Dopo la depredazione dell’industria pubblica dell’Urss, il presidente bielorusso Aljaksandr Lukašėnko ha permesso alla piccola nazione post-sovietica di sopravvivere alla controffensiva imperialista salvaguardando il tessuto sociale del paese. L’agenzia di stampa statunitense, Bloomberg, ha scritto: “La Bielorussia è l’ex repubblica sovietica dove ci sono le migliori condizioni di vita, il prodotto interno lordo pro-capite è il doppio di altre ex repubbliche dell’URSS come la Georgia, la Moldavia o l’Ucraina, la diseguaglianza è più bassa che nelle nazioni scandinave, la percentuale di persone che vivono in povertà è inferiore a quella di metà delle nazioni europee e anche degli Stati Uniti.” (cit. Sinistra.ch, 18 Agosto 2020). I bielorussi vivono meglio degli statunitensi, nonostante ciò il sociologo marxista James Petras ha valutato gli ultimi anni del governo Lukašėnko ‘’mediocri’’.
Bielorussia: la ‘’rivoluzione colorata’’ delle “nazi-femministe”
La cultura politicamente corretta della sinistra occidentale è speculare al neofascismo, entrambi funzionali alle rivoluzioni colorate pianificate dalle centrali di comando anglosassoni. Il giornalista Davide Rossi ha inquadrato ideologicamente le femministe messe dall’Ue ai vertici di un movimento reazionario gemellato con i ‘’maidanisti’’ di Kiev. Leggiamo:
“Ultima rappresentante di questa ingerenza politica aggressiva e per nulla democratica, ben più considerevole delle presunte mail russe a sostegno di Trump nel 2016, è Svjatlana Cichanoŭskaja che insieme ad altre due donne, Maria Kolesnikova e Veronika Tsepkalo, si è fatta dettare, a tutto uso dei media occidentali, una campagna elettorale in cui, pur con qualche ridicola dimenticanza immortalata dalle televisioni, le tre eroine si sono distinte, non per le proposte, una sola, la solita, “libertà”, ma per i simboli fatti con le mani, un cuore, un pugno chiuso e l’ultima la V di vittoria con due dita, poco importa che in bielorusso tale parola si scriva con la P di Pobeda, è evidente che i destinatari del messaggio non erano i loro concittadini, ma le televisioni e i fotografi occidentali’’ 1
I provocatori arrestati dalle autorità bielorusse si dividono fra ucraini con la bandiera nazista nello zaino ed attivisti LGBT con passaporto israeliano. Chi è contro l’Ue viene definito dittatore, ma la ‘’fascistizzazione’’ della cultura politicamente corretta – che ci fanno insieme neonazisti, israeliani e femministe? – è un argomento tabù per il giornalismo lubrificato.
L’obiettivo è sempre lo stesso: Washington declina neofascismo e femminismo in quanto ideologie ‘’imperiali’’ del Potere Bianco. La rivoluzione colorata bielorussa – come la strage di Beirut – si colloca all’interno del conflitto fra unipolarismo (USA, Ue e Israele) e multipolarismo (Russia, Cina, Iran e America Latina): Lukašėnko, al di là delle sue contraddizioni (alcune anche gravi), ha rifiutato l’unilateralismo della Nato aprendo il mercato interno agli investimenti sino-russi. Davide Rossi commenta anche le, recentissime, frizioni di fra Minsk e Mosca: ‘’Putin e Lukašėnko non sempre sono andati d’accordo, ma ricamare sui loro dissidi è privo di fondamento. La Bielorussia non potrebbe attuare politiche sociali senza l’aiuto energetico russo, la Russia non potrebbe tenere la NATO lontana dai propri confini senza l’attuale dirigenza di Lukašėnko e del Partito Comunista di Bielorussia, tutte le altre considerazioni e speculazioni appartengono al regno della fantasia che scambia ipotesi non fondate con fantasmagorici e inconsistenti scenari geopolitici’’ (Ibidem). Valutazione condivisibile.
L’Ue promuove l’avanzata del neofascismo
Il Segretario. del Consiglio di Sicurezza della Russia Nikolaj Patrushev, in un’intervista a Rossijskaja Gazeta ha osservato le responsabilità di Bruxelles dinanzi all’avanzata del neofascismo in Europa e nel mondo:
“Le idee delle ‘camicie nere’ e ‘brune’ sono raccolte dai creatori delle ‘rivoluzioni colorate’, che impongono xenofobia e altri miti per rimpiazzare con la forza i governi legittimi”, affermava Patrushev, secondo cui la politica del “caos controllato” di Stati Uniti ed alleati in Medio Oriente ha umiliato la dignità nazionale e religiosa di grandi popolazioni e creato lo scontro interreligioso. “Di conseguenza, dall’invasione nordamericana dell’Iraq, è emersa l’organizzazione terroristica SIIL. I suoi sostenitori sono guidati dai principi di intolleranza religiosa e della fanatica “guerra contro tutti”, molto vicina all’essenza dell’ideologia fascista” 2
“In linea di principio, tali crimini non possono avere prescrizione. La comunità democratica mondiale deva essere consapevole delle sanguinose conseguenze di un’ideologia misantropica: questa consapevolezza è la garanzia più affidabile dal ripetersi di tali eventi in futuro. La politica culturale ed educativa perseguita dagli Stati dovrebbe mirare a sviluppare un pensiero critico che rifiuti ogni tentativo di diffondere visioni totalitarie e manipolare miti etnici”
I neonazisti e le femministe condividono gli stessi presupposti: una pretesa ed inesistente superiorità occidentale. La ‘’guerra di civiltà’’, teorizzata dal neoconservatore Samuel Huntington, diventa ‘’guerra permanente’’ secondo gli sproloqui del sostenitore di Donald Trump, David Horowitz. Nei fatti, il conflitto neo-imperialista delle Elite ha portato soltanto alla guerra delle ignoranze. Decodificando l’ideologia dell’imperialismo del ventunesimo secolo, capiamo che neofascismo e femminismo imperiale sono un sintomo della decomposizione capitalista. La sinistra politicamente corretta, accodandosi alla propaganda USA dinanzi alle rivoluzioni colorate, dimostra di non avere il senso della storia.
https://www.sinistra.ch/?p=9076
http://aurorasito.altervista.org/?p=13241
Svjatlana Cichanoŭskaja insieme al neoconservatore francese Bernard-Henri Levy (Fonte RT in Italiano)