I sostenitori del mito secondo cui Trump sarebbe anti-establishment si aspettavano che venisse graziato Julian Assange, invece Trump ha utilizzato il suo potere, fino all’ultimo, per scopi personali concedendo la grazia a persone vicinissime alla sua cerchia: Michael Flynn (ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale), Paul Manafort (ex manager della sua campagna presidenziale), Roger Stone (finanziere amico e sostenitore di Trump) e Charles Kushner (padre del marito di Ivanka). Come se non bastasse, Trump ha perdonato quattro Contractors della Blackwater responsabili della Strage di Nisoor Square, a Baghdad nel 2007: l’aver provocato una strage di civili – dieci persone innocenti persero la vita – costrinse lo stesso Tribunale statunitense a condannarli, ma il presidente ha sempre una mano tesa per i protagonisti degli eccidi dei musulmani.
Fin dal 2016, ho messo in guardia la sinistra no-Euro e diversi giornalisti investigativi dall’infatuazione verso il mito di Trump nemico dello Stato profondo, fin dal maggio 2013 dall’articolo Trump, un ruffiano d’Israele notavo la convergenza delle tesi contrapposte Trump anti-Elite/Trump neofascista incompetente: ‘’Giunti a questo punto una domanda è tanto doverosa quanto necessaria: come mai sia i media filo-imperialisti che l’informazione ‘’alternativa’’ o almeno una parte di essa, non prendono in esame i rapporti – stretti, anzi strettissimi – del candidato repubblicano Donald Trump con l’estrema destra israeliana?’’ 1. Entrambe le tesi risultano riduttive e, come ho scritto nell’articolo citato, non analizzano le ragioni (intelligence, politica ed ideologia) del fenomeno con le sue ripercussioni geopolitiche. Prima ancora che Trump entrasse nel pieno della campagna elettorale segnalai che:
- Il rapporto fra la famiglia Trump e l’estrema destra israeliana è anomalo da diversi anni, non a caso Netanyahu ha condizionato negativamente l’amministrazione repubblicana facendone la bambola della lobby israeliana in funzione anti-iraniana.
- La fazione ‘’borghese’’ rappresentata dall’Alt Right è debole rispetto al cosmopolitismo dei democratici, questo avrebbe obbligato Trump a concentrare le politiche repressive in ‘’patria’’ (pogrom, privatizzazioni, accordi coi sindacati gialli anti-operai) rendendosi protagonista della fase di nazionalizzazione del fascismo USA: una ritirata (militare, ma non finanziaria) tattica dopo i disastrosi otto anni di eccidi globalizzati dell’amministrazione Obama.
Diversi sostenitori di Trump, nelle file dell’attivismo anti-europeista cercarono (inutilmente) di contestare le mie tesi riguardanti il ‘’nullismo politico’’ della nuova amministrazione ‘’yankee’’: quasi tutti s’aspettavano una politica di rottura che non c’è stata. Negli stessi termini, in questi giorni, diversi attivisti progressisti stentano a guardare in faccia alla realtà: Joe Biden non è il ‘’male minore’’, se analizziamo la proiezione geopolitica dell’imperialismo democratico ritornerà la Dottrina del caos creativo contro Damasco e Mosca. Entrambi gli errori (2016, sostenitori di Trump; 2020, sostenitori di Biden) sono figli della medesima cultura progressista: la sinistra ha dimenticato l’abc dell’antimperialismo.
La persecuzione di Assange cominciò con Bush, divenne incubo e tragedia con Obama ed è stata portata avanti dal ‘’presidente anti-establishment ‘’ con cinismo e totale indifferenza. Nei confronti di Julian Assange, Obama e Trump hanno ugualmente agito come la ‘’lunga mano’’ di “Killary” Clinton. Al di là delle buffonate scritte dai giornalisti comprati (es. Trump antisemita o Trump filorusso), Trump ha approfondito l’unilateralismo economico della fazione commerciale del Padronato prendendo di mira, oltre Pechino e Teheran, proprio Mosca. La giornalista Caitlin Johnstone, nell’articolo Il mito secondo cui Trump sia anti-sistema, ha colto la grande ipocrisia della stampa progressista schierata in difesa del complesso militar-industriale USA:
“Questa amministrazione attualmente lavora all’estradizione di Julian Assange e alla sua prigionia a vita perché denunciò i crimini di guerra nordamericani. Ha ucciso decine di migliaia di venezuelani con sanzioni volte a provocare carestie nel tentativo di effettuare il cambio di regime contro la nazione più ricca di petrolio del pianeta, e molte più persone potrebbero morire col nuovo embargo economico totale che Trump firmava il 15 giugno. Fa avanzare il programma di cambio di regime di John Bolton in Iran con sanzioni da carestia, operazioni segrete della CIA ed aggressioni militari. [Invece di sospenderle per la pandemia di Covid-19, Trump intensificava cinicamente tali sanzioni].
