Elly Schlein è stata eletta nuovo Segretario del PD. Il giudizio sul suo operato non potrà che essere dato a fine mandato, ora è prematuro qualsiasi giudizio. Vi sono, comunque, dei dubbi che serpeggiano e che non possono essere taciuti. Dubbi e domande in politica, come nel quotidiano, non sono “armi retoriche”, ma strumenti concettuali per capire le condizioni di partenza dalle quali effettuare ipotesi, le quali possono essere sempre smentite. La speranza, ultima dea a morire, si nutre dell’imprevedibile e dell’impossibilità di essere “profeti”.
Il primo dato è che la Schlein è lontana per nascita dai ceti popolari, è cosmopolita di origine, ha triplice cittadinanza: statunitense, svizzera e italiana. Se ci si accosta alla sua biografia e formazione, è sideralmente lontana dalla normale durezza del quotidiano dei ceti popolari. Ciò non è una colpa, è una condizione che sicuramente condiziona, ma non determina opinioni e azioni. Resta un fatto rilevante. Il nuovo segretario è parte di un mondo distante dalla quotidiana lotta per la sopravvivenza a cui sono sottoposti i normali cittadini della Repubblica. Il PD è ormai il partito dei benestanti liberal, che venerano il progresso e la globalizzazione in modo dogmatico, anche questo è un dato di fatto inaggirabile. I diritti individuali hanno preso il posto dei diritti sociali. Elly Schlein durante la sua campagna elettorale ha cercato di riportare al centro il lavoro umiliato e precarizzato e la scuola pubblica. Vorrebbe essere, nelle intenzioni, colei che ricuce lo strappo con i ceti popolari. Ancora una volta sorgono ragionevoli dubbi. Il PD ha precarizzato e liberalizzato quanto e più delle destre, per cui il partito che ha causato tanta sofferenza e tanto precariato, al punto che oggi lavorare in Italia significa molto spesso essere poveri, ha al suo interno la forza etica e politica per invertire la tendenza? Le intenzioni migliori possono soccombere, se i contesti sono inadeguati.
L’acclamazione con cui la sua elezione è stata accolta dai giornali del mainstream non può che indurci in sospetto. Come spesso accade, un dubbio ne porta un altro: il nuovo segretario del PD cosa conosce della realtà di un precario, cosa sa della scuola ridotta ad azienda, come la sanità e ogni spazio pubblico, nella quale gli alunni sono estranei alla loro cultura nazionale e coltivano solo competizione e competenze da vendere sul mercato. La scuola-azienda addestra al mercato, e giudica, ormai, secondaria la formazione globale della persona. Il dubbio è lecito, se si considera la sua vicinanza agli ambienti liberal fortemente globalisti e poco inclini alla difesa delle identità e degli interessi nazionali.
Per contenere la precarizzazione della vita e del lavoro è necessario porre un limite alla globalizzazione oligarchica, mi chiedo e tanti si chiedono, se riuscirà a difendere gli interessi nazionali e con essi quelli dei lavoratori cannibalizzati dalla competizione globale. Di sottofondo c’è il problema dei migranti, già Marx constatava che le migrazioni di massa servono alle classi dirigenti per abbassare i salari. Sarà capace di opporsi ai dogmi della globalizzazione e specialmente le permetteranno di mettere in discussione il cammino tracciato da enti e istituzioni fuori del confine nazionale?
Non una parola è stata detta per mettere in discussione l’organicità della nazione alla NATO. Le guerre drenano risorse dal pubblico verso le guerre. Pertanto riportare al centro “il pubblico” dovrebbe significare una rilevante distanza dalle politiche della NATO, e un riportare i principi costituzionali al centro dell’agire politico, ma di questo poco o nulla si è detto durante la campagna per nominare il segretario, o quanto meno non è stata data rilevanza dall’informazione, se il nuovo segretario si è espresso. Non una parola chiara sui mezzi e sui programmi per risolvere le ingiustizie sociali. In ultimo spesso il nuovo segretario del PD ha affermato che maternità ed essere donne non coincidono, e questo è pur vero, ma un uomo o una donna adulti sono, a prescindere che abbiano generato, padri e madri, in quanto essere adulto non significa occupare lo spazio pubblico con la propria narcisistica soggettività, ma avere cura delle nuove generazioni, donare loro un’identità comunitaria, nazionale e linguistica che li possa far sentire parte della grande internazionale dei popoli dove ci si incontra con identità disponibili allo scambio di concetti e contenuti. In un mondo anonimo nel quale l’autorità paterna e materna sono stati sostituiti dal mercato eticamente neutro, abbiamo bisogno di padri e di madri e non di individui astratti. Questa è l’urgenza del presente, i nostri giovani sono senza lavoro e senza volto e ciò impedisce loro di progettare e di sentire la responsabilità verso la comunità. Malgrado i dubbi, i quali sono solo domande che avranno risposte con l’azione di Elly Schlein, le auguriamo un buon lavoro e una buona opposizione. Siamo disponibili a ricevere sorprese in un momento buio della nostra storia nel quale destra e sinistra sono interscambiabili.
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