L’incontro in Iraq fra Papa Francesco ed il Grande Ayatollah al-Sistani si colloca all’interno della proiezione geopolitica del Pontefice che si è impegnato nel fermare lo scontro di civiltà, una dottrina politica (criminale) che lo Stato profondo USA ha mutuato dal sionismo e dal colonialismo anglosassone. Nonostante ciò, il Vaticano non ha dismesso (1) il potere delle proprie organizzazioni finanziarie legate alla struttura economica del capitalismo speculativo Ue, e (2) il progetto di colonizzazione spirituale di una parte del mondo non globalizzato (es. Cina): la Dottrina di Francesco, per quanto innovativa (‘’revisionista’’) rimane incompleta e contraddittoria.
L’ufficio dell’autorità religiosa sciita ha sottolineato che l’Ayatollah al-Sistani ha parlato di problematiche globali come l’ingiustizia sociale, l’oppressione dovuta alle politiche imperialiste americane e l’assenza di libertà religiosa negli stati occupati dalle truppe statunitensi. Contrariamente a quanto dicono i media di regime, al-Sistani non ha mai predicato il disimpegno politico del clero dinanzi alle tragedie sociali del nostro tempo (informazione fuorviante purtroppo rilanciata dallo stesso Alberto Negri), ma citando lo storico Davide Rossi:
“Il ruolo politico di Al Sistani, ancorché da lui mai reclamato, è rilevante e discende da una duplice realtà, da un lato la strutturazione con un clero organizzato che distingue gli sciiti dai sunniti, contribuendo ad evitare derive integraliste, dall’altro perché dal 2003 si è ritrovato, finita l’epoca di Saddam Hussein, a dover esercitare anche un ruolo di orientamento per una nazione, l’Iraq, in cui i due terzi della popolazione sono sciiti, ovvero secondi per numero solo agli iraniani. Al Sistani ha assolto in particolare negli ultimi anni a due compiti imprevisti ma decisivi, da un lato il coordinamento, non solo spirituale, di tutte le forze organizzatesi contro l’ISIS e contro gli altri gruppi terroristici, per la liberazione tanto dell’Iraq, quanto della Siria, dall’altro promuovere la convergenza in una lista unitaria, dei seguaci della guida sciita Muqtada al-Sadr e del Partito Comunista Iracheno che, in una alleanza solida quanto innovativa, hanno messo nell’angolo tutte le ingerenze imperialiste nella politica irachena, benché queste attraverso gruppi curdi e sunniti non manchino di far sentire il loro peso ’’ (Davide Rossi, Francesco con gli sciiti contro le ingerenze straniere in Iraq e in ogni altra nazione, Sinistra.Ch)
La Guida Spirituale islamica ha fatto riferimento al ruolo svolto dalla Marjayyah (autorità religiosa sciita) nella difesa delle comunità cristiane e delle altre minoranze perseguitate dai terroristi (ISIS, Al Qaeda, ecc …) sponsorizzate da USA, Israele ed Arabia Saudita. E’ stata la Resistenza islamo-patriottica guidata dal generale Soleimani a creare le condizioni per quest’incontro, là dove Obama prima e Trump dopo hanno rischiato di distruggere una porzione del pianeta.*
La lobby ‘’politicamente corretta’’ e quella dell’Alt Right convergono nella manipolazione del ‘’giornalismo di regime’’, contrapponendo l’Ayatollah al-Sistani alla Repubblica Islamica dell’Iran, come se ci fosse una rottura fra differenti interpretazioni della teoria politica dell’Islam sciita, l’una fondata sulla separazione politica/religione e l’altra, potremmo dire, metaforicamente, di derivazione “platonica”: il governo dei sapienti (Khomeini). Le sentenze (fatwa) di Sistani e Khamenei sono quasi sempre convergenti, divergono soltanto sul concetto di Wilayat al faqhi ovvero l’idea che i giuristi islamici hanno autorità sulla comunità e che è loro dovuta assoluta obbedienza. La comunità sciita italiana ha dato una spiegazione di questo equivoco, nato all’interno della lobby islamista britannica (British Sh’ia) nemica di Khamenei:
“Ci sono differenze sull’estensione di questa autorità, ma è bene ricordare che ad es. l’Ayatollah al-Sistani (RA) sostiene che questa includa non soltanto la ‘jihad’ (qui intesa come guerra) passiva o di difesa ma anche quella attiva o preventiva, mentre l’Ayatollah Khamenei (RA) come l’Ayatollah Khomeini (RA) la limitano a quella passiva. Come si vede è semplicistico e sbagliato identificare l’uno con la moderazione e la democrazia liberale e gli altri con l’estremismo e la teocrazia’’ 1
Le contraddizioni politiche di Francesco sono ben altre: seppur rifiuti la declinazione neoliberista del Grande Reset, il Pontefice tiene un comportamento omissivo davanti a quella che potremmo definire come la costruzione di una nuova Architettura di Potere. Fiero avversario della ‘’perfida Albione’’ al punto da rifiutare la lingua inglese in quanto lingua del colonialismo, il Vescovo di Roma dovrà rispondere a tre grandi questioni politiche:
- Nessuno dei responsabili dell’aggressione imperialista all’Iraq ha mai passato un solo giorno in prigione, nonostante ciò il piano dell’amministrazione Bush è oggetto d’analisi e denunce da parte di giornalisti e militanti antimperialisti: la costruzione del nuovo Medio Oriente allargato attraverso la teorizzazione della ‘’guerra infinita ‘’.
- Il giornalista Julian Assange e l’attivista Chelsea Manning, per aver svelato al mondo i crimini statunitensi vengono devastati psicologicamente e fisicamente dell’establishment anglo-statunitense: il fondatore di Wikileaks rischia la vita in carcere, la Manning entra ed esce di prigione.
- Il ‘’giornalismo di regime’’ si è dimostrato una proiezione del complesso militar-industriale USA: carta straccia. 2
Che cosa aspetta il Santo Padre a condannare, in modo deciso e senza troppi giri di parole, l’imperialismo israeliano ed i crimini, comprovati da numerose inchieste internazionali, del presidente nazi-sionista Netanyahu? Questi silenzi, purtroppo, danno forza ai suoi accusatori come ad esempio il giornalista Horacio Verbitsky.
Il messaggio unitario di Francesco ed al-Sistani è focalizzato sul rifiuto delle ingerenze straniere. Domanda: Francesco è prossimo a firmare un accordo con Xi Jinping (magari a ridosso della tanto discussa rinuncia)? Se così fosse, la Cina diventerebbe alleata geopolitica del Vaticano contro la Dottrina USA sullo scontro di civiltà pur rimanendo avversaria ideologica del Vaticano in quanto socialista e “neo-maoista”. Il ruolo politico di Francesco, forse l’ultimo grande statista borghese, va ben oltre quello, seppur rilevante, di natura religiosa.
http://islamshia.org/lufficio-dellayatullah-sistani-sullincontro-con-il-papa/
https://twitter.com/SMaurizi/status/1368133566417301504?fbclid=IwAR3QgDbRPVdcB-wNb0i2WZ5yq8oFTrJ8VZ5OaTY822lYIUGzFd6vszwVXQA
Fonte foto: Il Riformista (da Google)