Nonostante la fiaba del Russiagate, degno di uno spettacolo di wrestling, Trump intensificava le tensioni con Mosca più di qualsiasi presidente nordamericano dalla caduta del muro di Berlino. Il principale esperto di relazioni tra Stati Uniti e Russia Stephen Cohen avvertì nel 2017 che ora siamo più minacciati di annientamento nucleare a causa di tali escalation dal culmine della guerra fredda. I numerosi atti di aggressione dell’amministrazione contro la Russia includono il suddetto armamento dell’Ucraina, il numero crescente di truppe piazzate al confine russo, attacchi agli alleati russi Siria e Venezuela, il ritiro dal trattato INF, l’attuazione della revisione della postura nucleare con una posizione molto più aggressiva nei confronti della Russia, costringere RT e Sputnik a registrarsi come agenti stranieri, infiltrazioni della rete elettrica russa, espulsione di decine di diplomatici , ampliamento della NATO con l’aggiunta del Montenegro, nomina del falco antirusso Kurt Volker a rappresentante speciale in Ucraina e opposizione agli interessi russi sul passaggio dai combustibili fossili della Germania [per non parlare della feroce guerra alle istituzioni internazionali, dall’OMS a CPI, e del sostegno ottuso alle pretese più sfrenate di Israele, ecc.]’’ 2
Trump, telecomandato dal MOSSAD, ha fatto assassinare il generale iraniano Qasem Soleimani e su richiesta del clan Clinton ha quasi ucciso Julian Assange: soltanto uno sciocco può credere (1) alla polarizzazione nella politica USA e (2) alla presenza di candidati anti-Elite nella prima nazione-entità capitalista mondiale. Che cos’è il ‘’trumpismo’’? Il ‘’trumpismo’’ è un diversivo strategico dello Stato profondo: l’Elite, nel 2015-’16, si è inventata un fantomatico candidato anti-establishment per riassorbire una parte della dissidenza interna normalizzando una importante percentuale del dissenso sociale ed accademico-giornalistico. Non è un caso che molti giornalisti anti-sionisti (es. Israel Shamir), dopo la parentesi ‘’trumpiana’’, siano decisamente più morbidi nel valutare le malefatte dell’estrema destra ‘’americano-sionista’’: le derive politiche sono come un tunnel senza uscita perché concludono la metabolizzazione di un paradigma teorico fallimentare.
Secondo il giornalista Max Blumental, QAnon è un’arma della destra per portare nel vicolo cieco della ‘’teoria del complotto ’’ le dissidenze al sistema. La valutazione di Blumenthal è importante, ma riduttiva: in realtà, QAnon è una strategia dello Stato profondo neoconservatore (democratico e repubblicano) per ideologizzare ‘’verso destra’’ pezzi di piccola borghesia rovinata; le delusioni di massa de-politicizzano diventando un dono per le Elite libere d’imporre l’agenda neoliberista. Il sistema, a destra come a sinistra, ha bisogno di creare politici apparentemente alternativi per disinnescare ceti sociali e movimenti ostili: Trump, Bannon o Ron Paul sono per la piccola borghesia ‘’conservatrice’’, tutto quello che Sanders e Cortez sono per gli studenti socialdemocratici e la sinistra ‘’politicamente corretta’’ post-marxista, un miraggio. La progressista somala Ilhan Omar, paladina degli antirazzisti, ha più volte negato il genocidio armeno ed ha perfino firmato una petizione dell’AIPAC contro l’Iran ed il presidente siriano Bashar al-Assad.
A breve spiegherò le ragioni del fallimento del gruppo d’intelligence QAnon il cui vero leader e teorico è il generale Michael Flynn. Per ora è bene capire che il ‘’trumpismo’’ ha rappresentato una parentesi interna allo Stato profondo: l’era Trump è finita prima ancora di cominciare. La piccola-borghesia difficilmente impugnerà le armi in nome del fascismo statunitense, svolta reazionaria in un regime che è già reazionario, trans-umanista ed allucinato dal mito dell’eugenetica.
https://www.linterferenza.info/esteri/trump-un-ruffiano-di-israele/
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