Le proteste delle studentesse del Liceo romano Socrate, in risposta ad una professoressa che le aveva invitate (sembra che lo stesso invito sia stato rivolto anche agli studenti) a vestirsi in modo consono ad una istituzione (la scuola è un’istituzione pubblica, per chi lo avesse dimenticato, come il parlamento, come il governo…), mi hanno sollecitato questa riflessione.
C’è un aspetto che è evidente a tutti e che però non è consentito dire, e cioè che vestirsi in un certo modo, assumere atteggiamenti provocanti, seduttivi e (falsamente e solo apparentemente) ammiccanti, non ha NULLA a che vedere con la libertà – come viene millantato – ma con il potere. In questo caso, ovviamente, con il potere seduttivo, quindi con una logica di dominio. La libertà qui non c’entra proprio nulla. C’entra il potere che una persona è in grado di esercitare su un’altra. Il potere può essere esercitato in diversi modi, e quello sessuale è uno di questi, con tutte le varie implicazioni (prima fra tutte quella psicologica, o meglio, il dominio psicologico) che questa forma di dominio determina.
Naturalmente il femminismo deve negarlo altrimenti si squaglierebbe come neve al sole in un nano secondo, perché dovrebbe ammettere che in effetti le donne sono in grado di esercitare un potere (sessuale, e quindi psicologico) molto grande. E qui si apre una contraddizione grande come quella della diga di Assuan.
Perché se le donne si atteggiano o si vestono in un certo modo (sensuale e provocante) la colpa sarebbe degli uomini che le vogliono in quel modo lì, cioè come oggetti di piacere a loro disposizione. Naturalmente questa è una fesseria di proporzioni galattiche perché tutti/e sanno benissimo che le donne NON sono affatto a disposizione degli uomini. E questo perché sempre TUTTI/E sanno perfettamente che è vero quasi sempre esattamente il contrario, tranne nei rari casi di uomini di grande successo, prestigio, visibilità, potere o affermazione sociale, nei quali quel rapporto si capovolge. Per il resto, nella stragrande maggioranza dei casi, a stare nella posizione di chi chiede, spesso con il cappello in mano, sono proprio gli uomini.
E’ un fatto, una verità evidente all’universo mondo e che però, come dicevo, deve essere negata. Le donne la negano per opportunismo e gli uomini per viltà e perché non vogliono rischiare di essere tacciati di essere degli sfigati rancorosi e per questo misogini e maschilisti (è la logica nietzschiana dell’etica del risentimento applicata dal femminismo alla relazione fra i sessi…). Il femminismo lo deve negare per definizione. Ammettere che anche le donne sono in grado di esercitare un grande potere (che ha risvolti enormi in tutte le sfere dell’agire umano…) significherebbe squagliare il postulato ideologico sul quale il femminismo stesso si fonda, e cioè la condizione di totale e assoluta subordinazione in cui le donne tuttora verserebbero.
Dall’altra parte, se invece si critica quel modo di porsi (seduttivo), allora si risponde che le donne sono libere di comportarsi e di vestirsi come gli pare e piace… Delle due l’una, ci dice la logica, ma la logica da quelle parti non è di casa. E quindi non se ne esce…
Ma c’è un’altra considerazione molto importante da fare. E cioè si scambia (e non è certo casuale) il (sacro) concetto di libertà con il profano “faccio come caxxo mi pare e nessuno mi deve rompere i coglioni o deve frappormi ostacoli di nessun genere”, che è la logica del capitalismo/liberismo selvaggio, cioè del sistema in cui viviamo. Ma fare “come caxxo ci pare” non è libertà, ma giungla, “homo homini lupus”, come diceva un vecchio e famoso filosofo del ‘600.
E quindi, dalle stelle alle stalle, se una donna se ne va in giro per la strada, nei locali pubblici, a scuola, al lavoro, con una minigonna “girofica” o con uno spacco vertiginoso, il perizoma infilato tra le chiappe di pantaloni aderentissimi o un decoltè mozzafiato e via discorrendo, se sbatte in faccia (solo nominalmente..) il sesso in faccia agli uomini (guardare e non toccare…) è evidente che vuole esercitare un potere seduttivo, infischiandosene altamente delle reazioni emotive che potrebbe provocare e che in effetti provoca negli altri, dalla sollecitazione sessuale (che viene sistematicamente solleticata e che gli uomini devono altrettanto sistematicamente soffocare una cinquantina di volte almeno al giorno…) all’imbarazzo o a un senso di frustrazione (dal momento che si viene sollecitati ma al contempo si deve frustrare quel desiderio artatamente sollecitato…). Ho scritto “infischiandosene” ma ho sbagliato perché in realtà quelle reazioni sono esattamente quelle che quella donna vuole provocare. In questo modo lei esercita un potere e ne è perfettamente consapevole. Un potere, a mio avviso, molto grande, per lo meno sulla grande maggioranza degli uomini, nell’era della mercificazione assoluta. E nell’era della mercificazione assoluta, il sesso diventa, per chi ne può disporre, un valore/capitale molto grande. Vale per una gran numero di donne e per un numero (molto) ristretto di uomini.
Naturalmente, ci si difende da questa critica accusando quelli che la muovono, come il sottoscritto, di essere dei bacchettoni e di voler limitare la libertà personale delle persone, in questo caso delle donne. Il che è ovviamente ridicolo, non solo (e chi mi conosce lo sa benissimo…) perché ho sempre sostenuto la libera sessualità in tutte le sue forme e manifestazioni (certo non nelle forme degenerate e violente come la pedofilia o altre criminali schifezze, ci capiamo…), ma soprattutto perché se la sessualità fosse veramente vissuta in modo naturale, giocoso, spontaneo e reciproco, sarebbe libera da quelle logiche di dominio e di mercificazione di cui sopra. Non esisterebbe la prostituzione, non esisterebbero le chat line a pagamento, non esisterebbe il porno e tutta l’industria del sesso, e il sistema stesso andrebbe in tilt perché gli uomini non sarebbero costretti a cercare di fare carriera, fare soldi, affermarsi socialmente a tutti i costi, “palestrarsi” (oggi anche depilarsi…), comprarsi automobili, vestiti firmati, oggetti di marca, rendersi visibili in qualsiasi modo purchessia, e anche le donne, dal canto loro, non sarebbero costrette a recitare determinati ruoli, ad essere sempre in tiro, come si suol dire, a investire tempo e denaro per truccarsi, vestirsi, farsi belle (e ingrassare l’industria e tutto l’indotto che ruota intorno all’estetica e alla cura del corpo), ma soprattutto sarebbero finalmente libere da quegli archetipi e da quelle dinamiche di seduzione, cioè di dominio, di cui sopra.
Ma la domanda birichina è: “La vogliono veramente questa libertà? Oppure si sono accomodate sui vantaggi e sui privilegi (Orrore! Cosa ho detto mai!!! In questa società solo i maschi sono sempre e comunque in una condizione di privilegio!!!) che questo sistema capitalista/consumista gli porta?
E’ questa la domanda che le femministe, se fossero in buona fede, dovrebbero rivolgere alle donne, invece di de-responsabilizzarle come si fa con i bambini e di colpevolizzare sempre e comunque gli uomini, al fine di trasformare veramente la realtà e, nel caso specifico, la relazione fra i sessi. Ma questa sarebbe una rivoluzione, quella che il femminismo e – mi dispiace dirlo – neanche le donne, hanno mai fatto. La faranno?…