Donne appartenenti alla upper class si mobilitano a Roma e a Torino contro altre donne. Queste stesse donne non si sono però mobilitate contro la Fornero, la Boschi, la Lorenzin, la Giannini, la Fedeli o la Madia fautrici di provvedimenti legislativi che hanno smantellato il sistema pensionistico, precarizzato il lavoro, favorito le banche, tagliato la spesa sanitaria, sottratto risorse a Università e Scuola – penalizzando lavoratrici, studenti e famiglie – introdotto norme funzionali alla privatizzazione ed altro ancora. Ognuno dei provvedimenti citati ha avuto come unico scopo la finanziarizzazione dell’economia con la conseguente crescita della disuguaglianza e della ingiustizia sociale. La modalità delle organizzatrici delle due manifestazioni richiama la mobilitazione delle donne e delle minoranze sessuali e artistiche all’indomani della elezione di Trump. Questo tipo di mobilitazione prova, se ce ne fosse ancora bisogno, l’egemonia culturale neoliberale sul mondo. Ragioni per organizzarsi e scendere in piazza anche contro questo Governo ce ne sarebbero e più di una. Anni di politiche neoliberali hanno prodotto povertà, degrado delle periferie, disuguaglianza, precarietà ed altro ancora. Gli effetti prodotti da anni di neoliberalismo avrebbero dovuto spingere in piazza milioni di persone. I ceti sociali che stanno pagando sulla propria pelle i costi di tali politiche, abbandonati da chi avrebbe dovuto rappresentarli, hanno scelto di farlo con l’unico strumento a loro disposizione: il voto. Manifestazioni organizzate da “madamin” contro le politiche economiche neoliberali, in questi anni, non ne abbiamo viste. Le organizzatrici di queste due manifestazioni non ricordano nemmeno lontanamente Luxemburg, Balabanoff e Kiuliscioff. La manifestazione di Torino è stata organizzata a sostegno della TAV. Tale opera, esempio della finanziarizzazione dell’economia e quindi funzionale alla speculazione finanziaria, progettata 30 anni fa, è ampiamente superata e quindi inutile. Le risorse finanziarie disponibili per la TAV potrebbero essere utilizzate, ad esempio, per l’ammodernamento delle rete infrastrutturale esistente e invece no. Ed è per questa ragione che la scelta del governo di voler operare un’attenta analisi costo/benefici, come è successo per il gasdotto trans-adriatico, merita attenzione. Alle organizzatrici delle manifestazioni di Roma e Torino ciò che interessa realmente è difendere le posizioni di rendita e quindi di classe. Questa loro difesa prova che l’unico vero conflitto è quello di classe. I conflitti di genere non sono in grado di incidere realmente sui rapporti di forza e sulla redistribuzione della ricchezza. Le “ madamin” di Torino e Roma difendono e rappresentano gli stessi interessi di: Fornero, Giannini, Boschi, Fedeli, Lorenzin, Madia, Gelmini, Bernini, ecc.ecc. Il conflitto di genere non è conflitto di classe. Una donna e un uomo sfruttati saranno sempre espressione della classe subalterna. Dominio e sfruttamento non seguono il genere ma la classe sociale di appartenenza. Il conflitto di genere è solo una costruzione ideologica, funzionale al capitalismo neoliberale, utile a deviare le masse dalla lotta fondamentale contro le disuguaglianze sociali. Le manifestazioni di Roma e Torino mi ricordano le signore dell’alta borghesia cilena che manifestavano contro Allende fornendo l’assist al golpe di Pinochet e quelle più recenti contro Lula e la Roussef. Sia chiaro nè l’ Appendino e nè la Raggi sono paragonabili ad Allende; ma il senso politico delle due manifestazioni e il disprezzo verso le masse popolari che si sono permesse di votare i due sindaci mi hanno fatto tornare alla mente quelle altre manifestazioni. La conferma a questa mia idea viene dai commenti dei media mainstream che mirano ad accreditare l’idea che le piazze di Torino e Roma sono di sinistra perché organizzate da donne omettendo accuratamente la classe sociale d’appartenenza e gli interessi economici che rappresentano. La culturale neoliberale mira a convincere l’opinione pubblica e gli stessi sfruttati che l’unica Sinistra possibile sia quella schierata a difesa del libero mercato e dell’ individualismo. La Sinistra è tale solo se alternativa al Liberalismo. Non si può confondere la libertà dal bisogno, premessa per la realizzazione della persona, con l’esaltazione individualista del Liberalismo. Una tale confusione è un salto indietro nella storia di almeno due secoli. L’attuale mainstream culturale non a caso parla di limitare la Democrazia e il diritto di voto in nome delle competenze. Un tale argomento è proprio del Liberalismo dei ceti dominanti dell’800. Allora si sosteneva che il diritto di elettorato attivo e passivo spettasse solo a coloro che possedevano ricchezza ed istruzione. Ricchezza ed istruzione andavano di pari passo e secondo la vulgata dell’epoca, di nuovo in voga, ricchi e istruiti sono gli unici ad avere competenze e interesse verso la cosa pubblica. Il leit motiv dei manifestanti di Roma e Torino è lo stesso. I ceti sociali dominanti dopo aver trasformato la Democrazia in antisociale, adesso tentano di costruire un sistema politico Neoliberale e antidemocratico. Le organizzatrici delle manifestazioni di Torino e Roma rappresentano gli interessi dei ceti dominanti e sono portatrici di una cultura politica neoliberale antidemocratica ed antisociale. Di fronte a un dato come questo l’unico conflitto possibile è quello di classe contro l’ingiustizia sociale e la diseguaglianza. Altri conflitti sono solo funzionali agli interessi delle classi egemoni.
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