Assange, la ridistribuzione geopolitica della BREXIT e la “sinistra” che non capisce

“Ci è stato negato di votare sulla UE per quarantuno anni. In questo periodo essa è diventata più remota, più centralizzata, più gestita dalle banche e dalle grandi corporazioni e più sprezzante della democrazia” (“Trade Unionists Against the EU” i sindacalisti britannici contro l’Unione Europea) *

 

Il 4 gennaio 2021, la giudice inglese Vanessa Baraitser ha negato l’estradizione del giornalista Julian Assange negli USA, non per le ragioni per le quali avrebbe dovuto (es. libertà di stampa e di espressione, riconoscimento dei crimini di guerra statunitensi, ecc …), ma per le “tendenze suicide dell’imputato”. Non si tratta di una vittoria del giornalismo investigativo contro lo Stato profondo ‘’americano-sionista’’, ma dell’effetto – comunque da verificare – delle nuove conflittualità inter-imperialiste dopo la BREXIT: Julian Assange, in contrapposizione alla costruzione d’una nuova Architettura di Potere, è un attore imprescindibile, nonostante ciò Julian rischia ancora la vita.

La giornalista Caitlin Johnstone (una dei pochi ad aver decostruito il mito del ‘’Trump anti-sistema ’’) ha inquadrato, molto bene, quello che sta avvenendo in queste ore:

‘’It is good that Baraitser ultimately ruled against extradition, but her ruling also supported the entirety of the US government’s prosecutorial narrative that would allow for extradition of journalists under the Espionage Act in the future. The ruling is a significant step toward freedom for Julian Assange, but it changes nothing as far as global imperialist tyranny is concerned’’ 1

Traduzione: ‘’ È positivo che alla fine Baraitser si sia pronunciata contro l’estradizione, ma la sua sentenza ha anche sostenuto l’intera narrativa del procuratore del governo degli Stati Uniti che consentirebbe l’estradizione dei giornalisti ai sensi dell’Espionage Act in futuro. La sentenza è un passo significativo verso la libertà per Julian Assange, ma non cambia nulla per quanto riguarda la tirannia imperialista globale’’

Il passo significato è stato determinato dalla approvazione della BREXIT (di questo bisognerebbe prenderne atto, soprattutto a sinistra), ma non cambia nulla per quanto riguarda la natura viscida e voltagabbana (parola chiave) della componente ‘’nazionalista’’ del Deep State inglese. La tirannia imperialista globale cambia pelle, mutano le proiezioni geopolitiche dei singoli Stati, ma non la natura dello Stato profondo. Il giornalista e Premio Pulitzer, Glenn Greenwald, ha sottolineato l’unità d’intenti fra lo Stato profondo inglese e quello USA, ciononostante potrebbe esserci una rottura dovuta, con tutta probabilità, alla BREXIT. Leggiamo Greenwald: «Questa non è una vittoria della libertà di stampa. Al contrario: il giudice ha detto chiaramente di ritenere che ci siano motivi per perseguire Assange in relazione alla pubblicazione del 2010. E ‘stato, invece, un atto d’accusa al sistema carcerario Usa, follemente oppressivo, per ‘minacce’ di sicurezza» 2. L’unica giurisprudenza che l’imperialismo – tanto più quello anglo-statunitense – conosce è quello della violenza: la censura, alla pari dello sfruttamento dei lavoratori, è un problema sistemico in sistemi-entità come gli USA. Quanto meno l’Inghilterra ha vissuto, con l’insurrezione antimonarchica di Oliver Cromwell nel 1649, un processo rivoluzionario (borghese) più o meno autentico.

L’occidente viaggia verso la costruzione di una nuova Architettura di Potere, la BREXIT è una rottura ‘’di destra’’ che potrebbe limitare le manovre egemoniche della fazione ‘’cosmopolita’’ della borghesia ‘’yankee’’. Se la dominazione ideologica statunitense entra in contrasto con l’anglo-centrismo, USA e GB riconoscono supinamente la globalizzazione unipolare del Pentagono. L’analista Thierry Meyssan, nel giugno del 2016, aveva inquadrato la ridistribuzione della geopolitica globale all’interno di quello che chi scrive definisce una de-globalizzazione imperfetta:

