Il papa da Fazio nella trasmissione Che tempo che fa conferma la sua alleanza con i poteri forti, il suo traghettare la chiesa nella globalizzazione e renderla organica al capitale. Al confronto con teologi dissenzienti predilige il dialogo col mondo laicista e ateo del PD. L’operazione di marketing papale ha il suo prezzo, in primis dinanzi alla domanda sul dolore dei bambini tergiversa, per poi affermare che non sa il perché della sofferenza degli innocenti, ma Dio è amore, e lui “cerca” d’amare Dio. Risposta banale, nulla a livello teologico, ma molto in linea con l’ateismo attuale. La sofferenza è un mistero, ma in ogni sofferente è presente Cristo, inoltre se il dolore è letto con le categorie dello spazio-tempo fenomenico è insensato e irrazionale, ma se il tempo mondano si integra con il tempo sovratemporale assume un altro significato: la giustizia e la razionalità per un credente sono nella consapevolezza che il tempo mondano è una parte e non tutto. Il paradiso è per gli innocenti, e dunque il dolore incomprensibile ritrova la sua razionalità e la sua giustizia nell’eterno. Sembra che la chiesa trovi imbarazzo a parlarne con franchezza, forse, perché teme scientismo e “illuminismo” vincente.
L’ottimismo cristiano dinanzi al dolore affonda le radici nelle ragioni non razionali della fede. La risposta del Papa è stata al limite dell’agnostico e dell’atea disperazione, ma non da credente. L’offesa alla terra è un suo assillo, ma l’offesa all’ambiente dovrebbe essere spiegata con l’abbandono delle leggi di Dio. Tommaso d’Aquino condanna gli eccessi crematistici, perché negano le leggi di Dio. Il disastro ambientale ha per il credente la causa prima nel rifiuto del Discorso della montagna, nel nichilismo proprietario che offende il corpo di Cristo a cui tutti partecipano. Il semplicismo delle risposte non è progresso, ma mondanizzazione della chiesa che Bergoglio aborre con le parole. Risposte semplici, dunque, l’amore misericordioso quale risposta unica a molteplici problemi è il sintomo dell’irrazionalismo mondano che è stato inoculato nella chiesa. Misericordia per tutti, ma silenzio per milioni di uomini e donne trattati da reietti in Italia, perché non vaccinati. La misericordia dev’essere popolare e interna al politicamente corretto. Da laico resto sorpreso dalla cultura della disperazione che la chiesa ufficiale rischia di rappresentare. Al solito la difesa dei migranti non poteva mancare, i quali notoriamente servono alla globalizzazione e ad abbassare i salari dei lavoratori in una guerra orizzontale e fratricida. Bergoglio si limita all’accoglienza senza conteggiare le implicazioni per i lavoratori e le lavoratrici tralasciando il diritto dei popoli a restare nella propria terra e a lottare contro i colonizzatori. I popoli che lasciano emigrare la loro gioventù non hanno futuro, sono destinati allo sradicamento, ma di tutto questo si tace perchè ai padroni i popoli che, anziché lottare, emigrano, non possono che piacere: la lotta di classe i padroni la stanno vincendo anche con le benedizioni papali. L’uomo della mitezza, il papa della misericordia dice che con il male non si parla, ma un cristiano-cattolico deve confrontarsi con il male per convertirlo; oltretutto lui ha accolto anche la Bonino, la quale è una nota abortista, si deduce che il male con cui non si parla è, forse, la fronda interna alla chiesa nella quale la misericordia della parola sembra essere poco praticata. L’atteggiamento liquido papale non potrà che rafforzare le posizioni dei tradizionalisti, i quali propongono un’identità certa ad una moltitudine alla ricerca di “pensiero forte” e non di un informe adattamento ai tempi. In ultimo ha sorpreso un papa che da piccolo voleva fare il macellaio per i soldi (ciò avrà suscitato orrore in non pochi) e dopo il chimico, insomma che vuol presentarsi come un uomo qualunque senza clericalismo, o meglio rigidità, per essere parte integrante del mondo globalizzato e glebalizzato. Mondo senza dialettica e differenza nel quale gli esseri umani sono tutti simili nella mediocrità dei sogni e della mitezza. Il luogo dell’intervista non è secondario, è la dimostrazione che la società dello spettacolo è la totalità in cui siamo, il Papa è in vetrina, è il papato della decadenza, dietro la mitezza naturalmente vi è poco o nulla, solo la solita palude in cui tutto affonda inesorabile.
Fonte foto: Il Giornale (da Google)