Il buon Giuliano Amato su Repubblica ci dà una “notiziona”, si fa per dire: fu un missile francese ad affondare 42 anni fa il DC9 Itavia ad Ustica e la NATO coprì il massacro col silenzio, per “ragione di Stati”, sempre quelli della NATO. Ora Macron, secondo il dottor Sottile, per redimere la Francia da quel peccato deve confessare il delitto e chiedere scusa all’Italia, quell’Italia che ha sempre saputo, taciuto e fatto tacere, sempre per ragione di Stato. Troppo comodo. Non si chiude un caso criminale con qualche preghiera e un te absolvo. Sul banco degli accusati devono salire tutti i responsabili del complotto terroristico che voleva ammazzare un capo di Stato e non solo chi ha sbagliato la mira, abbattendo per errore un aereo civile. È il sistema criminale della NATO che va condannato, non solo la Francia. Ma la denuncia tardiva di Amato appare subdola e forse contiene un messaggio in codice, un ricatto che spiegherebbe la possibile ragione di questa uscita in questo momento.
La NATO è in crisi per la sciagurata guerra scatenata in Ucraina contro la Russia. Una guerra che non può vincere, ma che può perdere, a meno di scatenare l’inferno nucleare. L’Europa franco- tedesca non può reggere un conflitto prolungato contro la Russia, che logorerebbe la loro già indebolita economia e la coesione sociale interna. Il rischio è la destabilizzazione della vecchia Europa carolingia, destinata al ruolo di provincia periferica del rinnovato impero anglosassone che sta assorbendo nella sua sfera la vecchia Europa orientale guerrafondaia e russofoba, e quella mediterranea, a partire dall’Italia, depurata dai residui sovranismi della Giovanna d’Arco nostrana, pentita e convertita con l’olio santo purificante all’ortodossia globalista. Per evitare il rischio dell’implosione della NATO come conseguenza della disintegrazione della vecchia Europa franco-tedesca, diventetebbe così necessario estirpare i residui di “sovranismo” in Europa, che permangono nelle velleità di grandeur della Francia, che non si rassegna al destino cinico e baro che le viene riservato. E scalpita. Ambiguamente. Da una parte confermando la sua fedeltà antirussa in Europa solidarizzando con Zelensky, dall’altra civettando con la Cina per assucurarsi spazi di manovra alternativi in presenza della crisi del progetto europeo franco-tedesco. Ammicca anche ai BRICS chiedendo di essere invitata al recente summit in Sudafrica. Atti che fanno sicuramente rivoltare lo stomaco agli ambienti atlantisti. Ma la evidenza del fallimento francese e del suo tentativo di crearsi uno spazio geopolitico autonomo, salvandosi dal disastro europeo, la stiamo osservando nel cortile neocoloniale africano, dove è rimasta isolata e accerchiata dal risorgimento anticoloniale e patriottico africano sostenuto dal nuovo attivismo russo-cinese, nonché dal suo partner a stelle e strisce, che si guarda bene dal venire in soccorso del traballante alleato e si defila da qualsiasi sostegno. L’uscita di Amato su un giornale filo-atlantico come Repubblica, alla luce di queste considerazioni, può voler significare per la Francia: solidarietà Atlantica come unico spazio geopolitico o suo completo isolamento, e adieu ad ogni sogno di novella grandeur. E lui sarebbe il postino.
La rendita politica, non meritata, ereditata dalla fine della seconda guerra mondiale si è esaurita anche per la Francia. Il sogno di De Gaulle di una Francia sovrana politicamente e con un autonomo arsenale nucleare, senza ingerenze anglosassoni e senza la NATO, con un’Europa unita dall’Atlantico agli Urali, è stato consumato e bruciato dai suoi eredi. Il progetto “presuntuoso” di una Europa franco-tedesca è naufragato nella guerra ucraina, mentre la risorsa coloniale è alla fine. C’è poco da scegliere. Il suo destino sembra segnato. A meno ché..! Ma ci vorrebbe un nuovo De Gaulle…per la Francia e per l’Europa.
Fonte foto: Palermo Today (da Google)