‘’Il Brexit segna la fine della dominazione ideologica degli Stati Uniti, quella della democrazia al ribasso delle “quattro libertà”. Nel suo discorso sullo stato dell’Unione del 1941, il presidente Roosevelt le aveva definite come (1) la libertà di parola e di espressione, (2) la libertà di ciascuno di adorare Dio come vuole, (3) la libertà dal bisogno, (4) la libertà dalla paura [di un’aggressione straniera]. Se gli inglesi risaliranno alle loro tradizioni, gli europei continentali ritroveranno gli interrogativi delle rivoluzioni francese e russa sulla legittimità del potere, e rovesceranno le loro istituzioni a rischio di veder risorgere il conflitto franco-tedesco’’ 3

Rimangono tre annotazioni: (1) la City di Londra, che strozzina tre/quarti del mondo globalizzato e non, non è influenzata dalla BREXIT; (2) la Nato e l’Ue sono due facce della stessa medaglia, nonostante ciò la GB continuerà a cooperare, là dove possibile, all’interno della coalizione pan-imperialista occidentale; (3) gli USA e soprattutto Joe Biden rappresentano una minaccia permanente per Wikileaks. A causa della lentezza delle procedure britanniche, Julian rimarrà comunque in carcere, sorvegliato giorno e notte, invece d’essere ricoverato in ospedale per le sue condizioni di salute. La ‘’sinistra’’, che non ha riconosciuto in Assange un Gramsci moderno, è – in tutto e per tutto – corresponsabile della sua crocifissione.

La BREXIT segna l’ipotesi di una de-globalizzazione imperfetta – ‘’imperfetta’’ perché guidata dai conservatori – inadatta ad opporsi all’imperialismo del Grande Reset; la fine del presidente fellone, Donald Trump, un clown castrato dallo Stato profondo e reso zimbello dalla lobby sionista ne è la prova. Premesso questo, Meyssan coglie l’aspetto più importante della questione:

‘’Se gli inglesi risaliranno alle loro tradizioni, gli europei continentali ritroveranno gli interrogativi delle rivoluzioni francese e russa sulla legittimità del potere, e rovesceranno le loro istituzioni a rischio di veder risorgere il conflitto franco-tedesco’’

Il marxista italiano Amadeo Bordiga una volta scrisse ‘’Big non mangia Big’’, quindi Biden e Boris Johnson troveranno diversi compromessi calpestando ‘’patriottismo’’, ‘’tradizioni’’ ed istanze sociali: non c’è molto di cui gioire, l’unica cosa che un movimento realmente antimperialista dovrebbe fare è sfruttare intelligentemente le contraddizioni inter-oligarchiche. La difesa del fondatore di Wikileaks è, non solo la punta di lancia della lotta antimperialista, una difesa dei valori europei (sicuramente più profondi di quelli anglosassoni) derivanti dagli interrogativi posti dalle due rivoluzioni, russa e francese. La sinistra, anche in questa circostanza, non ha colto la dimensione geopolitica degli eventi: de-globalizzazione (di cui Assange è uno degli attori più importante) o costruzione d’una nuova Architettura di Potere. Il rapporto con la BREXIT, inizialmente conflittuale, verrà regolamentato nei primi mesi dell’amministrazione Biden: una lotta interna al Deep State sulla pelle di Julian. La natura dell’imperialismo non muta: dalla bellicosità apparente (Trump) alla diplomazia apparente (Biden), solo diversamente criminale.

* La citazione iniziale è tratta dal portale svizzero di informazione progressista https://www.sinistra.ch/?p=5164

https://caitlinjohnstone.substack.com/p/the-assange-extradition-ruling-is?fbclid=IwAR3IrGd-CUVtoGUKB8XsYUSj7kbe4Wr4euTPDr5Zu4j31jFS78_oiQPKTWM

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-assange_lattacco_di_greenwald_atto_daccusa_al_sistema_carcerario_usa/82_38987/?fbclid=IwAR1WMvRm5UVE_ytNF7pA9-Tg0pMSzCWMmuA-H5Gm7jQiAgXiAq89XquTrs0

https://www.voltairenet.org/article192535.html

 Asilo politico offerto ad Assange - RSI Radiotelevisione svizzera

Fonte foto: Rsi (da Google)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Dichiaro di essere al corrente che i commenti agli articoli della testata devono rispettare il principio di continenza verbale, ovvero l'assenza di espressioni offensive o lesive dell'altrui dignità, e di assumermi la piena responsabilità di ciò che scrivo.