Pochi giorni fa si sono concluse le kermesse che hanno visto protagonisti i leader politici di quasi tutti i Paesi del globo, riunitisi in parte dapprima a Roma e poi tutti a Glasgow. L’ordine del giorno soprattutto della seconda assemblea, ma anche della prima, prevedeva un serrato confronto su una delle problematiche più scottanti a livello planetario, il riscaldamento globale. I supporter del PIL uber alles a Roma al termine dei lavori hanno relazionato di fronte alle telecamere e ai giornalisti sui risultati raggiunti, sbandierando concreti passi in avanti nella riduzione delle emissioni di gas serra, che però nessuno, a parte i loro sostenitori, ha ben compreso. In ogni caso sono poi volati con i loro entourage a Glasgow, dove hanno partecipato al secondo ritrovo, questa volta non elitario ma di massa. Nella città scozzese i lavori sono proseguiti piuttosto soporiferi, fino a quando in zona cesarini statunitensi e cinesi hanno tirato fuori l’asso nella manica, siglando un accordo storico sulla riduzione del consumo di carbone, notizia rilanciata in pompa magna dai media di tutto il pianeta. Il tutto andrà a regime gradualmente, quindi mai, ma tra gli applausi dei portaborse e dei giornalisti al seguito, tutti gli opinionisti del circo mediatico si sono dichiarati soddisfatti. E questo può al momento bastare, in attesa del prossimo protocollo. Si è dissociata però l’India tra il dispiacere generale: come l’Occidente possa chiedere a Paesi in cui una parte consistente della popolazione non ha accesso all’energia elettrica domestica di privarsi di una possibilità di miglioramento delle proprie condizioni di vita non fa ridere, anzi.
Il biondo scapigliato inglese come padrone di casa si è poi prodigato nel persuadere le televisioni di mezzo mondo sui grandi obiettivi raggiunti, così come l’ex presidente della BCE aveva fatto pochi giorni prima in Italia, ma senza convincere la ragazzina svedese, fustigatrice dei leader mondiali, che può comunque stare tranquilla: i leader nullafacenti le consentiranno di guidare a lungo la protesta adolescenziale, dedicandosi al contempo anche alla collezione di smartphone.
Alla fine della fiera un uomo della strada si pone però alcune domande:
ma non si potevano riunire in modalità on line in tempi di pandemia? Avrebbero certamente evitato di contribuire pesantemente a quel riscaldamento globale che affermano di voler combattere; o al limite, non potevano direttamente incontrarsi tutti a Glasgow?
In ogni caso in Italia i saluti finali e gli ultimi grandi proponimenti da Glasgow sono stati in parte oscurati, o almeno relegati a seconda notizia, da un triste evento “sportivo”: il ritiro dall’agonismo del famoso dottore, tale Valentino Rossi.
Come una competizione i cui partecipanti concorrono con mezzi dalle potenzialità totalmente diverse possa essere considerata uno sport a tutti gli effetti è uno dei misteri della fede; sarebbe un po’ come se al Giro d’Italia alcuni gareggiassero con una graziella altri con una pinarello: la cosa assomiglierebbe alle pari opportunità che piacciono alle femministe. Certo, ci sarebbe da aggiungere qualcosina anche sulla funzione diseducativa che l’acritica celebrazione della velocità, impennate incluse, comporta ( oggi è la giornata delle vittime della strada, ma ovviamente non ne ha parlato nessuno), ma andiamo oltre, e giungiamo all’ultima domanda dell’incompetente: Valentino Rossi, magari a sua insaputa, è o non è uno dei grandi testimonial del riscaldamento globale in quanto idolo delle sgasate?
In questo scenario poco rassicurante, l’uomo della strada ha comunque la possibilità di guardare con fiducia all’avvenire grazie all’Agenda 2030 dell’ONU: non chiede e ottiene forse più donne al potere? Allora siamo a cavallo, è il caso di scrivere.
Lo sfogo demagogico si chiude qui. Grazie e buon consumismo a tutti.
Fonte foto: Dire (da Google)