Con la Schlein alla guida del PD si compie il definitivo trapasso degli eredi del vecchio PCI nel campo politico ideologico liberal anglosassone. Non è un caso. L’Italia è il paese europeo più destrutturato nella sua identità politica e culturale, avendo perduto e disperso il patrimonio ereditato dal movimento socialista e comunista del ‘900 e dal cattolicesimo democratico che avevano nutrito una politica attenta alla autonomia politica e culturale nazionale.
Che questo definitivo passaggio si compia con la figura della Schlein, cittadina americana, militante del Partito Democratico americano, fervente obamiana, è altamente simbolico. È la naturale espressione di quella sinistra culturale diritto- civilista, globalista e cosmopolita, organica e funzionale nell’accompagnare l’affermazione dell’egemonia della ideologia liberal a sostegno del globalismo anglosassone. Del resto questo passaggio era già stato preparato dal progressivo scivolamento attuato dalla dirigenza del più grande partito comunista d’ occidente nel campo del neoliberismo angloamericano, che ha raggiunto il suo culmine nel diventare il più fedele alfiere in Italia e in Europa dell’ euro-atlantismo nella guerra ucraina in corso, in concorrenza con i paesi dell’est europeo, non a caso i più apertamente schierati con la NATO.
La bandiera ucraina visibilmente ostentata davanti alla sede del Nazareno e nei seggi elettorali nelle primarie che l’hanno portata alla segreteria del PD, sono un programma identitario che la Schlein eredita e che ne segnerà il mandato. Chi a sinistra in buona fede spera in una svolta a sinistra del nuovo PD si illude. Ci sarà un rafforzamento invece del Partito, già “partito dell’establishment”, nel suo ruolo di ala culturale dello schieramento liberal globalista, che porterà avanti con più forza le tematiche radical-liberali sui diritti civili, sulla superiorità della democrazia liberale nel mondo, di sostegno all’Agenda occidentale nella sua guerra eterna alle “autocrazie” e al “dispotismo orientale” e a tutto ciò che non si adegua alle regole e alle libertà del mercato. E non verrà indebolito il suo sostegno alla guerra della NATO in corso in Ucraina contro la Russia. Pensare il contrario sarebbe da ingenui. Penserei il contrario se si fosse presentata sulla scena politica con un programma che prevedesse la fine del sostegno alla guerra, e una iniziativa sui diritti sociali che partisse ad esempio dalla proposta di referendum contro il job-act e per il ripristino dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e da una opposizione all’autonomia differenziata delle regioni del Nord. Non ne ha fatto cenno e presumo che non lo farà ora.
Il PD si ripresenta così sulla scena politica con la Schlein, ripulito della mediazione della sua vecchia classe dirigente ereditata dal PCI e dalla DC, e si affida definitivamente ad una nuova dirigenza estranea alla sua storia e senza più gli antichi complessi ereditari, sciolto e libero dai vecchi vincoli, e che potrà navigare liberamente in acque liquide sospinto dal vento del “progresso”, il vento dell’Occidente, incurante delle macerie e delle vittime provocate dalle sue tempeste.