici…
Grazie per l’ attenzione.
Fonte foto: TPI (da Google)