Il complesso militar-industriale, dopo l’11 settembre 2001, ha imposto al popolo statunitense un sistema di sorveglianza massivo e rilanciato su scala pan-planetaria la dottrina della ‘’guerra infinita ‘’. Con cinismo e nella totale indifferenza, i neoconservatori hanno distrutto una porzione del pianeta.
Le cose divennero chiare dopo la pubblicazione del libro di Thomas Barnett, La nuova carta del Pentagono, il quale tradusse sul piano accademico la dottrina militare Rumsfeld/Cebrowski: gli Stati Uniti si propongono di distruggere le infrastrutture delle nazioni esterne al mondo non globalizzato (escluse Russia e Cina) non facendo distinzioni fra nazioni indipendenti e ‘’stati vassalli’’. Al momento, soltanto la Rete Voltaire (con sede a Damasco) ha colto la natura del conflitto geopolitico ed ha messo in guardia su come l’offensiva di Washington vada ben oltre la dicotomia socialismo/capitalismo, leggiamo:
‘’La guerra immaginata dall’ammiraglio Cebrowski avrebbe dovuto riguardare in prima battuta l’intera regione. Non si dovevano più fare i conti con le divisioni della guerra fredda. Ormai gli Stati Uniti non avevano più gli amici o i nemici di un tempo. Non era più l’ideologia (i comunisti) o la religione (scontro di civiltà) che identificava i nemici, ma solo la loro non-integrazione nell’economia globalizzata del capitalismo finanziario. Niente poteva più proteggere coloro che avevano la sfortuna di non essere pecoroni, ossia di essere indipendenti.
Questa guerra non doveva ottenere lo sfruttamento delle risorse naturali soltanto per gli Stati Uniti − com’era accaduto nelle guerre precedenti − ma per tutti gli Stati globalizzati. Del resto, gli Stati Uniti non erano più prioritariamente interessati all’appropriazione delle risorse naturali; volevano soprattutto dividere il lavoro su scala planetaria e fare lavorare gli altri per loro’’ 1
Donald Trump, legato alla tradizionale lobby abnticomunista, ha dovuto cedere il passo ad una ideologia che sistematizzata da Henri Kissinger prevede una co-gestione capitalista delle crisi sistemiche, col Pentagono che detiene il monopolio della violenza: Washington ha teorizzato la divisione della Russia bianca da quella asiatica e la traformazione di Cina ed Iran in potenze regionali sub-imperialiste. Difficilmente questo piano di dissezione neocoloniale verrà dismesso dai governi ‘’eletti’’.
Il ‘’covidismo’’ sociale e l’antisemitismo (latente) dell’establishment Ue
La pandemia per il nuovo coronavirus ha realizzato tre obiettivi dello Stato profondo ‘’americano-sionista’’:
- Completare la transizione dal capitalismo finanziario a quello digitale.
- Esportare alcuni elementi della dottrina Rumsfeld/Cebrowski in Europa.
- Convincere la socialdemocrazia europea ad abbracciare il ‘’caos creativo’’.
Il timore del virus s’è rivelato più pericoloso del virus stesso; il ‘’giornalismo di regime’’, enfatizzando il confinamento totale ha ideologizzato la solitudine non più male sociale, ma ancora di salvezza. Le immagini apocalittiche dei media nascondono il legame dell’estrema destra con l’economia finanziaria, nonostante ciò è la sinistra a gestire una catastrofe neoliberista col programma dei ‘’nazionalisti etnici’’. Il 6 marzo 2020, il filosofo neomarxista Srecko Horvat scriveva un articolo intitolato Il pericolo politico del nuovo virus, dove metteva in guardia una sinistra ormai proiezione geopolitica della Fondazione Bill e Melinda Gates:
‘’Il coronavirus non è una minaccia per l’economia neoliberista, ma anzi crea l’ambiente perfetto per quell’ideologia. Ma dal punto di vista politico il virus è un pericolo, perché una crisi sanitaria potrebbe favorire l’obiettivo etnonazionalista delle frontiere rafforzate e dell’esclusività razziale e quello di interrompere la libera circolazione delle persone (soprattutto se arrivano da paesi in via di sviluppo) assicurando però una circolazione incontrollata di merci e capitali’’ 2
Il coronavirus ha accelerato le dinamiche dell’accumulazione capitalista, sbudellando il tessuto sociale europeo: chi ha subito le conseguenza sanitarie del virus è stato aizzato contro i dannati della crisi economica e viceversa. L’utilizzo dell’epiteto ‘’negazionista’’ contro l’informazione indipendente ha nascosto un antisemitismo latente negli schieramenti politici occidentali; secondo l’Enciclopedia Treccani col termine negazionismo si indica: “polemicamente una forma estrema di revisionismo storico, la quale, mossa da intenti di carattere ideologico o politico, non si limita a reinterpretare determinati fenomeni della storia moderna ma, specialmente con riferimento ad alcuni avvenimenti connessi al fascismo e al nazismo (vedi l’istituzione dei campi di sterminio), si spinge fino a negarne l’esistenza o la storicità” (citata dal giornalista Antonio Mazzeo in Covid-19 e covidismo: tra malattia, isteria biopolitica e militarizzazione). L’ideologizzazione del virus, nasconde l’incapacità dell’establishment europeo di fare i conti col proprio passato.
La crisi pandemica farà assaggiare a Bruxelles e Tel Aviv la dottrina Rumsfeld/Cebrowski, la stessa calamità che europeisti e sionisti hanno imposto, seminando il caos, ad altri paesi. Washington non ha alleati, ma solo ostaggi.
https://www.voltairenet.org/article213171.html?fbclid=IwAR0rkZLneHMqNR0Bbad3mqITKIyh5gn7dooWijcMYtBTVedvAorBcSswAfw
https://www.internazionale.it/notizie/srecko-horvat/2020/03/06/virus-pericolo-politico